C’è un detto che narra che in Argentina quando l’acqua esce dal lavandino abbia un movimento circolare opposto a quello che potrebbe prendere nel Nord del pianeta. Cito questa divertente “scoperta” perché a quanto pare qualcosa di vero nella diceria c’è, e diventa dimostrabile quasi quotidianamente, specialmente da un paio di anni, viste le continue giravolte non solo del Presidente Fernandez, ma anche dei suoi compagni di Governo.
E purtroppo questo “mondo al contrario” investe non solo la politica e le decisioni governative, ma anche delle prese di posizione che nel resto del mondo verrebbero definite aberranti. Il 1° marzo a Buenos Aires 6 giovani, nel facoltoso quartiere di Palermo, hanno abusato di una ventenne alternandosi all’interno di un’auto, in pieno giorno. Una coppia che gestisce una panetteria si è fortunatamente accorta del fatto ed è intervenuta salvando la giovane e facendo arrestare il branco, composto da ragazzi principalmente di classe media, compagni di università e anche, in un paio di casi, esponenti politici in movimenti affini al kirchnerismo.
Il caso è subito diventato di rilevanza mediatica, anche perché il fattaccio è avvenuto in pieno giorno ed è sintomatico di come la sicurezza in Argentina sia ormai sparita e faccia di Buenos Aires una delle città più pericolose al mondo.
Come anticipavamo, in qualsiasi altra nazione un fatto del genere verrebbe condannato in primis dalle autorità: ma sebbene i sei siano stati arrestati e rischino (almeno secondo certe interpretazioni della legge) una condanna di vent’anni di reclusione, davanti a un fatto tanto aberrante come la violenza sessuale di gruppo, due funzionari importanti del Governo si sono lanciati in loro difesa.
In primo luogo, udite udite, proprio la Ministra Elizabeth Gomez Alcorta, il cui dicastero si occupa nientepopòdimenoche dei diritti della donna, di genere e diversità, dichiarando che “i sei non sono criminali, bensì solo dei maschi inseriti in questa società”, aggiungendo pure un altro pensiero decisamente scandaloso, dicendo che ciò “implica che tutti dobbiamo impegnarci”. “Chiamare questi ragazzi dei mostri fa sembrare che il problema risieda solo in alcuni individui e non nella società! Così come noi donne impariamo a difenderci conoscendo i rischi, i maschi imparano certe pratiche che si riassumono nel concetto che i nostri corpi e le nostre vite non hanno valore”, ha continuato la “facoltosa” Ministra.
C’è davvero da rimanere stupiti di queste interpretazioni che decisamente implicano una totale mancanza di sensibilità nei confronti delle vittime di violenze sessuali: e difatti la funzionaria (che a quanto pare non funziona proprio) ha ricevuto una valanga di critiche, ma inaspettatamente, in questa Argentina al contrario, in sua difesa è arrivata l’addetto stampa della Presidenza, l’ultrakirchnerista Gabriela Ceruti, che ha asserito che questa problematica “non sia un argomento da poter essere discusso in rete”.
È davvero sorprendente come una nazione che grida al mondo la sua totale adesione al rispetto dei “diritti umani” e alla diversità di genere, arrivando al punto di modificare il linguaggio introducendo dei cambiamenti che, adattati secondo il sesso di una persona, creano spesso dei paradossi comici, non dico si arrenda, ma, esprimendosi così, fomenti fenomeni di violenza attraverso la loro giustificazione.
Il fatto è che l’Argentina, come dicevamo all’inizio del nostro scritto, è terra di contraddizioni continue, soprattutto dopo la tragica esperienza della dittatura militare degli anni ’70: il ritorno alla democrazia è stato contraddistinto da un massiccio cambiamento di valori, una vera rivoluzione che però ha nella pratica trasformato la società (o almeno parte di essa) convogliando nel credo politico e legislativo dei dettami che poi, passati alla pratica, hanno prodotto decisioni aberranti.
Il vero maestro di questa supposta riforma, almeno giuridica, è l’ex giudice della Corte Suprema Eugenio Zaffaroni, che ha elaborato una vera e propria teoria, seguitissima nelle varie facoltà di Diritto, secondo cui il colpevole di un delitto (furto, omicidio o altro) non è l’individuo che lo compie, ma la società in cui vive e ciò, nell’ambito del fatto di violenza sessuale, implica che la stessa non sia da ritenersi un delitto perché compiuta nell’oscurità.
Come sottolinea giustamente il giurista Carlos Manfroni in un suo articolo pubblicato sul quotidiano La Nacion, “la realtà è che i criminali, per questo tipo di ideologie, sono solo strumenti, sono i vendicatori anonimi, i soldatini che combattono contro una società che gli ideologi odiano, quelli che fanno il lavoro sporco che non osano fare loro stessi. Non è vero che amano i criminali. Odiano la società, a cominciare dalla donna non indottrinata, contro la quale provano un profondo risentimento”.
E difatti il colmo di tutta questa tristissima vicenda risiede nel fatto che il collettivo dei “Panuelos verdes” femminista e politicamente legato al kirchnerismo, non abbia mosso un dito né emesso un comunicato per anche non solo difendere, ma condannare una violenza che ha colpito una giovane di vent’anni che ha la sfortuna di essere una qualsiasi “ragazza della porta accanto” che una parte della società, evidentemente offuscata dall’indottrinamento, condanna come colpevole.
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