La situazione in Argentina si sta evolvendo in maniera complicata, ma, dobbiamo dirlo, con prospettive che ci ricordano da vicino una storia che dura da circa 70 anni e che minaccia di ripetersi e il motivo è molto semplice. Ogni qual volta il peronismo non occupa il potere, la situazione del Paese arde e si moltiplicano sommosse e manifestazioni che poi accadono quando chi occupa la Casa Rosada e il suo Governo devono provvedere a rimettere in piedi l’Argentina dai disastri provocati da chi, in nome ovviamente del nazionalismo popolare, ha sempre provocato baratri economici e sociali che hanno fatto peggiorare la situazione della popolazione, aumentando la povertà.



Ora ci troviamo di fronte alla gestione di un personaggio alquanto singolare (Javier Milei) che, in nome dell’antiperonismo, nel suo discorso iniziale fatto nella Plaza del Congreso ha detto a chiare lettere che, per uscire dalla tragedia innescata da quattro anni di Governo perokirchnerista di Alberto Fernandez (quello delle promessa di riempire i frigoriferi di carne, ovviamente mai mantenuta), che hanno portato aduna delle peggiori crisi della storia, si dovevano affrontare sacrifici che sarebbero durati almeno un anno. Il fatto che la massa di persone convenute al suo insediamento abbia applaudito questa “promessa” di “lacrime e sangue” rende molto bene l’idea dell’esasperazione e soprattutto della volontà di non vedere più certi Governi al potere.



Quello che è seguito ha riflettuto in pieno quanto dichiarato dal nuovo Presidente, ma, per fortuna, i segni di una ripresa si vedono: in un primo momento nella macroeconomia, ma poi successivamente anche nella micro. Con il risultato che l’ultimo dato sull’inflazione mensile ha raggiunto uno storico 3,7%, cosa che non accadeva da lustri. Oltretutto la bilancia commerciale è in attivo per 981 milioni di dollari e i dati del rischio-Paese sono a un minimo mai raggiunto negli ultimi 5 anni.

Insomma, un mezzo miracolo reso anche possibile dal fatto che iniziano ad arrivare i tanto attesi investimenti stranieri, che considerano l’Argentina un Paese ormai destinato alla crescita. Ma nel mezzo di tutta questa positività ecco arrivare l’intera organizzazione perokirchnerista a sovvertire il clima politico con le solite azioni rese possibili dalla medesima scena che si ripete da 70 anni.



Alla base di tutto c’è un fatto: quello della scoperta da parte di un Ministero, battezzato Capitale umano, di una serie di scandali nella gestione di altre entità ministeriali che hanno provocato danni miliardari: non stiamo parlando solo di quanto già a conoscenza dei nostri lettori, ma anche di fatti nuovi che investono direttamente anche le gestioni affidate sia ai centri sociali che ai sindacati. E ciò nonostante il Governo di Milei abbia da poco raggiunto l’ok all’applicazione del suo piano di Dnu con il faticosissimo sostegno ottenuto in parte anche da voti dell’opposizione, dopo un radicale cambiamento dei decreti stessi, con l’abolizione di alcuni.

Ora però si è arrivati al punto che tutte le distonie scoperte stanno per passare al vaglio della giustizia, il che significherebbe un colpo mortale all'”eterno” potere del peronismo nella sua totalità che, nel corso della sua storia, ha di fatto occupato coi suoi seguaci gran parte delle istituzioni.

Dapprima si è organizzata una protesta che, abbiamo già descritto, era enormemente pilotata trascinando nelle strade moltitudini di persone di fatto ricattate attraverso l’elargizione di quantità industriali di sussidi: tutti trasportati nei luoghi della protesta da autobus scolastici e tutti pagati con un compenso per la partecipazione. Il fatto è noto da tempo ed è testimoniato ogni qual volta si interrogano i partecipanti sul motivo della loro presenza nel luogo. Aggiungiamoci gruppi che utilizzano la violenza e il gioco è completo affinché certa stampa, pure internazionale, abbocchi all’amo di una crisi (dalla quale per uscire occorrerà un certo tempo) e del fatto che il Presidente debba rinunciare al più presto, visto il fallimento delle sue politiche.

Ma, fortunatamente, non tutti ci cascano e, con il trascorrere del tempo, le varie situazioni “catastrofiche” si risolvono con una gran maggioranza della popolazione che appoggia le misure presidenziali e la sua lotta contro la corruzione: come accade da due settimane sul fronte universitario. Qui il Governo vuole vederci chiaro e ha interrotto i finanziamenti alle Università fino a quando queste Istituzioni pubbliche non presentino un resoconto finanziario della loro gestione, cosa che non avveniva da circa 5 anni.

Ecco allora montare una protesta che ha coinvolto l’intero Paese, dove il peronismo accusa Milei di voler chiudere le Università: a questo punto le manifestazioni si sono estese a tutto il Paese e l’attività delle facoltà è stata di fatto bloccata con occupazioni spesso decise da fronti politici interni con violenze e proteste varie. Nonché occupazioni che però si sono interrotte, con i luoghi magicamente svuotati, quando è iniziato un fine settimana lungo e naturalmente i “combattenti” dovevano recarsi in vacanza. In molti luoghi si è però verificata una protesta contro la decisione di bloccare gli Atenei e i ragazzi sono riusciti a tornare a quella che è la loro principale attività: studiare.

Nel frattempo si è scoperto che molti dei fondi universitari erano gestiti da organizzazioni politiche che favorivano vari partiti e che, nonostante gli stipendi effettivamente bassi (ma che il Governo ha promesso da subito di aumentare), i rettorati disponevano di un servizio di trasporto effettuato con auto di lusso, a disposizione dei vari responsabili.

Oltretutto sono accaduti dei paradossi decisamente metafisici, come quello che ha investito l’Amministratore dei fondi dell’Università di Buenos Aires, l’importantissima UBA, che, declinando la proposta Governativa di presentare una relazione finanziaria, invitava successivamente gli studenti a protestare in piazza a Buenos Aires tranquillamente seduto in un lussuoso bar di Miami, in Florida, dove stava passando delle giornate di vacanza.

Da queste indagini particolari si è scoperto che i fondi elargiti dallo Stato venivano di fatto deviati nella casse sia della “milizia” ultrakirchnerista della “Campora” che in quelle del Partito Radicale.

Come abbiamo già descritto, i pericoli per Milei non vengono solo da una opposizione che ormai non riesce più a nascondere le proprie balle mediatiche, ma anche da un fronte interno al suo stesso Movimento (LLC: La Libertad que Avanza) e specialmente dal suo difficile rapporto con la vice-Presidente Victoria Villaruel.

Nel corso di un suo recente viaggio in Europa, dove a Roma si è incontrata con il Papa, Villaruel ha realizzato a Madrid una visita che ha lasciato di stucco molti anche suoi sostenitori: quella, lunghissima, con Isabelita Peron, che è stata Presidente dell’Argentina (nonché ovviamente moglie di Peron stesso) in anni che poi sono terminati con il Colpo di Stato del 1976. La cosa decisamente curiosa è che la Vicepresidente argentina ha di fatto esaltato non solo una figura non decisamente amata nel Paese, vista la sua disastrosa gestione presidenziale, ma anche l’ideale peronista: quindi in aperto contrasto con l’attuale Presidente, che ha più volte rimarcato la sua distanza dal peronismo stesso.

In molti vedono questo improvviso e inatteso avvicinamento di Villaruel come l’inizio di un piano nel quale la stessa mira a ottenere le simpatie dell’opposizione per poi candidarsi alla Presidenza del Paese nel caso di rinuncia di Milei stesso anche a causa di fatti violenti che potrebbero accadere qualora il peronismo corra il rischio di sparire dalla scena politica a causa degli scandali in cui è coinvolto. Staremo a vedere come si svilupperà la situazione in un Paese grande 35 volte l’Italia, con solo 17 abitanti per km quadrato, dotato di grandissime ricchezze, ma che, come sappiamo, dal 1947 è passato da terza potenza economica mondiale a una delle nazioni più povere della Terra.

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