La situazione che si sta sviluppando nell’Argentina che il 19 novembre sarà chiamata a eleggere il suo nuovo Presidente si fa ogni giorno più catastrofica e ormai è stato superato il limite del baratro fin qui toccato: come abbiamo già commentato, le difficoltà di approvvigionamento di combustibile, di medicinali e componenti mediche sta ormai diventando sempre più costante. Se a ciò uniamo che spesso nei supermercati si trovano prodotti, alimentari e non, monomarca e che è in corso un regime che regola le quantità massime acquistabili, direi proprio, come sottolineano ormai diversi canali di informazione del Paese, che il passo verso l’Argenzuela da noi purtroppo anticipata è brevissimo.



Ci sono delle novità anche dal punto di vista elettorale, perché purtroppo si stanno scoprendo brogli che riguardano i risultati dell’ultima tornata di voto: sia attraverso la falsificazione di schede che di urne piene di voti ma che poi si scoprono appartenenti a un solo partito ma pure di intere sezioni dove un singolo movimento politico ha ottenuto, pure in questo caso, la totalità dei suffragi. Per questa ragione, e anche per il ripetersi di queste irregolarità su vasta scala, in tutto il Paese si sono svolte manifestazioni di protesta soprattutto contro la mancanza di controlli effettivi, che hanno avuto una partecipazione spesso massiccia di persone, ma che, inspiegabilmente, non sono state minimamente pubblicizzate a livello mediatico.



L’unione di tutti questi fatti, realmente accaduti, porta a una domanda che, specie in America Latina, da circa un decennio ci si pone sulla regolarità dei vari suffragi elettorali. Per questo motivo l’opposizione all’attuale Governo perokirchnerista ha formalmente richiesto la presenza di osservatori internazionali per vigilare su un voto la cui regolarità ormai è messa in dubbio da molti.

Ciò spinge a un’analisi ancora più profonda su chi stia o abbia manovrato, in tutto il Continente sia ben chiaro, questo fenomeno che, come i nostri lettori già sanno (e in un contesto totalmente differente sia chiaro) ha investito pure il voto italiano all’estero che però, occorre scriverlo, ha usato mezzi molto più comici (dalle false schede elettorali intestate a una “Camera dei Diputati”, con una pessima traduzione della nostra lingua in forma spagnoleggiante, alle schede votate da persone ormai defunte da anni) per assumere contorni molto più seri nelle votazioni presidenziali dei diversi Paesi sudamericani.



Come sappiamo, già molte prove di frodi elettorali, peraltro poi mai sentenziate giuridicamente, hanno investito sia le elezioni brasiliane che in Colombia, Perù e Cile e ora tocca all’Argentina e, stranamente ma non troppo, in tutti i Paesi appena elencati si sono verificati successi di misura dei fronti populisti.

Più in là del fatto che la gestione del voto, ormai informatico, sia stata affidata a una società venezuelana, la Smarmatic, cosa che ha sollevato parecchi dubbi, la questione riguarda anche, secondo molti osservatori, l’influenza delle organizzazioni criminali e del narcotraffico su suffragi che spesso vengono vinti da gruppi politici che poi realizzano non solo depenalizzazioni di vari reati: attraverso la caduta in povertà di strati sempre più vasti delle popolazioni, si ottiene un aumento della criminalità che però viene combattuta da forze dell’ordine spesso senza molti poteri per contrastare il fenomeno.

Da registrare che nei quartieri più poveri delle varie città ormai vaste zone sono sotto il diretto controllo di queste mafie criminali, come abbiamo descritto in altri articoli. È quindi auspicabile che il fatidico 19 novembre argentino possa viversi con un suffragio scevro da qualsiasi dubbio e che, attraverso controlli quanto mai richiesti da un ampio fronte sia politico che popolare e soprattutto con un’informazione attenta a seguire con professionalità giornalistica l’evento, questo Paese possa finalmente vivere una giornata di vera democrazia che, ci auguriamo, lo porti verso un cammino in grado di farlo uscire dallo tsunami sia economico che sociale che sta attraversando.

Purtroppo, come abbiamo visto anche in altri articoli dedicati, ci sono variabili forti in grado di influenzare il voto, la più grande e visibile delle quali è il classico voto di “scambio”, pericolo che incombe in una società dove più della metà della popolazione vive di diverse forme di sussidio statale, ma è essenziale rompere questo cerchio dato che, come scriviamo da anni, il populismo ama tanto i poveri da moltiplicarli.

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