Il Diario di Anna Frank è una delle più terribili testimonianze della Shoah eppure non tutti ci credono. Purtroppo quest’opera è stata spesso vittima del revisionismo storico, ma andiamo un attimo con ordine. Questo è la raccolta in volume degli scritti di una ragazza ebrea nata a Francoforte che fu costretta con la sua famiglia a vivere in latitanza ad Amsterdam per scappare dalla minaccia dei lager nazisti. Nell’agosto del 1944 però furono tutti scoperti e arrestati, condotti al campo di concentramento di Westerbork dove tutti morirono ad eccezione del padre. La piccola Anna morì a 16 anni di tifo a Bergen-Belsen. Una storia terribile alla quale però non tutti credono.
Diario di Anna Frank, la critica del revisionismo storico
Fin dal principio il Diario di Anna Frank fu accusato di essere un falso. Questa tesi però non ha mai trovato una reale conferma e gli storici accademici non la considerano pertinente. Tra le accuse all’opera c’è quella di essere stata scritta con una penna biro, oggetto prodotto dal 1945 e dunque successivamente alla composizione. Ad analizzarlo meglio però il manoscritto non è redatto con una biro, ma la diceria nacque nel 1980 quando un rapporto di polizia attestava la presenza di due foglietti sciolti all’interno del testo. I negazionisti parlano anche della pagina datata 9 ottobre 1942 in cui si parla delle camere a gas che all’epoca non era stata ancora raccontata da nessuno. In realtà nel giugno del 1942 la BBC parlava già di tutto questo.