E così giovedì scorso il magistrato Ramiro González ha ufficialmente accusato il Presidente argentino Alberto Fernandez di aver violato il decreto, da lui emesso, che imponeva la quarantena strettissima e di fatto proibiva riunioni, cosa disattesa dal primo mandatario argentino non solo in occasione della festa organizzata presso la sua residenza presidenziale di Olivos il 14 luglio dello scorso anno, ma anche in una lista lunghissima di occasioni non proprio di lavoro. Il tutto mentre al resto della popolazione non era nemmeno permesso salutare i propri morti, spesso di Covid, proprio per le restrizioni estreme.
Tutta la vicenda ha avuto degli aspetti detestabili: dapprima con la negazione dell’accaduto (sempre da parte del Presidente), poi con l’ammissione scaricando però la colpa sulla sua compagna (che festeggiava il compleanno) adducendo che l’evento era stato organizzato a sua insaputa. Ma l’apice di questa tristissima e deprecabile vicenda si è avuto quando, ricevuta formalmente l’accusa di violazione, il Presidente ha dato mandato al suo avvocato di patteggiare sull’accaduto con una proposta surreale. In pratica Fernandez afferma che il party non ha causato (secondo lui) alcuna propagazione del Covid e quindi ha proposto di destinare una parte del suo stipendio, per alcuni mesi, a iniziative sociali.
C’è da dire che gli argentini che hanno (come lui) violato la quarantena stretta hanno ricevuto sia condanne che multe salatissime da pagare e questa proposta scandalosa è suonata ai più come la tipica frase del Marchese del Grillo trasformatasi nel leitmotiv del potere nei confronti dei cittadini (“Io sò io e voi non siete un c….!”) che se la sono presa veramente malissimo contro questa ennesima figuraccia, visto che la sua immagine è scesa ai minimi storici, ma non solo.
Curiosamente questa vicenda ha ricevuto critiche dallo stesso kirchnerismo, che si è addirittura spinto a pubblicare altre foto dell’evento, dopo aver accusato il giornalismo di aver montato il caso. La spiegazione di questa farsa politica è molto semplice nella sua essenza: come i lettori del Sussidiario già sanno, l’ex Presidente (e ora vice con funzioni di comando) Cristina Fernandez de Kirchner è implicata in una decina di processi per cause varie (dalla corruzione al tradimento alla Patria) per i quali il suo attuale incarico le dà una immunità che solo può essere cancellata da una votazione che ne chieda il processo, a cui viene sottoposto qualsiasi altro cittadino di fronte alla legge.
Ma le prossime elezioni legislative, che dovranno definire i numeri di Camera e Senato, e che inizieranno con le preliminari a settembre, viste le ripetute e gigantesche debacle dell’attuale esecutivo, danno in ogni sondaggio il kirchnerismo come perdente e l’attuale opposizione con una maggioranza di voti che potrebbe aprire alla Kirchner le aule di diversi Tribunali. Ecco allora che il fuoco amico, nella straordinaria rivolta che si è scagliata contro il Fernandez Presidente, potrebbe costringerlo alle dimissioni, fatto che provocherebbe l’automatica nomina di Cristina. È quindi chiaro che questo passaggio la renderebbe ingiudicabile anche perché, attraverso decreti d’urgenza, la Kirchner cambierebbe integralmente gli incarichi nella Giustizia nominando a piene mani giudici a lei fedelissimi.
Bisogna calcolare però (e questo il kirchnerismo lo ha fatto a posteriori) che una mossa del genere potrebbe provocare una protesta popolare talmente forte (visto che la Kirchner non gode di un consenso ampio) da provocare una tempesta tale che, a quel punto, renderebbe inevitabili elezioni presidenziali anticipate: per questa ragione, nel corso di un atto politico di propaganda per le imminenti elezioni, Cristina si è mostrata davanti al Presidente impartendogli istruzioni per superare il difficile momento e rinnovandogli una fiducia che sa benissimo essere il male minore in un altro dei catastrofici errori di questo Governo. Che non ha azzeccato finora nemmeno una mossa e che dimostra ogni giorno un autoritarismo sempre più sfrenato, reso ancora più evidente da un altro curioso avvenimento.
La scorsa settimana in una scuola del quartiere povero della Matanza, nella Provincia di Buenos Aires, una maestra ha impartito lezioni di kirchnerismo usando metodi e una violenza verbale inaudita, che a molti ha ricordato il nazismo e la sua propaganda. Sfortunatamente per lei un alunno ha filmato la lezione, che si è rapidamente diffusa sui “social” e ha provocato un ripudio talmente forte che ha costretto le autorità a sospendere l’insegnante e a denunciarla.
La cosa più incredibile è che quasi nessuno ha preso le difese della maestra… tranne che il Presidente: che ha definito la sua lezione una “formidabile occasione di dibattito che contribuisce ad aprire la mente degli alunni”, dichiarazione che ha lasciato attoniti anche molti esponenti del kirchnerismo.
Un Paese, l’Argentina, dove ormai l’assurdo è pane quotidiano di un potere sempre più “venezuelano”, testimoniato anche da due altri fatti accaduti la settimana scorsa: una manifestazione di protesta organizzata da vari movimenti sociali per pretendere aiuti governativi maggiori (in pratica sussidi) dove si è scoperto che la stragrande maggioranza del corteo era composta da persone che partecipavano all’atto solo per non perdere i sussidi. Difatti gli organizzatori hanno distribuito numeri ai partecipanti registrandoli e alla fine gli stessi dovevano essere riconsegnati come prova di non aver abbandonato il corteo. In caso contrario si perdeva il sussidio.
In un’altra manifestazione, questa volta elettorale, uno dei più corrotti sindacalisti del Paese (chiamato “il Pata” Medina) ha non solo partecipato nonostante sia condannato ai domiciliari per corruzione, ma ha pure preso la parola circondato da altri sindacalisti armati che hanno minacciato apertamente i giudici in caso la condanna dovesse inasprirsi anche altri processi che lo attendono.
Intanto proseguono le fughe dall’Argentina non solo di cittadini comuni e di imprese: la Danimarca ha confermato che cancellerà la sua rappresentanza diplomatica (Ambasciata e Consolato) dal Paese. Decisione presa anche nei confronti della Nigeria, e questo dimostra ancora una volta che il baratro in cui versa l’attuale Argentina è decisamente peggiore di quello, pur incredibile, del 2001.
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