Mentre l’intera Argentina seguiva, con una buona dose di panico, le notizie sul coronavirus che i media propongono ogni ora quasi ci si trovasse in Italia (ma finora nessun argentino risulta infettato) ecco che al Congreso de La Nacion, la Camera dei Deputati, è stato commesso un delitto politico che mette in serio pericolo non solo l’Istituzione Repubblicana del Paese, ma anche la sua giustizia, visto che quanto votato minaccia di mettere la parola fine sulla Mani pulite argentina.



Ma andiamo con ordine: giovedì scorso doveva essere approvata una legge che avrebbe automaticamente diminuito gli importi delle pensioni del sistema giuridico e della giustizia, che nel Paese ha sempre goduto di straordinarie condizioni (come altri settori, compreso quello politico) completamente al di fuori di una giustizia sociale che, proprio a causa delle decisioni del Presidente Alberto Fernandez (contraddicendo le proprie promesse elettorali), ha tagliato le pensioni, eccettuando in questo provvedimento le varie classi di privilegiati che hanno continuato a godere dei loro regimi particolari.



La cosa ovviamente ha provocato le logiche proteste di chi ha “goduto” dei tagli pur se in possesso di pensioni normali: fatto che ha provocato l’implementazione, da parte del kirchnerismo, di un progetto di legge per “ristabilire” la giustizia sociale. Peccato che però l’interesse del gruppo politico che per 14 anni ha governato l’Argentina in maniera disastrosa, abbia pensato solo al settore della giustizia. Strano davvero, ma ecco che magicamente appare il perché di questo quasi fanatico insistere sulla questione: 125 giudici, tra i vari impiegati del settore, hanno minacciato le proprie dimissioni immediate per non perdere i loro privilegi, nel caso la manovra fosse passata. Nella quasi totalità dei casi costoro hanno nelle loro mani l’intero carnet legislativo dei processi di corruzione (11 solo nel caso dell’ex Presidente – e ora Vice – Cristina Kirchner) e, visto che il kirchnersimo ha nelle sue mani tutte le attuali cariche della Giustizia dell’attuale Governo, sarebbero rimpiazzati da giudici militanti di fede kirchnerista, con la sicurezza di chiudere una volta per tutte i processi per corruzione che investono i passati Governi di Nestor e Cristina. Un colpo di Stato istituzionale quindi: per questo l’opposizione aveva minacciato e attuato la non presenza al voto, fatto che avrebbe significato l’annullamento dello stesso per mancanza di quorum e di conseguenza la cancellazione del progetto.



Ma, come già accaduto altre volte, per poter raggiungere l’obiettivo il kirchnerismo è ricorso a un espediente ai limiti della legalità: Daniel Scioli era già stato nominato Ambasciatore argentino in Brasile dall’attuale Governo. E oltre alla sua presentazione sotto questo suo nuovo incarico al Presidente Bolsonaro e al Governo brasiliano (che ne aveva accettato la nomina) aveva iniziato a presenziare a varie manifestazioni diplomatiche.

Tanta è stata la sorpresa di tutti quando improvvisamente l’Ambasciatore è apparso in Parlamento sotto le spoglie di deputato: e questo perché ancora non si è dimesso dalla carica a causa delle lungaggini nel sostenere gli esami clinici che, facendo parte dell’iter diplomatico, permettono questo gioco veramente poco etico. Presentatosi oltretutto inneggiando una V di vittoria (in spregio totale all’Istituzione parlamentare) la sua presenza ha permesso il raggiungimento del quorum e il successivo voto ha permesso l’entrata in vigore della legge, visto che l’approvazione al Senato (dove l’opposizione non conta nei numeri) costituisce un mero pro forma.

L’opposizione ha presentato una denuncia penale e sta cercando di cancellare la sessione fasulla, ma purtroppo, a causa di lungaggini burocratiche, non sarà possibile nel breve tempo annullare il provvedimento. Certo è che, oltre al danno, si è assistito anche alla beffa, visto che il DepuAmbasciatore, rispondendo alle domande della stampa, non ha saputo spiegare nemmeno una parola della legge che aveva appena votato.

Ora si apre quello che i lettori del Sussidiario già conoscono e il fatto occorso giovedì costituisce l’ennesima prova di come in Argentina la parola Repubblica sia diventata un mero eufemismo: difatti è ormai assodato che, dopo la fuga di 125 giudici verso la pensione prima che il provvedimento diventi esecutivo, l’attuale Governo ha in mano la carta per dissolvere nel nulla tutti i processi di corruzione contro il kirchnerismo in corso. Con buona pace di un Presidente che aveva promesso il raggiungimento di una Giustizia Indipendente dai poteri: la strada verso la “venezuelazzizione” dell’Argentina è ormai aperta.