MINNEAPOLIS – Essendo stato scout per 12 anni (tutta la “carriera”, da “lupetto” a “Capo Riparto”) sono inevitabilmente sensibile alla materia. Aggiungo anche, “grato” di essere stato scout per tutto quel tempo. Anche se non frequento più da tantissimi anni, ho ancora vecchi amici nel mondo scout e resto curioso in merito alle varie vicende legate a quella “materia” che è la sorte dello scoutismo, in particolare la sorte dell’avventura scout da questa parte dell’oceano. Semel Scout, semper Scout, una volta scout, scout per sempre, come dicevamo a quei tempi, e magari lo si dice ancora, assieme a Estote parati, il motto, l’invito ad essere sempre pronti, attenti, con gli occhi spalancati, vigili.



L’ultima notizia sullo scoutismo americano è che qui negli States si gira ancora un’altra pagina. Questa volta si cambia il nome, quel nome che se ne sta lì da 114 anni. Liberiamoci del poco inclusivo “Boy Scouts of America” (sessista a dir poco…) e apriamo il campo ad un più accogliente ed accondiscendente “Scouting America”. “Nei prossimi cento anni vogliamo che tutti i giovani in America si sentano molto, molto benvenuti ed accolti nei nostri programmi”, ha dichiarato Roger Krone, dallo scorso autunno presidente e amministratore delegato dei Boy Scouts, ovvero il business dietro il marchio.



Così dopo 114 anni di esistenza proviamo anche questa per tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti. Non lo dice Krone, lo dico io – ma magari segretamente lo pensa pure lui. Pensate solo al fatto che BSA (Boy Scouts of America) nel 1972 contava oltre cinque milioni di aderenti, ed ora siamo a malapena al milione. Come tante altre organizzazioni gli Scouts hanno perso vagonate di membri durante la pandemia, ma lo scenario era già pesantemente segnato dai 275 (materializzati) ed i 1.400 (aleggianti e temuti) procedimenti penali per abusi sessuali e gli oltre 150 milioni di dollari andati in patteggiamenti e spese legali. La bancarotta era stata un passo inevitabile per tentare una ripresa. Ma ancor prima del Covid i Boy Scouts erano balzati all’onore delle cronache per un serrato dibattito interno che portò alla rimozione di un divieto storico consentendo ai giovani gay nel 2013 e a leaders gay adulti nel 2015, di entrare a far parte dell’organizzazione ed avere ruoli di leadership.



Nel 2017, altro storico passo con l’annuncio che anche le ragazze sarebbero state accettate come Cub Scouts (lupetti) a partire dal 2018, e benvenute nel programma di punta dei Boy Scouts, ribattezzato Scouts BSA. Questo nel 2019. Bisogna tener presente che le ragazze la loro bella associazione ce l’avevano già, le Girl Scouts fondate da Juliette Gordon Low nel 1912. Ne venne fuori una bella denuncia per “intrusione commerciale”, alla faccia della fratellanza scout.

Al di là delle chiacchiere, del presunto idealismo e delle nuove tendenze della mentalità comune, tutte manovre per tenere in piedi la baracca, generando una discreta confusione, e risposte contrastanti, dalle lodi sperticate del mondo liberal ai seri malumori fino al voltafaccia totale delle famiglie più legate alla tradizione.

Chissà se Krone ha presente che ci sarebbe da metter le mani anche su qualcosina di più importante del nome …

God Bless America!

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