Il titolo mondiale vinto dall’Argentina rimarrà un ricordo indelebile non solo per una finale da thrilling, ma anche per l’accoglienza incredibile manifestata dalla presenza di 4 milioni di persone che hanno letteralmente abbracciato i loro 26 campioni a Buenos Aires. E dobbiamo aggiungere anche per il fatto, che non ha precedenti nella storia dei Mondiali di calcio, di una Nazionale che si è totalmente rifiutata di incontrare i politici, ivi in primis l’attuale Presidente Argentino Alberto Fernandez, esplicitando la sua lontananza con il potere politico in generale, ma soprattutto con chi, in questi ultimi tre anni, ha portato il Paese nella sua peggiore crisi della storia, esplicitata dai dati che vedono una inflazione al 100% e superato il 60% di povertà.
I giocatori hanno voluto dedicare il loro titolo alla gente, che finalmente ha avuto la possibilità di godere una allegria a lungo trepidata, specie nello svolgimento finale di un incontro al cardiopalma fino all’ultimo.
Non si era mai assistito a manifestazioni del genere nella storia del Paese e il Governo si è mostrato indispettito per il trattamento subito: molti politici erano andati in aeroporto ad accogliere la squadra che, scesa dall’aereo, ha platealmente evitato di incontrarli. La cosa è proseguita anche il giorno successivo dove, dopo incessanti trattative, il pullman che trasportava la squadra non è nemmeno passato nelle vicinanze della Casa Rosada, dove era stato organizzato un ricevimento poi cancellato.
Visto quello che è successo a un certo punto del percorso del corteo, non si può che dare ragione ai giocatori e tutto il gruppo che li ha assistiti: difatti, nonostante le previsioni parlassero di un’adunata oceanica, il Governo non ha adottato che misure minime di sicurezza, dimostrando per l’ennesima volta la propria incapacità organizzativa, al punto che in due occasioni si è rischiata la tragedia. In primis quando, impossibilitato a proseguire per la folla trasbordante, il pullman ha dovuto deviare ed è passato sotto un viadotto, superato il quale i giocatori non seduti regolarmente (specie quelli dell’ultima fila del piano superiore, tra i quali Messi) hanno evitato per un pelo di essere investiti dai cavi dell’alta tensione di un traliccio e solo l’urlo di uno di loro, che accortosi del pericolo ha avvisato i compagni, ha fatto abbassare a tutti la testa evitando l’impatto all’ultimo secondo.
Successivamente prima di attraversare un altro viadotto, due persone della folla si sono lanciate dall’alto: una ha sfiorato i giocatori, ma è caduta sull’autobus, mentre l’altra ha mancato il mezzo compiendo un volo di una quindicina di metri nel vuoto e riportando gravissime ferite.
A questo punto il corteo è stato sospeso per ordine del ministro della Sicurezza (sic) ed è stato dirottato verso una piazza dove poi i giocatori sono saliti a bordo di elicotteri che hanno sorvolato l’intera manifestazione.
Insomma, un vero caos che, senza alcun controllo, era iniziato già alla fine della storica partita con assalti a negozi, distruzione di semafori e altre infrastrutture stradali e ovviamente centinaia di furti: se vediamo le immagini e le confrontiamo con quelle di un altro storico corteo (quello che ha accolto la Nazionale marocchina al suo rientro in Patria) quest’ultimo sembra abbia avuto luogo in Svizzera anche perché lo spiegamento delle forze dell’ordine era stato perfettamente organizzato.
È chiaro che l’Argentina stia vivendo una situazione gravissima, lo ripetiamo, ma ciò non giustifica nemmeno minimamente l’assurdità vissuta in una giornata dove il Presidente aveva proclamato festa nazionale, bloccando o tentando di farlo, ogni attività lavorativa per cui quando gli incidenti avvenuti hanno provocato emergenze varie (mancanza di energia elettrica in vaste zone della città e addirittura caduta della rete telefonica) è successo l’inferno.
Ormai lo scollamento di gran parte del Paese con le Istituzioni è totale, anche perché proprio l’esperienza vissuta ai Mondiali ha finalmente fatto capire a molti argentini che i risultati si ottengono, come hanno ripetuto quasi tutti i giocatori della “Seleccion” “se si lavora e soprattutto siete delle brave persone, ogni giorno che passa sarete più vicini nel compiere i sogni della vostra vita”. Che è un po’ tutto il contrario della filosofia che per anni hanno predicato i poteri politici di turno.
Messaggio recepito, sembra: ma solo il tempo potrà dire se finalmente la ricchissima Argentina tornerà a essere quel Paese che il “sogno” peronista (in particolare) ha rovinato portandola a vivere crisi incredibili. L’importante è che ognuno faccia la sua parte nella realizzazione attraverso l’impegno e la partecipazione di tutti, mettendosi in testa che la bacchetta magica esiste solo nelle favole e che per superare le crisi occorre tempo: cosa che alcuni Paesi Latinoamericani hanno compiuto anche nel loro recente passato.
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