Venerdì scorso, verso le 4 del mattino, mentre Matagalpa (settima città del Nicaragua) dormiva, le forze speciali agli ordini del Presidente-dittatore Daniel Ortega e di sua moglie, Rosario Murillo, procedevano all’arresto di Rolando Alvarez, il vescovo maggiormente critico nei riguardi del regime che ormai da anni costituisce una delle dittature più repressive dell’intero Continente latinoamericano.
Nel 2021 Ortega è stato rieletto per la quarta volta consecutiva Presidente, ma i ben 7 candidati avversari sono stati arrestati prima: da lì è iniziata una escalation che, in queste ultime due settimane, dopo aver colpito il dissenso civile, si è scagliata contro la Chiesa nella sua forma più violenta, con parrocchie incendiate e saccheggiate e valanghe di arresti tra il personale religioso.
Nel 1979 il dittatore (un altro!) Anastasio Somoza era stato rimosso e si esiliò in Paraguay, dove venne assassinato. Somoza rappresentava la serie di dittature che, agli ordini degli Usa, avevano governato il Paese fin dal 1936: venne cacciato dopo una rivoluzione del Fronte Sandinista che aveva come capo riconosciuto proprio Ortega che iniziò a governare il Nicaragua vincendo le elezioni nel 1985. Ma perse poi quelle che seguirono dal 1990 al 2001, ritornando al potere nel 2007 per mantenerlo fino ad ora: accentuando sempre di più il culto alla sua persona e successivamente quello della moglie (che ora è Vicepresidente). Insomma il “Libertador” presto si è trasformato in un dittatore. Al punto che gli Usa, temendo una ripetizione del regime cubano, isolarono il Nicaragua, fin dal 1985, spingendolo prima tra le braccia dell’Urss e poi, una volta rieletto Ortega nel 2007, nelle mani della Russia di Putin, al punto da autorizzare lo sbarco di forze militari russe e l’occupazione di territorio nicaraguense circa un mese fa.
La cosa che più colpisce è che di tutto quello che sta accadendo nel Paese Centroamericano i media internazionali dicono poco o nulla e le condanne al Regime da parte dell’Osa e dell’Onu sono passate quasi inosservate. Per avere un quadro più approfondito della situazione, abbiamo intervistato un importante giornalista locale, ovviamente in pieno anonimato, affinché ci illustri la pesantissima situazione che sta vivendo.
In che modo il Nicaragua si è trasformato nell’attuale brutale dittatura di questi ultimi anni?
Il Nicaragua si è trasformato in una dittatura nel preciso momento nel quale l’Assemblea ha riformato la Costituzione per permettere la rielezione di un candidato. A partire da quel momento è cambiato l’orientamento giuridico preesistente, che dà massimi poteri alla Presidenza, permettendo in pratica la centralizzazione di tutte le Istituzioni, esistendo una strategia politica, economica e sociale mirante al totale controllo che è usato solamente da un Governo che non vuole la democrazia. Ci siamo resi conto di questo obiettivo nel 2007, quando Ortega ha vinto le elezioni e ha iniziato a elaborare profonde riforme senza però il consenso della società civile. Iniziammo un lavoro mediatico per rendere visibile questa situazione, ma allo stesso tempo è cominciata una feroce repressione sia contro le organizzazioni nazionali che internazionali per i diritti umani. Al giorno d’oggi sono oltre un migliaio quelle che hanno dovuto chiudere e da un po’ di tempo pure la Chiesa Cattolica viene combattuta perché è diventata l’unica istituzione che porta avanti la voce di chi reclama i diritti umani.
Difatti in questi ultimi tempi la repressione contro la Chiesa è stata particolarmente feroce con arresti, occupazioni di Chiese e preti e suore torturati…
Ma è dagli anni 80 che il Frente Sandinista la perseguita non solo con arresti ma anche con omicidi di preti e vescovi solo perché hanno il coraggio di predicare il diritto di vivere liberi e che i diritti umani dei prigionieri politici siano rispettati e che vengano sia la Pace che l’Armonia e il rispetto ai diritti dei cittadini. Al potere non piace che qualcun altro compia questa funzione, perché vuole centralizzarla nelle sue mani. Nel 2018 proprio la Chiesa ha avuto un ruolo importante nel salvare vite di studenti universitari che protestavano.
Come spiega il disinteresse mondiale su questa gravissima situazione: anche se giorni fa è stata inviata una lettera al Papa da 22 ex Presidenti o Ministri Ibero Americani affinché Sua Santità parli di questa gravissima situazione?
La situazione, sia a livello economico che politico e sociale, è gravissima e tanto nell’Osa (Organizzazione degli Stati Americani) che all’Onu le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno portato avanti richieste di aiuto: ma, nonostante la condanna, i tempi di attuazione delle manovre politiche sono lunghi per un Paese che non può più aspettare risoluzioni con fatti che tardano ad arrivare per ostacoli burocratici. La lettera da lei citata, diretta al Papa, costituisce un altro passo di denuncia sulle violazioni dei diritti umani proprio perché, lo ripeto, attualmente le persone più colpite dalla feroce repressione sono proprio rappresentanti della Chiesa Cattolica, in un Paese dove i fedeli rappresentano il 75% della popolazione. Che è cosciente della falsità con cui il regime di Ortega accusa i religiosi e i civili. La libertà di espressione non esiste: se la pratichi la risposta del regime è il carcere. Ricordiamoci che il Nicaragua ha vissuto una guerra nel 1979 e non vuole più violenza. Per questo vogliamo rendere coscienti a livello internazionale, specie attraverso la voce dei nostri connazionali all’estero, sul livello della repressione brutale che sta vivendo il popolo nicaraguense.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.