LONDRA — Un aereo con a bordo 32 cittadini britannici ed europei rimasti due settimane sulla nave della quarantena, la Diamond Princess, in un porto del Giappone, è atterrato ieri a Boscombe Down, una base militare nel sud-ovest dell’Inghilterra. I passeggeri – che al momento dell’imbarco sono stati sottoposti a test e li hanno passati – sono stati portati all’Arrowe Park Hospital di Wirral, dove saranno messi in quarantena per altre due settimane come misura precauzionale, qualora avessero incubato il virus.



Con oltre 600 casi di coronavirus (Covid-19) attestati tra i 3.711 passeggeri più l’equipaggio, la nave da crociera dal nome pomposo si è trasformata in un enorme incubatore del nuovo virus, riportando il più alto numero di contagi fuori dalla Cina.

Per coloro che sono risultati positivi al virus (quattro britannici) non c’è stato modo di essere rimpatriati. Un anziano è ricoverato in Giappone con la moglie, ma dopo le prime cure presso un ospedale sono stati entrambi trasferiti in un’altra struttura, sembra per un aggravamento delle condizioni dell’uomo. La struttura ospedaliera inglese dove i rimpatriati hanno cominciato un’altra quarantena è la stessa che ha ospitato qualche settimana fa due gruppi di persone rientrate dalla Cina. Si tratta di appartamenti dotati di tutto il necessario dove gli internati – spesso intere famiglie – occupano le varie camere, hanno la possibilità di comunicare tra loro e condividere la cucina, e sono assistiti da personale medico. Naturalmente non possono uscire.



La quarantena per chi è rientrato da un viaggio in Cina, dove si è sviluppato il coronavirus, è una misura obbligatoria nel Regno Unito. Non ci sono nuovi casi di cornavirus per il momento, ma il paese si attrezza come può in previsione di un possibile contagio su larga scala. Il sistema sanitario nazionale inglese (NHS England) ha avviato un  progetto pilota di home-testing a Londra con paramedici e infermieri impegnati a effettuare visite nelle case per i test sul coronavirus. L’obiettivo è contenere la diffusione del contagio nel caso di un’epidemia. Si vuole evitare che chi ha il virus si presenti al pronto soccorso o in ospedale provocando involontariamente il contagio di altre persone.



Nelle prossime settimane, il programma sarà esteso ad altre aree fuori dalla capitale. Anche la Scozia ha preso provvedimenti, rendendo obbligatorio per i medici informare le autorità sanitarie se ci sono le basi per sospettare che un paziente possa avere contratto il virus. Fino ad oggi non ci sono stati casi in Scozia, ma il governo locale si sta preparando alla probabilità che il virus arrivi prima o poi anche qui. In tutto il Regno Unito, sono stati effettuati 5.885 test ad oggi e 9 persone sono risultate positive, ma i numeri sono in continua evoluzione.

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