“L’Ucraina è ancora in piedi e resiste”. È il messaggio di un giovane ucraino che siamo riusciti a raggiungere, e che ovviamente ci chiede l’anonimato. È un ragazzo, non fa parte delle forze dell’esercito ucraino, ma è uno dei 18mila a cui le autorità ucraine hanno distribuito nelle ultime ore armi, soprattutto a Kiev, per difendere le città dall’invasione. “Ho preso anch’io l’arma” ci ha detto, “se mi chiederanno di combattere, o se sarà necessario, sono pronto a farlo”.



Cominciano ad arrivare ai media occidentali notizie del grande coraggio del popolo ucraino, come quella del soldato Vitaly Skakun Volodymyrovych che ha fatto saltare in aria un ponte nella regione meridionale di Kherson per impedire il passaggio delle truppe russe provenienti dalla Crimea. Mentre i carri armati di Putin avanzavano, si è reso conto di non avere il tempo per innescare la mina e mettersi in salvo. “Il ponte è stato minato ma da lì non è riuscito ad allontanarsi”, ha affermato lo stato maggiore delle forze armate. Il suo sacrificio ha anche permesso alle unità militari ucraine di riorganizzarsi e di ridistribuire le proprie difese.



Sappiamo che i russi sono a Kiev: com’è la situazione?

Diventa sempre più complicata. Sì, sono entrati e si combatte. La capitale non è caduta, la resistenza si sta organizzando. Usciamo di casa o da sottoterra solo per respirare, comprare qualcosa oppure scaldarci. Sono arrivate le truppe cecene (i miliziani del generale e presidente ceceno Ramzan Kadyrov, ndr), speriamo che non inizino il massacro.

Come è la situazione nelle altre città del Paese?

Mio zio abita in una città che è stata conquistata dai russi. Una mia cugina invece abita in un’altra città di confine dove si combatte ancora, i russi non riescono a sfondare, ma è dovuta scappare con altre mamme e bambini dopo una notte in un garage senza riscaldamento. In un’altra città ancora vicina alla frontiera si è sparato per tutta la notte, bombe e missili.



Ci sono stati molti morti tra i civili in queste città?

Fortunatamente no. Ma i bombardamenti riprendono di continuo. È stato colpito da missili anche l’aeroporto di Ivano-Frankivsk, una città nell’Ucraina occidentale, molto lontana dal Donbass. Questo dice chiaramente come i russi vogliano conquistare tutto il Paese. In questa città c’è un importante convento di suore dell’Ordine del Verbo Incarnato. Secondo quanto viene detto, questi missili provengono dalla Bielorussia.

Come si vive là dove ci sono i tuoi parenti?

I negozi delle piccole città sono chiusi, anche quelli di alimentari. Mio zio è dovuto andare a comprare il pane direttamente nell’azienda dove viene prodotto.

Vediamo immagini di migliaia di persone che scappano dalle città: dove vanno?

Alcuni in Polonia, altri nelle zone ancora tranquille, molti anche in Moldavia. Tanti si nascondono nei bunker delle scuole, degli asili o nelle cantine delle case.

Ma l’esercito ucraino riesce a combattere? O i russi sono troppi?

Per adesso i soldati ucraini resistono.

Andrai a combattere?

Se arriva il momento sì. C’è in gioco la libertà di questo Paese. Anche i miei parenti sono pronti. Mi dicono tutti che sono tranquilli, in pace e pronti a qualsiasi cosa.

Cosa dicono dei paesi occidentali le persone che conosci? Che non li aiutiamo abbastanza?

No, non si lamentano. Chiedono cosa pensano i paesi occidentali della situazione in Ucraina, cosa scrivono i giornali.

La Chiesa cattolica ha offerto il proprio aiuto e sostegno alla popolazione, mentre quella ortodossa tace. Ha sempre supportato la Russia?

Sì, infatti c’è stato uno scisma poco tempo fa, è nata la Chiesa ortodossa ucraina indipendente. Il patriarcato di Mosca ha detto soltanto che bisogna pregare per la pace, senza neanche citare l’Ucraina.

Cosa provate nei confronti dei russi?

Una grande rabbia, Putin è una persona spregevole che falsifica la storia, inganna anche il suo popolo. La Russia è sempre stata un paese imperialista. L’Ucraina, e anche la Bielorussia che un po’ conosco, hanno sofferto l’oppressione russa per decenni. Preferisco non parlarne, adesso ti devo lasciare.

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