Mentre il Presidente dell’Argentina si trovava a Tel- Aviv, sua prima visita ufficiale, nel Congreso di Buenos Aires il Parlamento, che solo pochi giorni prima aveva approvato la sua Legge “omnibus” (un pacchetto di oltre 600 – poi ridotti a circa 300 – decreti che in pratica riassumevano le sue proposte fatte in campagna elettorale) nell’affrontare il voto punto per punto, che di solito non modifica quello principale, ha provveduto a bocciare molti articoli, al punto tale che Milei ha deciso alla fine di ritirare l’intero provvedimento



La cosa scandalosa è che anche gruppi politici alleati dell’attuale Governo hanno in pratica tradito il Presidente, votando contro, e provocando una vera crisi a soli due mesi dall’investitura. Il fatto è di per sé gravissimo, anche perché i decreti bocciati riguardano principalmente tagli su fondi previsionali, delle vere e proprie casse dalle quali le varie province attingono capitali spesso sprecati o utilizzati per finanziare operazioni alquanto sospette e senza controlli.



Insomma: la casta tanto denunciata da Milei ha reagito in maniera contundente, anche se, lo ripetiamo, sorprende come nel gruppo ci siano alleati. Ma ora cosa potrà essere fatto per portare avanti il programma di cambi epocali promesso dal nuovo leader?

Bisogna dire che già lo scorso dicembre il Presidente aveva previsto tutto quanto, descrivendo il fatto ora commentato con grande precisione, e rivelando che non si sarebbe minimamente scomposto: ma invece di ricominciare il cammino dall’inizio avrebbe optato per un referendum popolare sulla questione, adducendo come la decisione di alcuni Governatori avesse mutato la volontà popolare di quel cambio da lui promesso e messo in atto fin dal primo giorno della sua elezione.



I problemi però sono due e molto connessi: a parte la fiducia in alcune componenti che ufficialmente dovrebbero stare dalla sua parte, il fattore più importante del mega provvedimento è la velocità di esecuzione, sia perché prima si comincia e prima si vedono i risultati e poi perché riportare la questione agli inizi od organizzare un voto popolare costituirebbero una ulteriore ritardo in un progetto che si ritiene vitale per il bene del Paese.

Forse far ritornare le bocce al punto di partenza si può di fatto considerare un errore politico abbastanza serio, anche se crediamo che Milei stia organizzando qualcosa per vedere di contrastare gli effetti di quanto accaduto: si parla sempre più insistentemente di un prossimo incontro con il leader del Pro Mauricio Macri con il tema di poter finalmente includere il movimento “Libertad que avanza” nel partito dell’ex Presidente. Ciò indubbiamente costituirebbe la nascita di un blocco che potrebbe perorare la causa in corso e costituire un punto fermo molto forte per il futuro di questo mandato presidenziale.

In un comunicato emesso sabato durante il suo soggiorno romano, Milei ha dichiarato: “Il Governo nazionale si è assunto la responsabilità di risolvere tre problemi fondamentali che affliggono il nostro Paese: l’inflazione, l’insicurezza e i privilegi dei politici. Siamo arrivati ​​a proporre un modello diverso da quello impoverente degli ultimi 100 anni. E siamo venuti a farlo per gli argentini.  Con la verità in una mano e la libertà nell’altra. Non siamo venuti qui per continuare a giocare allo stesso gioco impoveritore giocato dai politici di sempre. Non siamo venuti qui per stringere patti fasulli contro gli interessi degli argentini. E non saremo complici del gioco dei soliti parassiti che vivono a spese degli argentini. Il Governo ha inviato un disegno di legge al Congresso nazionale per restituire la libertà agli argentini. Il nostro progetto Paese si riflette in quel disegno di legge. Un Paese libero, dove i cittadini possono vivere la propria vita senza dipendere da un burocrate che chiede una tangente per sbloccare un’importazione. Il Governo non ha bisogno della legge. Gli argentini ne hanno bisogno. E prima o poi lo otterremo. Perché la volontà di pochi convinti è più potente di quella di molti senza principi, né morale. Ciò che è accaduto al Congresso rappresenta perfettamente il problema che stiamo affrontando. Un gruppo di politici che faranno tutto il possibile per mantenere i propri privilegi. La casta. Lo diciamo da quando siamo entrati in politica. Sapevamo cosa sarebbe successo. Ecco perché abbiamo ideato un programma economico per sradicare l’inflazione senza la necessità del Congresso o di coloro che intendono continuare a vivere come dei re a spese dei contribuenti”.

Ora non resta che vedere cosa accadrà al suo rientro in Argentina e anche oggi quando si incontrerà con il Papa in Vaticano: fatto di notevole importanza non solo per stabilire un legame di reciproca fiducia con il Santo Padre, dopo i problemi per le pesanti espressioni usate da Milei nei suoi confronti, che Francesco ha già etichettato come cose che accadono durante le campagne elettorali. Ma anche per iniziare una collaborazione che potrebbe essere molto utile per ristabilire un clima di unità nell’affrontare la gravissima crisi che l’Argentina sta attraversando.

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