Dopo il successo della visita del Presidente argentino Milei a Roma viene naturale chiedersi le ragioni che, specie a partire dal suo discorso pronunciato al Forum del Wef a Davos, hanno provocato un interesse tanto grande su una figura politica non solo in Italia, ma in molti Paesi europei. Per non dire a livello mondiale.



Di certo bisogna sottolineare come, dall’investitura, Milei in sostanza si sia tolto il costume “da Beppe Grillo” che aveva condizionato la sua campagna elettorale, per inserirsi totalmente nell’attuazione del suo progetto, in una lotta contro il tempo, ma soprattutto contro un sistema, che ha iniziato a boicottare ogni sua iniziativa, godendo di un certo aiuto mediatico da parte della stampa “mainstream” che non ha mancato di sottolineare, impropriamente, certi numeri sulla situazione economica dell’Argentina, che però a livello temporale si è poi scoperto che appartenessero, come effetto, ancora al vecchio Governo.



Al contrario, dopo più di un decennio, per la prima volta altri dati rivelano che l’Argentina ha un surplus finanziario e primario, frutto dei primi provvedimenti attuati, risultato economico dell’attività dello Stato quindi. Tale dato è espresso dalla differenza tra entrate e spese statali, escluse quelle per interessi sul debito pubblico.

Il dato è di per se importante perché è il primo segnale della svolta prevista dal programma di Governo, che ha operato attraverso DNU (Decreti di necessità e urgenza) al di fuori del gruppo di leggi definite “omnibus” che sono state dapprima approvate poi successivamente bocciate in un numero tale da far retrocedere Milei dall’intenzione di proseguire nel percorso, seppur importante, visto che ormai se ne era in gran parte snaturata la progettualità.



Altro dato spinto a tutta forza mediaticamente riguarda la povertà che, ricordiamolo, in Argentina è del 48% con un’indigenza infantile del 67%. Ora dopo solo pochissimo tempo dalla sua elezione si grida allo scandalo perché i tagli sulle spese dello Stato provocherebbero un aumento numerico nei settori meno abbienti: strano, perché uno dei primi provvedimenti del nuovo Governo è stato proprio quello di aumentare gli importi sia dei sussidi alla povertà che quelli singoli dedicati ai figli. Ma non solo: è aumentato del 311% pure quello all’aiuto scolastico, che riguarda sia il livello primario che quello secondario e raggiunge ben 7.300.000 alunni.

Allo stesso tempo si è alzato il coperchio sulla pentola dei sussidi in generale e si è scoperto come nella Provincia del Chaco (ma ora le indagini stanno investendone altre), una delle più povere in assoluto, i sussidi fossero legati a un sistema che permetteva la loro elargizione in cambio di favori sessuali.

Ora è chiaro che qui ci troviamo di fronte a un Paese con una situazione unica, dove la corruzione ha in pratica assunto il potere e l’ha tenuto per circa 40 anni, e, tranne brevi periodi gestiti differentemente, è sempre stata sotto il marchio politico del peronismo e del kirchnerismo, che, attraverso un’alleanza di ferro con il sistema sindacale altrettanto corrotto, ha di fatto creato un’oligarchia che si è arricchita in modo spropositato gestendo le casse dello Stato in modo molto poco etico, morale e soprattutto per nulla “nacional y popular”.

Milei è un forte sostenitore della scuola austriaca di economia, una corrente di pensiero che si è sviluppata a Vienna nella seconda metà dell’Ottocento a opera di Carl Menger e che insieme al contrattualismo, lo scetticismo e l’utilitarismo forma parte del pensiero liberista.

È chiaro però, benché il Presidente si sia definito filosoficamente anche un anarcocapitalista, come tutte le filosofie fin qui conosciute, anche quella in cui crede deve affrontare un impatto con la realtà che è chiaramente non rispondente a questo, come altri integralismi. Che però, nel caso argentino in particolare nasce come forma di lotta per sradicare una situazione francamente non più sostenibile e che ha portato il Paese al tracollo.

Da qui la ragione per la quale “l’esperimento” descritto viene visto con moltissima attenzione, specie nel nostro caro Vecchio continente, che rischia, attraverso una serie di politiche assolutamente illogiche e sconsiderate, di trasformare lo Stato nel nemico principale della democrazia e una sua decadenza che è già iniziata da alcuni anni, specie da quando negli Usa ha preso sopravvento la filosofia “woke”. Lo Stato non tanto controllore, ma, attraverso poteri sempre più grandi, estremamente vigile sulle libertà sia di pensiero che economiche, in pratica ossessivamente impegnato a distruggere la classe media attraverso misure tese a impoverirla: anche perché ormai, specie nella nostra cara Italia, siamo arrivati al punto, secondo l’Istat, che ben 11 milioni di persona passeranno alla povertà nei prossimi anni.

Situazione simile in altri Paesi: ed è per questa ragione che quella Argentina potrebbe costituire una terza via, ormai non realizzabile a livello politico in molti Paesi vista la mancanza di partiti di centro che per anni hanno costituito l’ago della bilancia che ha permesso un certo, importante, sviluppo economico e sociale. Diciamo che l’Argentina, come sottolineiamo da tempo, può rappresentare un esempio che, drammaticamente, potrebbe ripetersi anche da noi in una visione di un futuro problematico, dovuto anche a una situazione geopolitica alquanto confusa e dalle prospettive non proprio tranquillizzanti.

Per questo, a parte gli entusiasmi che Milei ha fatto nascere con la sua elezione e la sua recente visita (esagerati, lo condividiamo) è giunto il momento di seguire degli sviluppi che potrebbero anche portare, lo speriamo, una positività in un Occidente che, purtroppo, si sta suicidando non solo economicamente e socialmente, ma anche culturalmente.

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