La situazione in Argentina è ogni giorno più tragica. Anche se i media ancora si occupano del supposto attentato a Cristina Kirchner (che non ha convinto o ha sollevato dubbi anche in molti media mondiali), il Paese sta attraversando una tappa della crisi che potremmo definire “venezuelana”, con scaffali vuoti nei supermercati, prezzi che ormai hanno superato ogni limite e un panorama, politico e sociale, sempre più preoccupante. Ne abbiamo parlato con Gabriela Pousa, che, oltre a essere una famosa analista politica e un’esperta in comunicazione (collabora con importanti media argentini), è anche una nota economista.



E’ possibile fare una fotografia del momento politico che sta attraversando il suo Paese?

Quello che si sta vedendo non è assolutamente politico, bensì dantesco. Qui la politica non c’entra, non esiste una crisi politica, ma morale e sociale: questo è un albero e noi stiamo vedendo i rami marcire. Il problema però sono le radici che sono già sono putrefatte. Ciò implica una crisi di tradizioni, di valori e di princìpi che è molto più difficile risolvere che una crisi economica o politica.



Perché?

Per averne una politica, innanzitutto dovremmo possedere una politica: Aristotele diceva che era “l’arte del possibile”. Qui la politica si è ridotta a puro scambio e non c’è il minimo interesse per il bene comune, senza neppure un governo che lo abbia nei suoi programmi. Ci sono stati 4 anni con Macri, che pure non ha fatto nulla di buono per non aver saputo ascoltare la gente nel poco tempo che ha gestito il potere. Quindi, quando non ci sono né politica, né gestione del potere e nemmeno dirigenti, l’analisi politica è impossibile.

Come giudica l’attentato perpetrato contro Cristina Kirchner, che molti, e non solo in Argentina, hanno definito un “supposto” tentato omicidio? E le manifestazioni che lo hanno preceduto?



E’ tutto estremamente carico di dubbi e pare più simile al lancio di una campagna politica che un’altra cosa. Attorno alla Kirchner hanno costruito una sorta di 17 ottobre (data che ricorda le manifestazioni operaie e sindacali del 1945 in favore di Peron, che poi lo portarono al potere, ndr) prima del periodo elettorale. Se fossimo in prossimità delle elezioni, la Kirchner avrebbe recuperato qualche voto, ma mancando più di un anno, non ne conosciamo le ragioni. Ad ogni modo, è stata messa in evidenza la mancanza di un servizio di sicurezza che si dovrebbe sempre assicurare a una vicepresidente, quasi come se stessero cercando di provocare un morto. Insomma, hanno bisogno di uno scandalo.

E’ davvero così?

Il tentato omicidio sembra effettivamente più un montaggio scenico che un attentato vero e proprio. La Kichner è disperata, ma ha raggiunto l’obiettivo che si prefissava: essere al centro dell’attenzione di tutti i media. E poi c’è da registrare la pazzia di un giorno di festività nazionale per celebrare un tentativo di omicidio… Queste cose accadono solo in Argentina.

La reazione di Cristina Kirchner alla richiesta di condanna mi fa tornare alla mente quella dei tantissimi politici accusati dall’inchiesta in Italia soprannominata “Mani pulite” italiano. Loro però parteciparono ai processi, con i propri avvocati della difesa. Cosa invece che la Kirchner non sembra voler fare…

Per questo cito sempre un mio articolo del 2012, in cui asserivo di come eravamo felici quando le crisi erano solo economiche, perché a quelle, in un modo o in un altro, si riusciva sempre a porre rimedio. Ma qui abbiamo una persona che sta facendo uno show per non essere condannata e tutto gira attorno a lei, che in pratica detta l’agenda di questo paese da 18 anni, visto che pure nel periodo di Macri era la Kirchner ad avere il pallino in mano. Quindi tutto questo non fa parte della politica propriamente detta. O per lo meno, non può essere analizzato da un punto di vista accademico, ma più da quello psicologico.

Ma in tutto questo sorprende soprattutto la posizione confusa dell’opposizione che, alla fine, ha aiutato la stessa Kirchner nella sua intenzione di fare la vittima. Perché?

Quello che fa l’opposizione è solo mettere in fila un errore dietro l’altro e quando prende una posizione la Kirchner sa molto bene come controllarli, perché li conosce perfettamente da anni. E non sono mai cambiati, per cui può permettersi di compiere le azioni che vuole, mentre gli oppositori non fanno altro che discutere sul da farsi. E’, in definitiva, un modo di porsi molto volatile. Sia per una questione storica che per le persone che agiscono nella sua cupola, il Peronismo e il Kirchnerismo si muovono in modo che potremmo definire machiavellico, tanto che alla fine non risulta facile negoziare con questa gente, anche se la politica dovrebbe essere l’arte del negoziato. Ecco perché continuo a sostenere che qui non c’è politica. Non si può negoziare con questa mafia e si può trattare solo se si è altrettanto mafiosi.

Quindi? Che conclusioni possiamo trarre per il futuro immediato del paese?

In primo luogo, bisogna dire che, di fatto, la Kirchner ha in mano le redini del potere e non pensa nemmeno lontanamente di voler governare in forma diretta come presidente, anche perché sa benissimo che la situazione è ormai destinata al baratro e lei non se ne vuole assumere nessuna responsabilità, che infatti ha delegato ad Alberto Fernandez o a Sergio Massa.  Gli argentini prima si godranno i Mondiali di calcio, poi l’estate, che in Argentina è un periodo di distrazione e tranquillità, con le famiglie che spenderanno i loro risparmi per godersi le vacanze, pur nella situazione disastrosa che stiamo attraversando e che, a partire da marzo 2023, creerà sicuramente nuove e gravi problematiche.

(Arturo Illia)

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