Nel corso del suo viaggio in America latina per la riunione del G20 che si è tenuta in Brasile, la premier Giorgia Meloni ha proseguito il suo tour con una tappa a Buenos Aires per incontrare il Presidente argentino Javier Milei.
Bisogna dire che, soprattutto da quando quest’ultimo è stato eletto, su questa relazione tra i due sono sorti parecchi commenti, anche nel campo del pettegolezzo, visto che specie in Argentina nel marzo scorso erano sorte parecchie voci che davano per scontata tra i due una relazione più che politica, anche per la quasi contemporanea fine dei loro rispettivi legami sentimentali, cosa che poi è caduta nel dimenticatoio.
L’incontro appena terminato, visto che Meloni è rientrata in Italia, ha avuto come scopo primario quello di rinsaldare in forma effettiva i legami tra due Paesi che, benché fratelli a causa dei quasi 24milioni di argentini anche di lontanissime origini italiane (su 43 milioni di abitanti), non erano poi così profondi, soprattutto per le continue crisi succedutesi in Argentina che allontanavano l’Italia nell’intraprendere relazioni commerciali, mantenendo però cordiali quelle, diciamo così, diplomatiche.
Il problema che si riscontra da sempre è quello della poca conoscenza dell’attualità tra le due nazioni, cosa che ha portato, soprattutto a livello mediatico, a incomprensioni anche notevoli alle quali, anni fa, l’Italia ha cercato di porre rimedio con un piano che sviluppava il contatto tra la nostra grande comunità in Argentina e le Regioni di loro provenienza, cercando di approfondire quel legame che si è sempre mantenuto profondo solo nel passato, al punto che non solo certe tradizioni nostrane ma anche alcuni dialetti vengono ormai seguite e parlati solo nel Paese latinoamericano. Il progetto è stato portato avanti per un certo tempo, almeno fino a quando è stato seguito dallo staff dell’ex Ambasciatore che lo mise in moto, Giuseppe Manzo. Ma poi è stato fatto cadere anche per le difficoltà economiche, questa volta italiane.
Ora la visita di Milei a Roma nel febbraio scorso, accompagnata dall’ex Cancelliere Diana Mondino, ha cercato, da parte di una delle tante meritorie iniziative di quest’ultima (poi licenziata da Milei stesso) di riprendere quel dialogo profondo che è ormai interesse comune risvegliare. Ci sono stati incontri di Mondino con gruppi di imprenditori e banche italiane e da lì si sono state poste le basi affinché la visita di Meloni portasse ad approfondire la questione, che ormai è in dirittura di arrivo anche per i passi avanti fatti dall’Ue in un simile accordo con il Mercosur, fatto che, dopo quasi vent’anni di tentativi, pare si stia realizzando proprio in coincidenza con il G20 ormai trascorso.
Sia Milei che Meloni non stanno attraversando un buon periodo nei loro rispettivi Paesi: nonostante i dati sull’inflazione (problema che ora torna anche in Italia, pure se in termini differenti) siano migliorati di parecchio e per la prima volta negli ultimi 20 anni quella argentina sia andata sotto il 3% mensile, sul fronte interno l’opposizione peronista e kirchnerista continua nella sua opera di distruzione del Governo attuale (cosa da sempre attuata quando al potere non ci sono loro) in una versione che minaccia di ripetere quella tragica del 2001 per il suo sviluppo e la minaccia di possibili dimissioni di Milei e il conseguente passaggio di consegne a una Vicepresidente (Victoria Villaruel) che, come da noi spiegato, si è recentemente avvicinata al peronismo con una visita a sorpresa, in quel di Madrid, con la tanto discussa ex Presidente (e moglie di Peron) Isabelita, mai amata nel suo Paese di origine. Proprio in questi giorni Milei l’ha fortemente criticata, dicendo che lei è in sostanza “un’amica della casta” e quindi rimarcando il notevole conflitto interno, altro tragico suo errore dopo quelli recentemente commessi sia nel campo della giustizia che in quello dell’allontanamento di importanti collaboratori dalla sua squadra di Governo (Mondino in primis).
La contemporanea elezione della condannata ex Presidente Cristina Kirchner alla guida del Movimento peronista, cosa che comporta una sua candidatura alle prossime elezioni per Camera e Senato e, a causa di probabili ritardi nell’appello per la causa che la vede protagonista, riuscire a ottenere l’immunità diplomatica, rende la situazione ancor più complicata anche perché la riunione dove si doveva votare il decreto che vieta non solo ai condannati ma anche a chi ha processi in corso di presentarsi a elezioni è andata deserta a causa della mancanza di tutta l’opposizione alla sessione.
Se da una parte Milei “piange” (anche a causa di errori propri), dall’altra Meloni non ride, visto che non tanto i risultati quanto la bassissima affluenza alle urne nelle Regionali sia in Emilia-Romagna che in Umbria hanno confermato come, in sostanza, la leader che aveva urlato cambi sostanziali nel nostro Paese e “un’Italia per gli italiani” non goda più del seguito precedente proprio a causa delle sue politiche, che sono l’esatto contrario di quanto promesso in gran parte in precedenza.
Un incontro, quello appena trascorso tra i due, che ha anche proposto (da parte di Milei) “una alleanza di nazioni libere contro la tirannia e la miseria”, fatto che pare alquanto irrealizzabile visto che comporterebbe seri problemi politici, data anche la presenza di Paesi non proprio rispondenti a certi requisiti, ma indubbiamente espressivo di iniziative, anche formali come quella descritta, che uniscono due leader eletti nei loro rispettivi Paesi proprio per risolvere le rispettive crisi. Che però, nella pratica, stanno in gran parte non perseguendo questo nobile scopo: anzi, prendendo decisioni all’opposto e deludendo i rispettivi elettorati, che (esempio italiano) vedono ormai l’astensione di massa come segnale forte da dare ai loro leader. E in sostanza ciò significa allontanarsi sempre più da una istituzione in piena crisi: la democrazia.
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