In questi giorni si è diffusa la notizia che il 21 novembre uno sciopero generale bloccherà l’intera Colombia con manifestazioni contro la politica. Allo stesso tempo sia in Bolivia che in Cile sono stati arrestati manifestanti che poi si sono scoperti membri delle Farc, l’esercito rivoluzionario colombiano longa manus del narcotraffico. Sempre in questi due Paesi sono stati arrestati gruppi di medici cubani nell’atto di distribuire soldi ai manifestanti: a Santiago dai documenti sequestrati si è poi scoperto che erano diplomatici. Insomma, la contemporanea o quasi situazione incendiaria che sta colpendo il continente latinoamericano pare (e lo sottolineo) non sia dovuta a una mera serie di coincidenze.



In Argentina tutto tranquillo, almeno così pare: non oso immaginare, a questo punto, cosa sarebbe successo se Macri avesse vinto le elezioni, visto che si sono scoperti arsenali di armi detenuti da centri sociali pure con bombe telecomandate a distanza. Ma la calma, in verità, è solo apparente e i nodi iniziano a venire al pettine: Alberto Fernandez sta affrontando una situazione molto grave che deve assolutamente risolvere prima del 10 di dicembre, pena la possibilità che la sua Presidenza inizi col piede sbagliato.



Lo si sapeva perfettamente che il “Frente de Todos”, il movimento peronista e kirchnerista che ha vinto le elezioni, fosse una bomba a orologeria in grado di scoppiare in ogni momento, però l’unità necessaria per poter conquistare la Casa Rosada lascia molte incognite che via via stanno trasformando il cammino verso lo storico palazzo in una Via Crucis.

I problemi sono sostanzialmente due, uno più serio dell’altro: due galli in un pollaio (peronismo ortodosso e kirchnerismo) e soprattutto una situazione sociale tesissima e grave allo stesso tempo, che però è un classico peronista. Altro problema riguarda proprio il Continente latinoamericano che, se le cose rimangono così, a parte Messico e Venezuela, troverebbe Fernandez circondato da Governi di diverso tenore politico rispetto al suo, vista la debacle del progressismo.



Ancora non eletto, Fernandez si è subito inimicato sia il Brasile che gli Usa con le sue dichiarazioni “modello anni ’70” e poi con la decisione di ospitare Morales in Argentina appena inizierà il suo mandato Presidenziale. Ma non solo: durante un incontro preliminare con i segretari delle principali organizzazioni sindacali (gente che da 40 anni spesso occupa le poltrone delle organizzazioni che passano di padre in figlio creando delle vere e proprie mafie con ricchezze incalcolabili) questi ultimi, dopo aver spiegato al futuro Presidente che non chiederanno un peso di aumento salariale (due settimane fa a Macri avevano chiesto di raddoppiare gli stipendi…sic) hanno proposto di adottare la “maqinita” (macchinetta) a livello economico. Che cosa significhi è presto detto: in pratica iniziare a stampare banconote all’inverosimile, fatto che dalla Repubblica di Weimar in poi ha significato, come conseguenza immediata, riempire di soldi la gente, ma poi, quasi all’unisono, l’inizio di una iperinflazione paurosa.

È una ricetta che già l’Argentina ha sperimentato più volte e che sempre ha causato dei danni pazzeschi al Paese: una nazione che ora ha un debito aperto con il Fmi che ha già dichiarato di voler rinegoziare (e allora non si capisce perché Fernandez si scagli contro l’imperialismo americano) e nella quale le ricchezze che ancora oggi vengono scoperte (i lettori del Sussidiario già conoscono la Patagonia Saudita) rischiano di non dare al Paese i frutti che dovrebbe ottenere per la mancanza di infrastrutture e soprattutto investimenti in grado di sfruttarle al massimo.

Senza tutto questo e con i prezzi dei prodotti agricoli in costante discesa alla borsa di Chicago, l’inizio di una manovra economica come quella descritta, sempre più probabile visto che viene ventilata anche da economisti che, secondo le anticipazioni, dovrebbero far parte del nuovo Governo, rischia di essere una bomba a miccia corta che, accesa dai movimenti sociali, provocherebbe una crisi gravissima (sempre che la cosa sia controllabile, ma non si capisce come) e si risolverebbe nello scoppio di una crisi nel Governo, con un’opposizione che, se non sarà in grado di esercitare il suo potere alle Camere, potrebbe risolversi nelle dimissioni di Alberto. Sostituito immediatamente dalla sua vicepresidente: una tale Cristina Fernandez de Kirchner.

Fantapolitica? Conoscendo l’Argentina, ergo un Paese che commette sempre gli stessi errori, pare più neorealismo che altro: paradossalmente Macri potrebbe avere nelle sue mani, da leader dell’opposizione, la possibilità di manovrare il timone in una situazione difficilissima, cosa che come Presidente (un po’ per giganteschi errori suoi, un po’ per non disporre di una maggioranza al Congresso) non aveva avuto la possibilità di fare. Al contrario Cristina, i cui 11 processi in corso avrebbero poche possibilità di essere sospesi, vedrebbe realizzato così il sogno che anni fa tentò di realizzare modificando la Costituzione argentina: quello di una “Cristina eterna Presidente”. Oddio : ricorda qualcuno?