Martedì 23 aprile una moltitudine di 250.000 persone ha manifestato nella storica Plaza de Mayo contro il Governo di Javier Milei, colpevole di aver usato la motosega per tagliare i fondi delle Università. La massiva protesta, seguita dai mass media del Paese, ha avuto come leader il Rettore dell’Università di Buenos Aires Ricardo Gelpi che, in una dichiarazione, ha espresso il fatto che l’Istituto da lui diretto dovrà interrompere il suo funzionamento a causa delle misure. A contorno del raduno da registrare pure l’indiretta partecipazione della già condannata (in prima istanza) Cristina Fernandez de Kirchner, che dal balcone della sua magione ha sventolato una maglietta dell’Uba in segno di solidarietà. Inoltre, nel corteo, formato in gran parte da studenti, si è fatto vedere nientepopodimenoche Sergio Massa, l’ex ministro dell’Economia, intervenuto per esprimere la sua protesta, ovviamente con dichiarazioni di fuoco nei confronti dell’attuale Presidente.
La cosa strana di tutto questo evento risiede nel fatto, citato in verità da ben pochi mezzi di informazione e sconosciuto alla maggioranza degli stessi partecipanti, che tra la fine del 2023 e l’attuale 2024, udite udite, proprio l’Università di Buenos Aires abbia ricevuto oltre il 170% in più dei fondi elargiti precedentemente e riceverà un aumento di un ulteriore 140% prossimamente. Il trend dell’Uva è confermato pure nel resto delle facoltà di tutto il Paese, dove si sono registrati solo aumenti considerevoli: alla faccia della motosega.
E indovinate un po’ chi, tra il 2020 e il 2022, aveva invece tagliato i fondi? Il Governo perokirchnerista allora in carica ed esattamente nella persona del suo ministro dell’Economia, quel Sergio Massa che martedì protestava a tutta forza contro una manovra… che lui stesso aveva deciso!
Non tutto il male viene però per nuocere, anche perché sono saltate fuori migliaia di dichiarazioni di studenti che hanno affermato come l’Università sia da anni addottrinata dal pensiero unico kirchnerista, al punto che molti di loro hanno visto rifiutarsi la possibilità di sostenere esami solo perché votanti (come moltissimi altri giovani) dell’attuale capo dello Stato argentino.
Abbiamo avuto modo di seguire direttamente l’evolversi dei fatti e siamo pure in possesso di documenti che dimostrano l’esatto contrario delle ragioni che hanno spinto le masse giovanili a protestare. La cosa alquanto sospetta, e che purtroppo si ripete ogni qual volta ci sia una manifestazione antigovernativa, è che i media, pure internazionali, nonostante abbiano pure loro (non è difficile ottenerle) le prove contundenti del bluff organizzato, stranamente non le citano, preferendo accodarsi ai soli fatti, senza indagare ulteriormente.
Strano no? Ma bisogna pensare che una certa onda mediatica fa riferimento a tutto il sistema informativo legato al kirchnerismo, che nel corso degli ultimi 20 anni di suo potere ha di fatto addottrinato l’intero mondo scolastico e dell’istruzione, creando bugie colossali ma che, martellate di continuo nelle testoline di una gioventù in gran parte manovrate, sono apparse verità rivelate.
Anche questo ennesimo colpo al sistema però ha lasciato il tempo che trova e già la manifestazione di martedì scorso appare come un lontano ricordo che però ha lasciato uno strascico pure nella Fiera internazionale del libro di Buenos Aires (altro caposaldo della Kultura), il cui Presidente, con un discorso infuocato, si è scagliato contro Milei in forma ossessiva, quasi parlasse di un diavolo. Alejandro Vaccaro ha sostenuto che le decisioni di Milei costituiscono un attacco alla cultura del Paese al punto che, nel corso dell’annunciata visita del Presidente alla Fiera, non potrà essere assicurata nessuna misura di sicurezza.
Tempo fa in un suo discorso, Milei aveva sostenuto il suo concetto di Istruzione affermando che “un insegnante deve farti conoscere e informarti non solo della parte sinistra della libreria, ma anche di quella di destra, in modo che tu possa poi avere un panorama completo a livello culturale e decidere con la tua testa”. Rimane difficile non essere d’accordo con questo ragionamento che oltretutto ha permesso a un’Italia uscita a pezzi da una guerra di poter risorgere. Qui si tratta, lo abbiamo sostenuto più volte, di usare il bisturi invece della motosega e di tagliare le mele marce che impongono una cultura asservita a un’ideologia che, mica tanto stranamente, ha portato l’Argentina alla distruzione e che, con contromisure “chirurgiche, potrebbe essere risolta abbastanza facilmente, riportando l’istruzione ai suoi altissimi livelli di anni fa.
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