Mentre in questi mesi si registra il maggior numero di incendi degli ultimi anni nella foresta amazzonica brasiliana, il dato più inquietante è che la problematica della tribù Yanomami (già da noi descritta in un precedente articolo) sta peggiorando al punto tale che, negli ultimi 4 mesi, si sono registrati 122 morti nella tribù, di cui ben il 54% adolescenti. La principale causa dei decessi è da attribuirsi a infezioni virali, specie ai polmoni, e intestinali.
Dobbiamo ricordare che questa etnia, che in maggior parte occupa territorio venezuelano, ma che è anche presente in Brasile, è stata l’ultima ad entrare in contatto con la cosiddetta civiltà, fatto che ne ha provocato una drastica riduzione numerica dovuta principalmente alle cause odierne.
Già negli anni Ottanta tutta l’area da loro occupata era stata dichiarata di emergenza sanitaria e, di conseguenza, per inoltrarsi era necessario essere muniti di un permesso speciale ed essersi sottoposti a varie vaccinazioni. Ora lo stato è tornato a essere tale per decisione del Governo brasiliano che, dobbiamo dire finalmente, sembra occuparsi seriamente della questione.
Ma il vero pericolo, oltre a quello sanitario, risiede anche nell’occupazione del territorio da parte dei cosiddetti “garimperos”, che nei ben 10 milioni di ettari di estensione praticano ricerche non solo minerarie ma anche e soprattutto di oro, di cui questa terra è un posto tra i più ricchi al mondo. Questi cercatori, nell’arco di ormai più di 40 anni, non esitano a uccidere gli abitanti di queste terre che spesso tentano di ostacolare la loro penetrazione nel terreno che fa parte della loro nazione.
La maggior parte delle vittime dell’attuale sterminio registrato quest’anno appartengono al ceppo Auaris, con 30 decessi, seguito dagli Xitei con 10 Surucucu e Maturaca con 8 a testa. Il totale arriva a 122 persone, come dicevamo.
C’è da dire che solo recentemente le autorità brasiliane (quelle venezuelane si sono astenute) hanno tentato di arginare il fenomeno, ma solo quando lo stesso aveva raggiunto ormai la quasi estinzione dell’etnia.
A nulla sono valsi i tentativi di diversi missionari che da tempo immemorabile hanno cercato di aiutarli anche insegnando loro sia lo spagnolo che il portoghese proprio per non trasformare in tragedia l’incontro degli Yanomami con la civiltà: purtroppo questo sforzo non è servito granché e in molti casi si è anche assistito allo sfruttamento di indios nell’estrazione mineraria facendogli firmare una lettera contratto di sottomissione con una semplice croce, episodio di cui chi scrive è stato testimone negli anni Ottanta.
Ora la situazione sta diventando una tragedia e davvero non si capisce come finora la cecità politica, favorevole allo sfruttamento dei territori spesso incendiati per poi trasformarli in pascoli bovini atti alla produzione di carne (il Brasile ha ormai superato l’Argentina sia come produttore che come esportatore a livello mondiale) abbia di fatto impedito questo sfruttamento, ma ora la battaglia si fa più pericolosa soprattutto per la produzione mineraria di questa immensa estensione di terre, nelle quali si trova di tutto ma soprattutto (oltre all’oro) i cosiddetti minerali rari, che sono indispensabili per la futura produzione di veicoli elettrici e chip dei cellulari e altri amenicoli tipo, per esempio, droni o missili pure atomici.
È veramente triste e gravissima per la nostra cosiddetta “civiltà” l’estinzione ormai in atto di un’etnia che per secoli ha pacificamente vissuto in una selva che ha fornito a loro non solo di che nutrirsi, ma anche, nella vastissima quantità di specie sia animali che vegetali presenti e mai studiate profondamente dall’uomo occidentale, sostanze con cui curarsi la cui conoscenza ha fatto parte della cultura di questa etnia, dato che il nostro incontro con loro è stato uno scontro basato sull’avidità di cui siamo capaci. Chissà quante malattie, ancor oggi incurabili, si potrebbero risolvere positivamente se solo ci fossimo basati su uno scambio culturale che avrebbe permesso agli Yanomami di sopravvivere e a noi di risolvere le diverse problematiche che ancora affliggono la nostra salute.
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