Finalmente, dopo anni di attesa, è arrivata una prima importante sentenza nell’indagine sulla “rotta del denaro K” (dove la K sta per kirchnerista) che condanna il prestanome più famoso dell’ex Presidente Nestor Kirchner: difatti l’ex impiegato del Banco Patagonia Lazaro Baez è stato condannato a 12 anni di carcere per essere il capo di una trama di riciclaggio di denaro ottenuto attraverso appalti di costruzione di opere pubbliche (spesso mai iniziate ma sempre pagate dallo Stato) tra il 2003 e il 2015, nel pieno quindi delle Presidenze sia di Nestor che della moglie Cristina Kirchner. Il fatto costituisce il primo passo concreto nelle sentenze che condannano tutto un sistema di tangenti, lavaggio di capitale e acquisizione di imprese che ha permeato l’intera Argentina dal 2003 e che ha costituito il più grande sistema di corruzione mai visto nella storia del Paese, il cui importo, secondo le stime che da anni si rivelano, ammonterebbe alla cifra di circa 30 miliardi di dollari.
La storia di Baez per molti rappresenta il prototipo di un sistema che nel corso di pochissimi anni ha trasformato persone qualunque in miliardari in possesso di capitali stratosferici: difatti la stessa storia capitata all’ex impiegato di banca, che nel 2003 percepiva uno stipendio da fame ed era proprietario di un modesto Renault 12, per poi arrivare nel 2015 a essere proprietario di 420mila ettari di territorio, 30 proprietà a livello di fattorie (estancias), 1.388 veicoli, 6 aerei e 2.400 milioni di pesos, si può estendere anche all’ ex autista e al giardiniere dei Kirchner, ambedue toccati da “improvvise” fortune colossali.
Ora quello che in molti si chiedono è come continuerà questa faccenda, visto che, morto Nestor Kirchner, rimane la moglie Cristina che, da attuale vicepresidente, sta manovrando tutto il sistema giudiziario per sottrarsi ai 10 processi che da anni la attendono ma dai quali finora si è salvata solo a causa dell’immunità parlamentare di cui ha sempre goduto.
La condanna di Baez e dei suoi figli, ritenuti complici nella manovra, è stata resa possibile grazie alle indagini giornalistiche promosse sia a livello televisivo che attraverso articoli su giornali di due valentissimi giornalisti argentini: Jorge Lanata e Daniel Santoro. Il secondo era già stato protagonista, con le sue indagini giornalistiche, della condanna a 7 anni di carcere al recente scomparso ex Presidente argentino Carlos Menem, i cui due mandati segnarono il ritorno del peronismo al potere dopo anni di proscrizione. Ma ciò ha anche significato l’aumento davvero considerevole della corruzione di sistema, cosa poi continuata e ampliata sotto le presidenze dei Kirchner.
Per questi motivi abbiamo intervistato Santoro, affinché ci racconti quegli anni e le vicende che portarono a una condanna. «L’ex Presidente Carlos Menem – ci spiega il noto giornalista – era stato condannato a 7 anni di prigione per un caso che investigai: quello della vendita illegale di armi e munizioni alla Croazia e all’Ecuador, per un monto di 1700 tonnellate, anche se lo scorso anno la Camera di Cassazione affermava che si era estinto, dopo 15 anni, l’arco di tempo in cui confermare una condanna nella quale era già ricorso in appello, considerando che era logico porre fine alla persecuzione dell’ex Presidente da parte dello Stato. Ma Menem fu processato anche per l’esplosione della fabbrica militare di Rio Tercero, nei dintorni di Cordoba, dove era depositato il carico che si decise di far saltare per nascondere le prove, fatto che provocò la morte di 5 persone e il ferimento di molte altre».
Queste non furono le uniche condanne …
Esatto: Menem fu condannato a 5 anni per finanziamenti illeciti e oltretutto per la vendita del complesso della Rural Argentina: ma anche queste due cause, sebbene appellate, terminarono chiudendosi per decorrenza dei tempi. A questo dobbiamo aggiungere una causa per arricchimento illecito e una per un conto bancario scoperto in Svizzera.
Ma Menem intervenne in una maniera che è molto simile a quella attualmente tentata dal Governo Kirchnerista per annullare i processi ancora in corso…
Menem tentò di instaurare una giustizia al suo servizio in primo luogo aumentando i membri della Corte Suprema, da 4 a 9, passando a ottenere la maggioranza automatica della Corte e anche incrementando il numero dei giudici federali al Tribunale di Comodoro Py da 6 a 12 oltreché l’annullamento degli organismi di controllo, fatti che diedero inizio alla degradazione della giustizia nella democrazia. Però alla fine tutte queste manovre non furono sufficienti a fermare i procedimenti aperti nei suoi confronti.
C’è da dire che tu hai dato un apporto importantissimo, con il tuo lavoro, anche nella denuncia della corruzione kirchnerista: ma in questo caso c’è stato un modo diverso di comportarsi nei tuoi confronti da parte dei coinvolti nelle tue inchieste…
Menem mi fece causa per violazione del segreto di Stato che però poi si chiuse. Però non si è mai permesso di inventare contro di me una causa come ha fatto Cristina Kirchner con quella denominata “Pufpuf” (che i lettori del Sussidiario conoscono) che coinvolge pure il giudice Stornelli e la causa denominata dei Quaderni. Ma non solo: nel caso attuale è stata coinvolta pure la mia famiglia, superando una “linea rossa” comportamentale ed etica che Menem non si era permesso di fare.
Come vedi la situazione attuale dell’Argentina?
Il 24 ottobre si svolgeranno le votazioni parlamentari e il Governo sta mettendo in marcia misure populiste di controllo dei prezzi e del cambio del dollaro per cercare di tamponare le falle dell’economia. Tutto ciò per tentare di vincere elezioni che sono cruciali per la sua sopravvivenza, visto che se vinte darebbero quei 11 o 12 deputati in più che fornirebbero a Fernandez la maggioranza nella Camera dei Deputati, visto che al Senato il quorum già lo dispongono. Ovviamente la situazione economica è molto difficile non solo a causa dell’inflazione, ma pure per il valore dei salari e delle pensioni che è diminuito a livelli ben più che preoccupanti dello scorso anno. Dobbiamo attendere che trascorra il mese di marzo e che finiscano gli effetti delle vacanze estive per vedere quelli del ritorno a una realtà piena di problemi.
(Arturo Illia)