NEW YORK – Chi ha voglia di parlare di politica di questi tempi? E dire che siamo a neanche sei mesi dalle elezioni presidenziali. Già, ma quando mai ci siamo ritrovati a meno di sei mesi dalla presidenziali con la vita quotidiana squassata da una pestilenza come quella del coronavirus?
Oggi in questa America confusa, disoccupata, assediata da una nuova povertà piovutaci addosso inattesa nel bel mezzo di una crescita economica epocale che aveva portato la disoccupazione a minimi storici, c’è un unico tema, un unico argomento di dibattito “politico”: riapriamo o no? Torniamo alle nostre attività, tiriamo su le saracinesche degli esercizi commerciali, riprendiamo a volare, insomma, rimettiamo in moto la macchina? E se sì, come?
Per dirla con San Paolo, di fronte a questa domanda non c’è né democratico né repubblicano, progressista o conservatore, nordista o sudista. C’è solo chi ha più paura di morire di coronavirus e chi di miseria, anche se sappiamo pure – nella misura in cui la statistica può essere uno strumento di conoscenza – che i poveri sono più esposti dei ricchi, rischiano doppio. Si torna alla più volte citata saggezza di mio suocero, nonno Mario e la sua terza elementare: “Non si può morire per campare”.
Solo che è difficile capire cosa sacrificare, se è più sensato cercare di riprendere il lavoro (e rischiare di ammalarsi) o continuare a stare rintanati, e crepare di inedia. È difficile perché siamo tutti fatti per la vita, e per vivere ci vogliono salute e lavoro. Siccome il dibattito politico una questione come quella posta dal nonno Mario non sa assolutamente da che parte affrontarla, tutto si risolve nel tentativo di attribuire colpe. E questo più che generare rabbia e senso di smarrimento non fa. Sarebbe bello avere delle certezze, magari come quelle che avevamo fino a qualche mese fa. Quelle che non apprezzavamo neanche, che davamo per scontate e che oggi saremmo disposti a ricomprare al mercato nero al doppio del prezzo. Ma non si può.
Sarebbe bello anche avere una guida per questo paese. Non uno che che ci dice di bere disinfettante per proteggerci e che caccia tutti quelli che lo contraddicono appena un po’. Ma neanche uno come Biden, che si sa che è ancora vivo solo perché ogni tanto si vede in fotografia quando si affanna a spiegare che lui non ha mai molestato nessuno. Così quello che abitualmente è uno scarso interesse per la politica tipico dell’americano comune, di questi tempi è un acuto senso di lontananza, di estraneità, un disagio profondo, ed impotente.
Se questi sono i nuovi tempi, in questo presente in cui nella testa e nel cuore di tutti le domande più brucianti sul senso di tutto si accompagnano a momenti di svogliatezza esistenziale, cosa può darci la politica? Far stampare e pompare denaro come gli ulteriori 3 trilioni salva-tutto su cui il Parlamento voterà questa notte?
Anche i media vivono questo tempo con un inusuale distacco nei confronti dei politici. Sì, ci fanno sapere che Biden, l’uomo invisibile e muto, mantiene un 5% di vantaggio su Trump (per la serie “meglio zitti che a dir fesserie”), che le donne preferiscono le (presunte) molestie di Old Joe a quelle (certe) di Trump, che le minoranze di colore seguiranno certamente il vice di Obama mentre il 55% dei bianchi resta fedele a Donald. Ma tutto quello che sa di politica appare assolutamente inadeguato rispetto al senso di attesa che domina la scena.
In questo panorama silenzioso e vuoto c’è un personaggio che continua ad ispirare fiducia a tutti. Solo uno che sembra non mascherare la dolorosa fatica del trovarsi di fronte ad alternative insostenibili come salute e lavoro. È Andrew Cuomo, il Governatore dello Stato di New York dove a tutt’oggi si contano quasi 30mila morti, di cui più di 20mila nella sola New York City (come avere un Madison Square Garden pieno di cadaveri!). Nei mille paradossi che questa tragica pandemia ha scatenato c’è anche quello di quest’uomo. Andrew Cuomo, cosi vigile e attento, cosi visibilmente presente in prima linea nella battaglia contro il virus, fermo e misurato nelle scelte in questi tempi così difficili è anche quello che ha spinto i limiti dell’aborto all’ultima fermata, il termine della gravidanza. Rendendolo il più vile degli omicidi. Un crudo paradosso per colui che pure sembra essere l’unico credibile punto di riferimento. Biden, Trump, Cuomo … Cosa possiamo chiedere alla politica?
God Bless America!