MINNEAPOLIS – Ma lo sapete quanto è grande il Canada? Più o meno 10 milioni di chilometri quadrati, il che lo rende il secondo Paese più grande del mondo, dietro alla Russia e davanti a tutti gli altri. E lo sapete quanta gente ci vive in questo colosso di Paese? Quaranta milioni di esseri umani, belli sparsi ed al fresco (vista la latitudine a cui si trovano), un po’ francofoni, un po’ anglofoni, quasi tutti capaci di esprimersi in entrambe le lingue. Poi in Canada ci sono pure un tot di cinesi (un milione e mezzo), che quelli – non si sa mai come – arrivano dappertutto. Senza offesa, per carità, solo una constatazione.
Di questi 40 milioni, il 90% vive nel raggio di 150 miglia dal confine con gli Stati Uniti. Il Canada copre tutto il fronte settentrionale degli States, dalla punta ovest di Washington State (dove c’è Seattle – tanto per capirci) a quella est del Maine (a nord di New York, sempre per capirci). Fine della lezione di geografia. Per ulteriori informazioni prendetevi una cartina e dateci un’occhiata. Ebbene il Canada, questo colosso semi-disabitato, è in un momento di grande turbolenza politica. Justin Trudeau, Prime Minister da una decina di anni, cinquantatreenne super liberal, non lo sopporta quasi più nessuno e così lunedì scorso ha fatto sapere al Paese che si dimetterà. Come ci ricorda il New York Times di oggi (ieri, ndr), più o meno agli inizi del suo mandato, un giornalista gli chiese perché il suo gabinetto fosse composto al 50 per cento da donne. Trudeau ne tirò fuori una “bella” rispostina: “Perché è il 2015!”. Così oggi, ci si chiedesse perché Trudeau si dimette, la risposta sarebbe altrettanto semplice: perché è il 2025!, tempo di far girare un po’ d’aria. Comunque sia, questo vorrà dire elezioni politiche ed anche elezione del capo del partito liberale. Alzi la mano chi vuol fare il capo del partito liberale con i sondaggi che lo danno 25 punti percentuali dietro al partito conservatore.
Non bastasse, il bello per il Canada viene adesso: arriva l’uomo cattivo, ovvero arriva (torna) alla Casa Bianca il Signor Donald Trump, l’uomo che, tra altre cose, piazza tariffe doganali sulle importazioni dall’estero, quelle tariffe che ammazzano (o quantomeno “feriscono gravemente”) le economie che finiscono nel mirino. Naturalmente tra queste c’è il Canada. Come fare? Come reagire senza una leadership reale che rappresenti il Paese? Come provare a negoziare con gli States per sopravvivere ad un colpo di questo genere?
Semplice, dice il Signor Presidente Donald Trump: basta che il Canada chieda di essere annesso agli Stati Uniti. Insomma, basta che il Canada diventi il 51esimo Stato membro della federazione e tutti i mali, tutti i cattivi pensieri, tutti i dieci anni dell’era Trudeau passeranno ed il Paese tornerà a sorridere. Del resto il sogno-programma di Trump non è quello di fare l’America di nuovo grande? Il Canada, fino a prova contraria, è America pure lui.
Trump ci fa un pensiero, il Canada presumibilmente no. Eppure, chissà.
Ma dovesse succedere l’impossibile… tutti quei bei personaggi da copertina che pensavano di trasferirsi in Canada per sfuggire alla presidenza Trump, dove andrebbero a finire?
God Bless America!
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