E così dopo essere stato arrestato tre mesi fa a Buenos Aires dopo la revoca dello status di rifugiato, l’ex terrorista BR italiano Leonardo Bertulazzi ha riacquistato la libertà. Questo perché per la Cassazione argentina il provvedimento preso dalle autorità non può essere considerato definitivo prima della definizione del ricorso presentato dai suoi legali, nonostante la pronuncia delle Corti sia di primo che di secondo grado piene di affermazioni definite “dogmatiche” dalla Cassazione stessa. Ecco che, come si poteva facilmente prevedere, la questione si pospone a tempi che, possiamo immaginare, sicuramente non saranno brevi.



Ricordiamo che Bertulazzi ha fatto parte per anni della colonna Genovese delle BR e avuto un ruolo importante nel sequestro di Pietro Costa, membro della storica famiglia di armatori Genovesi, per il quale venne chiesto un riscatto di un miliardo di lire. Venne successivamente liberato sulla salita Bersezio a Rivarolo e trovato legato con catene e lucchetti da una donna che era uscita a passeggiare con il suo cane.



Il brigatista fuggì in Argentina e il 7 ottobre del 2004 dichiarato rifugiato politico perché condannato in contumacia: fino al momento dell’arresto avvenuto contemporaneamente alla decadenza del provvedimento preso dalle autorità argentine dell’epoca.

Dobbiamo ricordare che il triste periodo del terrorismo in Argentina, che portò il Paese al colpo di Stato militare del 1976, venne successivamente sentenziato una volta ritornata la democrazia nel Paese, ma prima un’amnistia generale venne applicata dal Governo del peronista Carlos Saul Menem sia nei confronti dei militari che dei terroristi che si erano macchiati di ben 1.084 omicidi (i militari di oltre 8300 desaparecidos) nel 1989, poi successivamente il Governo di Nestor Kirchner nel 2005 decretò l’abrogazione dell’amnistia ai militari, applicandola però ai terroristi che da quel momento tornarono in libertà.



Il fatto è che gli autori di oltre 12.000 attentati che tra il 1969 e il 1975 costarono la vita a molte persone, ne ferirono 17.000 e lanciarono 4.000 bombe, mettendo l’Argentina in una vera e propria guerra civile, nel frattempo vennero messi sul carro del potere di una “sinistra” come merce di scambio, unita ad altre manovre politiche, da parte di un Presidente che era stato eletto solo con il 21% dei voti e che di conseguenza si trovava senza una maggioranza nel Paese.

Lo scambio si realizzò anche a livello ideologico: e così un Presidente che nel corso della sua carriera sia di avvocato che di Governatore della Provincia di Santa Cruz, in Patagonia, aveva costruito una strettissima alleanza con il potere militare, cambiò radicalmente e da quel giorno i terroristi si trasformarono nella “gioventù meravigliosa” che venne propagandata anche nelle scuole come esempio di lotta contro la dittatura. Falsando quindi completamente la storia, visto che furono proprio le attività terroristiche a provocare la situazione che portò al colpo di Stato del 1976.

Il kirchnerismo, fino alle elezioni dello scorso anno che hanno visto la vittoria del liberista Javier Milei, ha da sempre propagandato questa versione e oltretutto nel corso del tempo, instaurato un potere decisamente forte nella giustizia del Paese e anche la sentenza sul caso Bertulazzi, secondo molti osservatori, è stata resa possibile da giudici di una Cassazione ancora legata politicamente al kirchnerismo.

Difatti quanto dettato nella sentenza attuale, ha provocato una problematica istituzionale molto profonda, visto che proprio l’arresto di Bertulazzi, il 29 agosto scorso, era stato preceduto da un cambio radicale a livello governativo nei confronti degli ex terroristi, in pratica abolendo tutte le protezioni di cui godevano e promuovendo pure la riapertura dei processi nei loro confronti, decisione presa dalla Vicepresidente Victoria Villaruel.

Ora bisognerà vedere come verrà portato avanti il programma, visto che l’attrito tra la Vice e il Presidente Milei è scoppiato in maniera definitiva e lo strappo non sembra di facile soluzione, ritardando ancora di più il provvedimento.

È chiaro che anche tutta la questione dell’ex BR rientra in questo tema ed è facile prevedere che, se si avranno segnali importanti per la sua estradizione, la questione, come nel caso del suo ex “collega” Battisti in Brasile, potrebbe avere sviluppi inattesi fino a oggi.

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