Quello che si percepisce dai fatti accaduti immediatamente dopo l’inizio del suo mandato è che il merito principale del presidente argentino Javier Milei non è tanto quello di aver vinto le elezioni, quanto l’aver creato un movimento, una figura e soprattutto un messaggio capace di dare il via a un cambiamento culturale non solo in Argentina, ma in tutto il continente latinoamericano.
Certo è un po’ presto per annunciarlo, ma già le sue manovre iniziali hanno provocato un vero e proprio sconquasso nella regione e pure la paura di molti leader populisti che l’esempio argentino, in caso di successo, possa provocare un effetto domino di prospettive per ora non quantificabili. Il fatto è che questa sensazione si percepisce, purtroppo per noi, anche in alcuni Paesi europei e specialmente in un’Italia che, come scriviamo da tempo, si sta argentinizzando nella sua situazione che, sia a livello politico che sociale, ricalca, per ora non completamente, quella di un Paese a noi in parte tanto vicino.
È curioso notare come la stampa mainstream nostrana lo ha perseguitato nel corso dell’intera campagna elettorale e anche dopo, attribuendogli politiche di estrema destra e addirittura ipotizzando una dittatura, lasciando spesso in secondo piano gli aspetti istrionici sui quali era, ed è ancora in parte, attaccabile. Ma anche se Milei si è tolto il vestito da Beppe Grillo indossato da quando ha iniziato a mettersi in politica, continua la persecuzione a suon di interpretazioni fasulle di certe sue decisioni iniziali e attuali.
Abbiamo già parlato non solo delle manovre prospettate dal suo ministro dell’Economia Caputo, ma anche dei ben 340 decreti presidenziali emessi già la prima settimana di lavoro e che mettono in moto un cambiamento radicale di un universo politico, economico e sociale che ha permesso a quella che, fino al 1947, era la terza potenza del mondo anche a livello di riserve auree nelle casse dello Stato, già nel 1953 di non avere in pratica nulla e di iniziare quel tracollo che poi, anche con l’avvento, anzi il ritorno, della democrazia nel 1983 (esattamente un 10 di dicembre), è proseguito fino ad arrivare a portare la nazione non solo a crisi molteplici fatte di default continui, ma anche di tracolli sempre più grandi come l’ultimo. Quello seguito alla disastrosa presidenza di Alberto Fernandez (con la Vicepresidente di fatto con i maggiori poteri: Cristina Fernandez de Kirchner), quella, per intenderci, che doveva riempire i frigoriferi delle famiglie e interrompere l’inflazione: difatti al suo inizio il dollaro veniva cambiato a 40 pesos, ora supera i 1000, anche se dieci giorni fa l’attuale Governo l’ha imposto a 840. E la povertà è salita al 50% con un’indigenza infantile che ha raggiunto il 67%. Bei risultati, non c’è che dire.
La stampa italiana che definisco rispondente al Pensiero Unico Radical-Chic ZTL ha immediatamente parlato non solo di tutta una serie di “scioperi generali” dichiarati nei prossimi mesi dai sindacati legati al peronismo (che si sono ben guardati di proclamarli in questi ultimi 4 anni con una situazione appena descritta), ma anche sbandierando il licenziamento di ben 7.000 dipendenti pubblici, privatizzazioni “selvagge” delle aziende statali e cessioni di terre ai grandi investitori stranieri.
A parte che quest’ultima affermazione è una gigantesca bufala (o fake se preferite), pure le altre sono frutto di una interpretazione totalmente mancante di un’informazione. È da giorni che chi scrive riceve telefonate da persone che lavorano presso i Ministeri, dove pare che da quando si è instaurato il nuovo presidente risulti impossibile trovare sedie nei vari uffici: ma non solo, pure scrivanie e insomma strutture utili al lavoro.
No, non c’è stato un furto di massa di suppellettili, bensì una presenza totale del personale, dovuto alla semplice ragione che, da un giorno all’altro, non solo si sono presentati sul luogo di lavoro migliaia di persone che negli ultimi 4 anni non si erano fatte minimamente vedere, ma si è pure scoperto che circa 159.919 di loro non solo percepivano uno stipendio senza minimamente apparire, ma ricevevano pure sussidi lavorativi che spendevano in viaggi all’estero con aerei, navi, auto. Insomma, una truffa resa possibile da un sistema che elargiva benefit a persone vicine a partiti o organizzazioni sindacali in cambio del loro appoggio o “militancia”. Da qui, ovviamente la decisione di espellere tutti questi “Noquis” (Gnocchi) dal sistema: in Argentina si definiscono così le persone che provocano queste distonie, perché si presentano solo per percepire lo stipendio che, generalmente, viene elargito l’ultimo giovedì del mese, giornata che gastronomicamente prevede abbuffate di gnocchi.
Tra questi si registrano pure coloro i quali (i famosi 7.000), per decreto, sono stati inseriti tra gli impiegati dello Stato dall’ex presidente Alberto Fernandez quest’anno e i cui contratti erano in scadenza… A proposito, proprio l’ex presidente, che predicava di fermare l’emigrazione argentina verso altri Paesi e che imponeva di non far uscire capitali diretti verso conti all’estero e risparmiare in pesos, ora si trova domiciliato in Spagna dove, presso il Banco Santander in quel di Madrid, ha aperto un conto…
Altro particolare non di poco conto, inserito nel decreto difinito “omnibus” perché racchiude gran parte di quelli proposti e che Milei vorrebbe fosse approvato dal Parlamento (come quelli che hanno di fatto creato gli altri presidenti, solo che se lo fa lui si parla di colpo di Stato sulla stampa italiana e non) è quello che prevede che i Parlamentari e tutte le cariche dello Stato provvedano al pagamento dei propri viaggi privati di tasca propria: tanto per fare un esempio l’ex vicepresidente Cristina Kirchner raggiungeva la sua residenza nella patagonica Regione di Santa Cruz a bordo sia dell’aereo presidenziale (quando era in carica) che di aerei privati appartenenti all’impresa petrolifera YPF che, sotto il suo mandato, venne ristatalizzata e che oggi i suoi ex proprietari hanno vinto una causa negli Usa che prevede il pagamento da parte dello Stato argentino di ben 16 miliardi di dollari per ritenere tutta l’operazione attuata illegalmente.
Da notare che Milei ha firmato la settimana scorsa un decreto dove ha sottoscritto di non ricevere alcun compenso da parte dello Stato, cosa già da lui attuata da deputato, ma ovviamente non solo: il già citato Decreto Omnibus, che raccoglie i due terzi del suo programma di riforme, prevede tutta una serie di decisioni che configurano cambi epocali nella gestione non solo dello Stato ma anche dei suoi doveri nei riguardi della cittadinanza.
Saranno privatizzate 41 aziende pubbliche (quasi tutte con deficit colossali o attivi “pompati”), riformata la legge sulla concorrenza, creata l’Agenzia per i mercati, liberalizzate le tariffe delle compagnie assicurative (senza quindi nessun obbligo dello Stato). Si introduce la sentenza diretta per reati inferiori ai 5 anni, la legge sulla legittima difesa (dove se chi commette un reato muore non ha diritto a nessun risarcimento), la possibilità di divorzio senza intervento giudiziario.
Per quanto concerne l’istruzione, le Università potranno tariffare la presenza di studenti stranieri non residenti e i professionisti non insegnanti potranno partecipare al processo educativo. È altresì vietato l’ingresso nelle scuole superiori di alunni che non abbiano completato con un diploma la scuola secondaria.
L’Argentina inoltre ha comunicato la sua uscita dal gruppo Brics, la sua adesione agli accordi di Parigi sul clima e alla Convenzione internazionale sulla protezione delle nuove varietà vegetali, stabilita nel 1991.
Come si vede si tratta di un vero giro a 180 gradi di una nazione che vuole uscire al più presto dalla gigantesca crisi nella quale il populismo peronista e kirchnerista l’ha inserita da decenni, in un processo nazional-popolare che ha sì aumentato la ricchezza della casta politica e i suoi privilegi, ma portato la povertà a livelli inaccettabili se non dalla casta stessa, che tanto ama i poveri da moltiplicarli. Ed è anche chiaro che questa serie di riforme (che al contrario di quanto annunciato anche dai media italiani ha provocato manifestazioni ben poco “spontanee” e partecipate, sponsorizzate da tutto un settore della società che vede la proprie mani allontanarsi dalla cassa dello Stato) se potrà essere attuata, lo ripetiamo, provocherà un effetto domino che potrebbe investire anche il nostro Paese.
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