NEW YORK – Il prossimo 8 novembre si terranno le elezioni di metà mandato, “mid term elections” negli Stati Uniti. 435 seggi alla Camera dei rappresentanti e 35 seggi al Senato sono in scadenza. La posta in gioco di queste elezioni è di fondamentale importanza perché il controllo del Congresso (composto da queste due camere) determina chiaramente la capacità di azione del Presidente e del suo partito e influenza notevolmente le scelte strategiche che determinano il futuro degli Stati Uniti e più in generale del mondo.
In un Paese che negli ultimi dieci anni ha sperimentato una forte polarizzazione del campo politico e una quasi impossibilità, come sottolineano gli esperti, di concludere accordi bi-partisan, perdere il Congresso significa spesso per il Presidente fronteggiare due anni di immobilismo. Dalla sua elezione nel novembre 2020, Joe Biden ha beneficiato di un Congresso a suo favore. Nelle prossime settimane le cose potrebbero cambiare e ridistribuire le carte a Washington.
Mentre negli ultimi mesi i sondaggi sembravano indicare una vittoria del Partito repubblicano nelle due camere, il vento sembra cambiare direzione e tutti i sondaggi e le analisi prevedono ora risultati molto più stretti: la Camera dei rappresentanti passerebbe ai repubblicani, mentre i democratici manterrebbero il Senato.
Alla vigilia di queste elezioni, entrambi i partiti beneficiano di dinamiche storiche, culturali ed economiche che giocano a loro favore.
Prima di tutto e in favore dei repubblicani, ci sono fattori storici e culturali. Storicamente, infatti, il partito del Presidente eletto ottiene scarsi risultati nelle elezioni di metà mandato. Gli elettori del partito al potere si sentono meno minacciati perché il loro candidato è già al potere e sono dunque meno propensi a votare. Al contrario, l’opposizione ritiene che il Paese si sia spostato troppo a destra o a sinistra e vorrebbe riequilibrare il gioco politico con il voto. Gli americani hanno culturalmente bisogno di vedere un controllo sul potere del Presidente.
I cattivi risultati economici e l’inflazione che non si ferma, la fiducia diminuita nell’amministrazione Biden giocano in favore del Gop. Joe Biden beneficia di una popolarità bassa (43%) che spiega la smobilitazione degli elettori democratici. Eppure, nonostante una situazione di evidente crisi e instabilità e una frattura nel Paese, la cronaca degli ultimi mesi offre al Partito democratico alcuni argomenti forti nel braccio di ferro con i repubblicani, come per esempio la cancellazione da parte della Casa Bianca di 300 miliardi di dollari di prestiti agli studenti contratti da 43 milioni di americani.
La decisione Roe vs Wade è tuttavia l’argomento che potrebbe avere un impatto importante sulle elezioni. L’accesso all’aborto sta mobilitando in massa gli elettori democratici, soprattutto perché alcuni candidati repubblicani hanno annunciato che proporranno un divieto nazionale sull’aborto dopo le 15 settimane di gravidanza se riprendono il controllo del Congresso. L’85% degli americani ritiene che l’aborto debba essere legale in tutte o in alcune circostanze, quindi si capisce perché alcuni candidati democratici usano l’argomento per fare campagna. A ciò si aggiunge una certa dose di paura ispirata da alcuni candidati repubblicani “estremisti”, compresi quelli che negano la vittoria di Joe Biden e sostengono teorie cospirative. Le audizioni della commissione del 6 gennaio e la perquisizione dell’Fbi nella tenuta di Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida aumentano la sua impopolarità e lo fanno ritornare sulla scena pubblica in modo disastroso. Sempre all’ombra del Gop, Trump paradossalmente sta galvanizzando un elettorato democratico pronto a bloccare i repubblicani così come alcuni candidati indipendenti che desiderano evitare l’estremismo e le posizioni radicali nel dibattito politico.
Se la Camera va ai repubblicani, questi saranno limitati nella loro azione dal veto presidenziale e probabilmente da un Senato democratico. Il loro obiettivo legislativo, tuttavia, come ha già sottolineato la stampa statunitense, è dichiarato: fermare il programma “Build back better” di Joe Biden, ottenere tagli alle spese della Casa Bianca nel 2023, tenere i democratici fuori dalle commissioni della Camera e aumentare le indagini “sulla crisi dei confini, dell’energia e dell’inflazione di Biden”. Programma che, secondo alcuni commentatori, assomiglia più a un desiderio di vendetta che a una vera ambizione politica per il popolo americano.
Le inquietudine degli elettori determineranno l’esito di queste elezioni. I repubblicani mettono l’inflazione, l’immigrazione e l’aborto in cima alle loro preoccupazioni. Per i democratici, l’aborto, le audizioni della commissione sul 6 gennaio e l’accesso alla sanità sono i temi cruciali. Manca ancora un mese e tutto può succedere.
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