Il 16 gennaio del 2015, nel corso di una lunga intervista rilasciata durante la seguitissima trasmissione Argentina “A dos voces” al giornalista Edgardo Alfano, il magistrato Alberto Nisman dichiarò che il lunedì successivo, nel corso di un’audizione presso l’apposita Commissione Parlamentare, avrebbe denunciato la Presidente Cristina Fernandez de Kirchner e il ministro degli Esteri Hector Timerman per aver firmato un accordo con l’Iran al solo scopo di sollevare le responsabilità di questo Paese dall’attentato contro la sede della Mutuale ebraica Amia, che, a causa di un’autobomba, il 18 luglio 1994 provocò la morte di 84 persone e il ferimento di diverse centinaia, costituendo l’attentato più grave nella storia argentina.
Il Nisman di quella intervista, pur se visibilmente emozionato da quanto stava per dichiarare e dalle minacce di morte ricevute, apparve di una decisione unica nelle sue accuse, senza tentennamenti: 48 ore più tardi il suo corpo venne trovato senza vita nel bagno del suo appartamento del residence “Le Park” nel lussuoso quartiere di Puerto Madero a Buenos Aires. Secondo le prime conclusioni si era trattato di un suicidio, anche se molte circostanze (tra le quali l’assenza di polvere da sparo sulle sue mani e il cadavere spostato dalla sua posizione originaria) portavano dritti verso l’omicidio. Le coincidenze difatti quel giorno furono notevoli: in primo luogo, le telecamere di sorveglianza dell’edificio risultarono manomesse e pure la scorta assegnata a Nisman si era allontanata, ma anche un’innumerevole serie di chiamate tra agenti dei servizi segreti argentini e la presenza in loco del responsabile della sicurezza presidenziale Sergio Berni si aggiunsero alla catena di coincidenze altrimenti inspiegabili.
In questi 5 anni intercorsi dal tragico evento le indagini, che in un primo momento erano state condotte con macroscopici errori dal magistrato Viviana Fein, tutte tese a dimostrare la tesi del suicidio, sono state archiviate e riprese molte volte, nonostante le proteste di una società civile scandalizzata attraverso partecipate manifestazioni a ogni anniversario.
L’allora Presidente Cristina Kirchner, oltre ad astenersi da qualsiasi messaggio di cordoglio alla famiglia, sostenne la tesi del suicidio, fino ad arrivare a incrementare le accuse lanciate da tutto l’apparato kirchnerista sulla vita privata di Nisman. Le successive indagini condotte dal magistrato Eduardo Taiano e dal giudice Julian Ercolini, basate su perizie condotte dalla Direzione criminalistica e di studi forensi della Gendarmeria, determinarono la morte del magistrato per omicidio. Inoltre, venne portata avanti la denuncia a cui Nisman stava lavorando accusando Cristina Kirchner di tradimento alla Patria per l’accordo firmato con l’Iran del 2011.
In pratica, anche attraverso l’interessamento dell’allora Presidente Venezuelano Hugo Chávez, l’Argentina proponeva di soprassedere alle accuse di coinvolgimento dell’Iran nell’attentato dell’Amia in cambio di un miglioramento delle relazioni diplomatiche e commerciali tra i due Paesi. Rivelato dal giornalista argentino Pepe Eliaschev, il Memorandum di accordo venne poi confermato, anche se si disse che non diventò mai operativo. Allora perché tante bugie e segretezza in una manovra tanto discussa? Semplice: perché con questo tassello l’Iran, che all’epoca soffriva un embargo nucleare da parte degli Stati Uniti, avrebbe sfruttato le conoscenze nel settore da parte dell’Argentina, un Paese all’avanguardia in questo campo, bypassando l’embargo.
Ma a tutt’oggi nessuno ha pagato il suo debito con la giustizia in tutta questa faccenda, che include l’omicidio Nisman: anzi, con il cambio di Presidenza alla Casa Rosada e l’elezione del peronista Alberto Fernandez alla Presidenza, la contestatissima nuova ministra della Sicurezza, l’antropologa Sabrina Frederic, ha addirittura proposto la revisione delle indagini, incredibilmente sostenuta dal Presidente Fernandez. E qui si aggiungono altri due particolari scandalosi. Il primo riguarda il ffatto che l’interferenza di ambedue questi personaggi politici è proibita dalla Costituzione. Il secondo è invece ancora più inquietante perché lo stesso Alberto Fernandez, quando non era ancora Presidente, aveva sostenuto in più interviste non solo il coinvolgimento di Cristina Kirchner e dei suoi funzionari nel Memorandum e in interferenze nelle indagini, ma addirittura la tesi dell’omicidio del magistrato.
Come in moltissime altre occasioni nell’arco di un solo mese dall’assunzione della carica presidenziale, Fernandez smentisce se stesso con dichiarazioni diametralmente opposte che confermano come l’influenza del kirchnerismo (che occupa con suoi seguaci i Ministeri più importanti) sia notevole e costituisca ormai la chiara minaccia a un ritorno al passato per un Paese che pare non avere un futuro, vista anche la sua disastrosa situazione economica. E con una società che aspetta da 5 anni che si trovi il colpevole dell’omicidio Nisman: anche l’altro giorno, in occasione dell’anniversario, si è svolta un’importante manifestazione che ha coinvolto non solo l’Argentina ma anche le comunità di suoi abitanti sparse per il mondo. Uno dei tanti segnali che il potere politico continua a far finta di non vedere: ma la popolarità dell’attuale Governo sta scemando anche a causa delle promesse fatte, poi mantenute nell’esatto contrario, di un Paese più giusto e solidale.