Mentre giovedì scorso il Senato argentino ha respinto al mittente l’approvazione dei Dnu presidenziali anche con il tradimento da parte di esponenti del Governo, provocando una frattura importante, ma allo stesso tempo una lontananza verso la tragica situazione del Paese ai quali i Decreti fornivano una soluzione, nella Provincia di Santa Fe e nella sua capitale Rosario esplodeva la furia delle bande narco che, dopo i provvedimenti (ispirati al 41 bis italiano), che hanno ristretto in maniera notevole le libertà dei prigionieri più pericolosi all’interno delle carceri, operavano un piano di vendetta basato su omicidi di cittadini presi a caso e uccisi nel corso delle loro attività lavorative.
La situazione ha raggiunto una pericolosità estrema ed equipara l’Argentina ad altri Paesi latinoamericani sottoposti al narcoterrorismo da anni.
La questione è figlia purtroppo di una situazione di potere legata anche a una politica corrotta e basicamente finanziata dai vari cartelli che dagli anni della presa di potere in Colombia da parte del capo dei narcos di quel Paese, Pablo Escobar, ha in pratica rivelato le profonde connessioni che hanno portato politici e partiti appartenenti al populismo a vincere le elezioni con il potente aiuto, sia economico che di voto manovrato specie delle frange più povere, della criminalità.
È da anni che la regione di Santa Fe, situata in una zona strategicamente importantissima per i traffici sia di droga che di esseri umani,, registra una violenza senza pari, ma è la prima volta che le vittime di questa vera a propria guerra si registrano al di fuori delle classiche lotte tra bande per impossessarsi del potere.
Il messaggio a Milei è molto forte e costituisce l’inizio di una guerra della quale non si possono dare i tempi di una soluzione, anche se è abbastanza chiaro che la rivolta attuale mira, in coincidenza con i fatti sopra commentati, a dare una spinta finale a un Governo che “minaccia” di cambiare veramente le cose e di tentare di portare l’Argentina la di fuori della tragica situazione attuale.
Si sta in pratica ripetendo quanto accaduto in Ecuador, dove un potere politico di segno opposto al populismo aveva vinto le elezioni: Bolivia, Colombia,Cile, Brasile, Perù e ora anche l’Argentina sono strette nella morsa di un potere criminale che ha il suo epicentro nella dittatura venezuelana, vero faro della questione, dove la criminalità ha di fatto, anche attraverso cariche altissime a livello politico, supportato anche finanziariamente un potere che ha condotto il ricchissimo Paese caraibico alla crisi che si protrae da anni con l’avvento del chavismo.
Le prove di questa connivenza si registrano chiaramente da anni e vanno dalle elezioni vinte con appoggi e finanziamenti della criminalità (Colombia, Bolivia e Brasile) a decisioni apertamente favorevoli ai cartelli prese in Argentina dal kirchnersimo, che nel corso degli anni ha aperto in pratica non solo frontiere (come quella con la Bolivia) dai controlli, ma ha anche liberato quantità di criminali dalle prigioni durante il Covid e, soprattutto, occupando dopo la vittoria alle elezioni del 2019 di Alberto Fernandez, eliminato la sezione di lotta al narcotraffico che era stata organizzata da Patricia Bullrich durante la presidenza Macri e che aveva ottenuto importanti successi. In pratica un liberi tutti che ha riportato l’Argentina al centro dei traffici illeciti.
Ora con l’avvento di Milei e il ritorno di Bullrich al Ministero la lotta è ricominciata e ha subito un’accelerazione dovuta alla situazione attuale: si è inoltre scoperto che le forze dell’ordine preposte alla lotta erano state in pratica sia disarmate che dotate di pochi veicoli, avendo in pratica negli ultimi cinque anni diminuito fortemente la flotta. La speranza è che al più presto si possano riallacciare i rapporti con le polizie europee facenti parte dell’accordo denominato Pacto, stabilito cinque anni fa e che aveva visto la partecipazione pure dell’Antimafia Italiana, ma poi abbandonato, in pratica, dal 2019 dalla nuova Pìpresidenza kirchnerista.
Nel frattempo, anche se l’inflazione è diminuita e il dollaro continua a scendere, la classe dirigente imprenditoriale ha di fatto portato i prezzi a livelli europei, pensando in un dollaro oltre i 2.500 pesos che poi non si è mai realizzato, Tra i Dnu respinti c’è anche quello che prevede la liberalizzazione delle importazioni e la loro detassazione a livelli normali, in modo da provocare un effetto di concorrenza calmierante sul mercato, ma, come si vede, l’alleanza del potere narco con il peronismo e il kirchnerismo sta tentando, lo ripetiamo, di ribaltare l’attuale potere. Fatto che accade ogni qualvolta il peronismo o il kirchnerismo non sono al Governo, cosa che, dopo quasi 70 anni, dovrebbe ormai aver fatto capire agli argentini il concetto di democrazia di questi schieramenti, che hanno portato il Paese ormai al 50% di povertà e in un baratro che si sta cercando di fermare.
L’immagine di gran parte della Provincia di Buenos Aires letteralmente allagata da piogge per mancanza di infrastrutture in grado di far defluire l’acqua, costringendo la gente a nuotare per spostarsi e fuggire dalle proprie case allagate riflette quella di un inferno che, purtroppo, continua a ripetersi da decenni. È il narcosocialismo, miei cari lettori!
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI