LONDRA – Chi entra nel Regno Unito da Italia, Francia, Germania e altri paesi, 75 in tutto, non dovrà più mettersi in isolamento per due settimane. La quarantena per chi arrivava nel Regno Unito era stata imposta dal governo britannico a giugno per prevenire una nuova ondata di contagi quando la curva dell’epidemia cominciava ad abbassarsi. Ma aveva provocato parecchie critiche, a cominciare da chi diceva che la quarantena, per essere efficace, andava imposta tre mesi prima. Aveva inoltre dato la mazzata finale alle compagnie aeree già in sofferenza. Ryanair, British Airways ed Easy Jet si erano trovate unite nella decisione di far causa al governo per la quarantena obbligatoria che, secondo loro, aggravava il danno già subito dal settore aereo. Proprio quando, infatti, le compagnie aeree pianificavano di riprendere a volare, la decisione sulla quarantena per chiunque entrasse nel paese aveva provocato una serie di nuove cancellazioni.
Ora sembra che i britannici possano cominciare a pianificare davvero le loro vacanze. Da una parte, molti paesi europei hanno aperto anche a loro le frontiere e dall’altra non dovranno più preoccuparsi delle due settimane di isolamento una volta rientrati. Ma c’è ancora molta confusione. Per esempio, anche se il governo ha tolto la quarantena e se molti paesi, come la Spagna, la Grecia, l’Italia hanno di nuovo aperto ai turisti, mancano ancora i voli per molte destinazioni. Fino a qualche giorno fa, per esempio, era impossibile trovare voli diretti (e a un prezzo abbordabile) per la Grecia. Inoltre, le compagnie hanno eliminato completamente i voli da alcuni aeroporti. Anche l’Italia ha generato molta confusione nei turisti britannici a causa delle diverse regole imposte dalle regioni. Oltre all’incertezza, resta poi la paura di viaggiare in un aereo con altre 150 persone a bordo.
Quel che vale per l’Inghilterra, il Galles e l’Irlanda del Nord non vale per la Scozia, che continuerà a imporre la quarantena ai passeggeri provenienti da paesi con un più elevato tasso di infezioni del suo. Per esempio, chi proviene dalla Spagna non può sottrarsi alla quarantena in Scozia. A differenza dell’Inghilterra poi, la Scozia ha da tempo imposto l’obbligo di mascherine nei negozi. Il premier britannico Boris Johnson ha detto che lo sta prendendo in considerazione. Di fatto, la gente sembra reticente alla mascherina. Pochi la indossano nei supermercati e nei negozi di Londra. Ma sui mezzi di trasporto pubblico è diventata obbligatoria.
Inizialmente il governo si è mostrato reticente a raccomandare l’uso della mascherina sulla base del fatto che mancano prove significative che effettivamente riduca la trasmissione del virus. E questo nonostante gli altri paesi, dalla Cina all’Europa, non abbiano dimostrato una simile esitazione. Ora sembra invece che l’esecutivo ci stia ripensando. È questo modo di procedere, fatto di tentativi, ripensamenti e inversioni ad U, che ha sfiduciato molti in Gran Bretagna. Dalla teoria dell’immunità di gregge si è passati al lockdown, in ritardo e senza un piano strategico. Poi si è ammalato Johnson infettando i suoi collaboratori più stretti e lo spettacolo di un governo decimato dal coronavirus, nel momento più critico per il paese, non è stato edificante. Il rifiuto del premier di licenziare il suo top consulente, Dominic Cummings, dopo che questi si è messo in viaggio con la famiglia durante il lockdown, infischiandosene delle regole (imposte a tutti gli altri), ha ulteriormente corroso la fiducia del pubblico nella leadership del governo. Poi si è cominciato a riaprire tutto, mentre molti pensavano che fosse troppo presto. Doveva partire una nuova app per il ritracciamento, tanto pubblicizzata dai ministri, ma pare sia stato un buco nell’acqua. Forse non era pronta per quando Johnson aveva deciso che l’economia doveva ripartire. Insomma, la sensazione generale è che si sia chiuso troppo tardi e si sia riaperto troppo presto e questo perché il governo non sembra avere un piano. I cittadini se ne sono accorti e la fiducia è in calo.