L’Argentina è un Paese dove è letteralmente impossibile annoiarsi: non solo per le sue bellezze territoriali, l’immensità delle sue pampas e della sua Patagonia, che lasciano senza parole, o per la poliedricità di Buenos Aires, città che ha un’offerta culturale quotidiana ineguagliabile. Se uno pensa di trovarsi in una fetta d’Italia si sbaglia di grosso, perché la felicità di incontrarsi con tradizioni del Bel Paese e pure dialetti che qui sopravvivono è bilanciata da una straordinaria mancanza di informazione sull’attualità italiana (cosa reciproca, dato che pure da noi di Argentina si parla molto al passato). Si è arrivati al punto che, durante la 45a Fiera del libro, la presentazione della sessione mondiale della Società Dante Alighieri, che per la prima volta si riunisce al di fuori dei confini Italiani (a Buenos Aires dal 15 al 18 luglio), nonostante una sala ricolma sia di italiani che di rappresentanti di associazioni del nostro Paese, si sia svolta con lo spagnolo come lingua. E sì che il Padre dell’Italiano, negli anni ’40, agli albori della Seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto essere trasferito dalla sua tomba di Ravenna a un Palazzo a lui interamente dedicato, il Barolo, una degli edifici più belli della città, dove si respira aria di Divina Commedia in ogni dove. Poi Mussolini si oppose alla richiesta e credo che Dante (presagendo la Fiera del Libro) ne deve essere rimasto soddisfatto.



Ma qui non si fa in tempo a riprendersi dalle sorprese che subito ne accadono altre: ditemi voi in che Paese del mondo un politico annuncia la sua candidatura alla vicepresidenza e contemporaneamente quella di un candidato a Presidente, straordinariamente assente all’evento. Avete capito bene: l’altro giorno Cristina Fernandez de Kirchner, l’ex Presidente ora nei guai per gli 11 processi che la attendono per reati di corruzione, e che tutti in corsa per la Casa Rosada alle elezioni che si terranno in ottobre, nonostante i sondaggi, incredibilmente per chi vive in un Paese che si proclama repubblicano, la dessero in vantaggio sull’attuale Presidente Macri, ha annunciato che si candiderà per la vicepresidenza e contemporaneamente che il suo attuale consigliere fidato, l’ex arcinemico Alberto Fernandez, sarà candidato a Presidente.



Ma andiamo per ordine: quest’ultimo altri non è che un ex Ministro capo Gabinetto durante la Presidenza sia di Nestor che di Cristina Kirchner. Si dimise nel 2008 e da allora non ha fatto altro che criticare ferocemente, in ogni dove, l’attuale candidata a suo vice. Poco tempo fa la riconversione, fatto che a noi italiani non dovrebbe stupire, e da quel giorno Alberto è sempre apparso al fianco della sua ex arcinemica, che, come i lettori del Sussidiario sanno bene, ha qualche “problemino” con la Giustizia e finora è stata salvata dal carcere (preventivo) richiesto dai giudici e i magistrati che indagano sulla Mani Pulite locale dall’immunità parlamentare.



Piccolo particolare: oggi, 21 maggio, avrebbe dovuto tenersi il primo processo in cui la Kirchner è l’unica imputata a piede libero, mentre gli ex membri del suo entourage implicati arrivano al Tribunale a bordo di cellulari vari. Il processo, che attende di essere celebrato dal 2008, riguarda le tangenti sulle opere pubbliche, fatto sul quale non esiste solo un’enorme documentazione (circa 40.000 fascicoli), ma pure un’altrettanto vasta bibliografia, visto che alla fine nelle indagini ci si è basati sulle ricerche fatte da giornalisti che poi hanno pubblicato libri sulla questione.

Improvvisamente, pochi giorni fa, quando tutto era pronto per l’inizio del procedimento, la Corte di Giustizia ha richiesto, inspiegabilmente, che la copia cartacea degli originali dell’indagine venga sottoposta al suo controllo, fatto che rimanderebbe alle calende greche il processo. Incredibile, anche perché nessuno sa spiegarsi di come i 5 membri dell’organo supremo ignorino l’esistenza della digitalizzazione. Apriti cielo: lo scandalo è talmente grande che provoca non solo proteste dell’intero mondo giudiziario e di parte di quello politico (escluso il kirchnerismo si capisce), ma, diffusa la notizia dai media, inizia un “cacerolazo” gigantesco in molti quartieri di Buenos Aires.

Neanche 24 ore dopo la richiesta arriva il contrordine della stessa Corte Suprema, dove si scopre anche che Alberto Fernandez aveva contattato personalmente la vicepresidente della Corte, la peronista Elena Highton de Nolasco che poi, con altri membri dell’organo giuridico, aveva preso la decisione. Quindi il processo avrà luogo il giorno prefissato, ma, altra sorpresa, 24 ore dopo il contrordine e anche le minacce che, in un’intervista televisiva, Alberto Fernandez aveva espresso nei confronti dei giudici e magistrati che indagano, ecco che Cristina partorisce l’annuncio della sua candidatura… alla vicepresidenza dichiarando anche quella alla Presidenza del caro Alberto.

L’annuncio scuote un Paese dove ormai si celebra una Pasqua continua piena di sorprese spesso in contrasto con la logica umana, e sconvolge gli equilibri politici che, nonostante manchino 6 mesi alle elezioni, si stavano formando attorno al duopolio Macri-Cristina per la lotta alla Presidenza. Quello che sembra un controsenso, calcolando anche la superbia e la sete di potere della Kirchner, inizia ad acquistare una sua logica, molto lontana dalle cronache politiche e ben più vicina a quelle giudiziarie. Difatti in Argentina il vicepresidente è anche il Presidente del Senato, fatto per il quale Cristina Kirchner manterrebbe l’attuale immunità parlamentare: che il Presidente non possiede, avendo però la facoltà di promulgare un indulto, fatto che non solo cancellerebbe l’intera operazione anticorruzione, ma solleverebbe la Kirchner (e la sua famiglia) pure dagli altri procedimenti in cui è imputata come responsabile di un’organizzazione incolpata di reati di corruzione. Quindi la nomina del caro Alberto alla carica di Presidente, sempre in caso di sua elezione, produrrebbe un liberi tutti al quale seguirebbero le dimissioni del Presidente e la carica passerebbe automaticamente al suo vice…

Bisogna riconoscere alla Kirchner una bella dose di genialità, anche perché la candidatura di Alberto sta ricompattando un peronismo che sembrava diviso, fatto già successo nel corso degli ultimi 70 anni di storia del Paese. Bisogna dire anche che il Governo di Macri, che voleva fortemente Cristina come avversaria politica, ha ancora una volta sbagliato previsione. Dopo aver ereditato uno Stato con le casse svuotate da 13 anni di “fiesta” kirchnerista e aver promesso un ritorno dell’Argentina a una Repubblica con uno stato di diritto, ha commesso una serie interminabile di errori che nell’attualità vedono, per ora, il 30% dell’elettorato votare per il ritorno a un passato non certo brillante.

Bisogna vedere cosa deciderà il restante 70%: da qui a ottobre può succedere di tutto, ma rimane il fatto che il Paese continua a guardare indietro invece che al suo futuro, al contrario di un Continente, quello latinoamericano, dove invece le crisi vengono risolte con accordi tra le componenti politiche. Invece qui il passato kirchnerista già parla di un ministero della Vendetta, dell’eliminazione della Giustizia per sostituirla con un organo “popolare” e di una Kircher che oggi ha dichiarato di preferire un Venezuela alla “dittatura” attuale. Quale sarebbe quest’ultima è difficile capirlo, specie da una persona che anche nel suo recente libro autobiografico ha dimostrato di disprezzare la democrazia e di credersi superiore pure al Padre eterno. Arrivederci alla prossima sorpresa.