Ancora non si erano spenti gli echi della importante riunione tra l’Ue e la Celac (l’organizzazione che riunisce gli Stati latinoamericani e dei Caraibi) che già scoppiava il primo caso diplomatico con la Gran Bretagna che sporgeva un reclamo per il comunicato nel quale la Ue riconosce di fatto le posizioni dell’Argentina nell’annosa questione delle Falkland-Malvinas, attualmente sotto il dominio inglese ma delle quali è risaputo, anche per gli echi della guerra del 1982, che l’Argentina le ritiene parte del suo territorio.
Questo cambio di visione della problematica, anche se ufficialmente smentito, a seguito del reclamo inglese, dal portavoce dell’Alto Commissario per la Politica estera, Peter Stano, riflette quelle che, alla fine, sono state le conclusioni da noi tracciate sull’esito politico della sessione della settimana scorsa: una rotazione a 180 gradi delle politiche Ue nei confronti di questa importante area del Sud del mondo dovuta all’estrema necessità che il Vecchio continente ha di rimediare al grosso errore di legarsi alla Russia per i suoi approvvigionamenti energetici.
Grande entusiasmo, ovviamente in Argentina, per un comunicato nel quale, citando le problematiche dell’Arcipelago conteso, l’Ue ha per la prima volta usato il termine Malvinas, che Buenos Aires ha interpretato come un allineamento Ue alle sue posizioni.
Le Falkland-Malvinas, arcipelago che sorge nel Sud dell’Oceano Atlantico, avevano una importanza strategica notevole per la Gran Bretagna, dato che la loro posizione controlla in pratica il traffico commerciale e non di quella importantissima zona: però l’avvento dei sistemi satellitari ha di fatto azzerato questa caratteristica, facendone tuttavia emergere due di straordinaria importanza economica, visto che le isole sono in pratica circondate da giacimenti di petrolio e che la zona ha anche assunto un ruolo di prim’ordine nella pesca.
Per queste ragioni la Gran Bretagna le considera parte dei suoi domini, adducendo il fatto che è la nazione che le ha occupate storicamente per un tempo più lungo, mentre l’Argentina sostiene, a ragione, che esse sono legate al suo territorio dalla piattaforma sottomarina.
La questione si dibatte, come sappiamo, ormai da anni, ma l’importanza di un intervento, seppur limitato alla denominazione, dell’Ue sulla questione sta riaprendo la speranza argentina di un appoggio europeo delle sue richieste all’Onu.
Ma ovviamente questi improvvisi cambi di posizione si devono sopratutto a una ragione più concreta: secondo un pre-accordo siglato nel corso della riunione di Bruxelles, l’Argentina si trasformerebbe in uno dei principali fornitori di gas liquido dell’Ue, almeno fino al 2050, anno nel quale si pensa che raggiunga il suo obiettivo di neutralità climatica.
Quello appena spiegato altro non è che uno dei tanti punti che, nel loro insieme, stanno creando, se realizzati, una certa importante dipendenza energetica dell’Europa dall’America Latina, visto che altri accordi del genere sono stati raggiunti: viene da chiedersi, però, se poi, alla fine, questo significherà anche, come accaduto con il preludio sulla questione Falkland-Malvinas, una sudditanza europea nei confronti dell’America Latina pure da un punto di vista politico-diplomatico.
Il fatto fa sorgere un grosso dubbio, anche perché, lo abbiamo visto, il panorama politico sudamericano è quanto mai in evoluzione continua tra opposti estremi, quali il populismo che finora ha dominato molte nazioni (e continua a farlo) e i successi di Governi liberali che, con ogni probabilità, includeranno l’Argentina fin dal prossimo ottobre.
Ci troviamo di fronte al fatto che, per mero calcolo energetico, la politica europea, tutta protesa verso una discutibile conversione verde in tempi troppo brevi per essere veri, alla fine farà buon viso a cattive politiche che minano due dei suoi valori finora più importanti, quali libertà e democrazia.
A questo punto la data del 2024 dove nell’Ue, visti gli immensi problemi della coalizione pseudo progressista radical-chic che distingue la sua attuale maggioranza, le elezioni che si terranno sanciranno probabilmente dei cambiamenti anche negli orientamenti politici Ue nel mondo: di fatto è molto probabile un trionfo della destra conservatrice (e non) in molti Paesi, cosa che orienterà sicuramente la prossima Commissione.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI