Dieci punti in meno rispetto a Trump: 42% contro 52%. Un recente sondaggio Washington Post-Abc News vede Biden in netto svantaggio rispetto al suo più probabile avversario nella corsa alle presidenziali americane 2024. È finora l’unico sondaggio a dare in netto ribasso le quotazioni dell’attuale capo della Casa Bianca: facendo la media con altre rilevazioni i due, infatti, sembrano ancora alla pari. Il tema della sostituzione di entrambi i candidati, per motivi di età Biden e per motivi giudiziari Trump, resta comunque ancora vivo: il 67% degli elettori democratici preferirebbe un candidato diverso da quello che si prospetta ora per il loro partito, anche perché con l’età di Biden potrebbero crescere anche i suoi acciacchi.



Lo spiega Andrew Spannaus, giornalista americano fondatore di Transatlantico.info e autore del podcast House of Spannaus. Nel dibattito della campagna elettorale prende quota il tema della guerra. Mentre i repubblicani sono sempre più scettici sugli aiuti all’Ucraina, Biden mantiene la sua linea di appoggio a Zelensky anche se a Washington certi atteggiamenti del presidente ucraino non vengono visti di buon occhio: Kiev non sempre ha seguito i consigli americani relativamente alle sue azioni militari e certe uscite molto aggressive di Zelensky hanno creato qualche malumore, che a lungo andare potrebbe anche costargli caro.



Biden è 10 punti percentuali sotto Trump, i democratici devono cominciare a preoccuparsi?

Un singolo sondaggio non fotografa la situazione, bisogna guardare la media. In questo caso sembra proprio un’anomalia statistica. Se andiamo a vedere i dettagli scopriamo che ci sono risultati poco realistici: un piccolo vantaggio di Biden tra gli afroamericani, un vantaggio eccessivo per Trump fra gli uomini. Detto questo sappiamo dalla media dei sondaggi recenti che i due sono sostanzialmente pari. È possibile anche che Trump abbia un vantaggio, ma penso che un 45% degli elettori voti repubblicano e un altro 45% voti democratico: i due partiti sono in parità. Poi c’è quel 5-8% di indecisi che di solito vanno conquistati nelle ultime settimane. Non vedo facile una vittoria di Trump nel voto popolare.



Anche per il 67% dei democratici Biden è troppo vecchio: lo voteranno lo stesso?

È un dato importante che conferma quello che si è visto negli ultimi mesi. Gli americani, anche i democratici, vedono Biden come vecchio. E naturalmente continuerà a invecchiare. Gli elettori temono che altri cinque anni sarebbero difficili da sostenere. Due terzi degli elettori preferirebbero addirittura non avere né Trump né Biden. L’attuale presidente, comunque, salvo peggioramenti visibili, resterà candidato: con il tempo i democratici si convinceranno che dovranno sostenere Biden. Nelle prossime settimane vedremo se c’è la possibilità che Biden si faccia da parte. Intanto va a picchettare con i lavoratori automobilistici che scioperano e ci sono pubblicità televisive che lo mostrano nel suo viaggio in Ucraina.

Ma i democratici stanno almeno pensando a un candidato di riserva o no?

Per adesso non ne parlano, se non dietro le quinte, ma senza intenzione di fare alcunché. Cambiare candidato è molto rischioso e il presidente uscente ha vantaggi forti in termini di visibilità. Hanno paura di farsi male da soli. Non c’è un vero sostituto: Kamala Harris non ha brillato. Si tratterebbe di presentare un candidato nuovo con il quale ci sarebbe molto da fare. Per molti andrebbe bene Sanders, ma non sarebbe in grado di unificare il partito. Ci vorrebbe un candidato più giovane.

Non ci sono neanche nomi fatti sottovoce?

Per adesso no. Si fanno più sull’altro versante, per sostituire eventualmente Trump, se dovesse inciampare nelle prime primarie e se dovesse essere condannato. Si parla in questo caso del governatore della Virginia Glenn Youngkin. Tra i democratici Pete Buttigieg e Gretchen Whitmer sono candidati potenziali, ma per ora non hanno intenzione di dire niente. Se Biden dovesse continuare a cadere, si vedrà.

I repubblicani ipotizzano addirittura l’impeachment per Biden in relazione alle vicende di suo figlio Hunter: cosa rischia il presidente sotto questo aspetto?

L’impeachment è impossibile perché i democratici hanno il controllo del Senato. Se fossi in Biden qualche preoccupazione l’avrei, perché qualsiasi atto o bonifico del figlio potrebbe essere utilizzato contro il padre. In generale non ci sono prove che coinvolgono Joe Biden nella vicenda. Il figlio ha millantato il nome del padre, ma finisce qui per ora. Ci vuole ben altro per scalfirlo.

Il tema della guerra sembra prendere quota negli Usa: durante la visita di Zelensky per l’assemblea dell’Onu l’atteggiamento nei confronti del presidente ucraino da parte degli americani è sembrato abbastanza freddo, principalmente da parte repubblicana. Anche se Biden continua a manifestare appoggio gli Stati Uniti stanno prendendo le distanze da Kiev?

Ci sono critiche negli Usa ai metodi delle forze armate ucraine: non sono convinte dei suggerimenti degli Stati Uniti e combattono in modo un po’ diverso. Per la controffensiva gli Usa avevano proposto le loro tattiche, ma per gli ucraini costavano troppo in termini di vite umane. Zelensky a volte è aggressivo nelle sue richieste e nelle sue critiche e non di rado gli Usa dietro le quinte gli chiedono di moderarsi. Questo comporta delle critiche: c’è una parte crescente del partito repubblicano che non vuole dare i soldi all’Ucraina. L’amministrazione Biden, pur avendo incoraggiato un dibattito sulla possibilità delle trattative, non ha cambiato linea, va avanti a fornire armi. L’obiettivo è di non provocare una escalation da parte di Mosca, ma allo stesso di non spingere Kiev a trattare se non è pronta. I dubbi nella comunità accademica e di sicurezza nazionale Usa ci sono, lo testimonia il dibattito sulla rivista Foreign Affairs. Per ora comunque Biden non cambierà.

Gli americani potrebbero pensare magari a sostituire Zelensky con un altro presidente più malleabile?

È un’idea nata dal giusto livello di disagio nei confronti di un Paese che ha compresso la libertà politica e di espressione, cominciando anche prima della guerra. Non lo si vuole dire troppo forte per non sembrare di giustificare la Russia. Alcuni senatori americani spingono Zelensky a indire le elezioni e questa è la prova dei  mal di pancia nei suoi confronti. È poco probabile che si possa cambiare senza creare sconvolgimenti a Kiev, ma se Zelensky fa altri passi falsi se ne parlerà.

Fra i repubblicani Trump resta senza rivali?

Si è rafforzato nei sondaggi, in parte perché gioca la carta della vittima, in parte per la debolezza degli avversari. DeSantis non è riuscito a imporsi.

Ma è vero che il suo primo processo a Washington potrebbe essere anticipato?

Potrebbe essere anticipato se continuerà a criticare la giudice del processo. Metterlo in carcere e tappargli la bocca sarebbe una mossa incendiaria. Trump lo sa e spinge al limite. La giudice Chutkan è un osso duro: non mi sorprenderei se anticipasse il processo. Se Trump venisse condannato entro il mese di marzo e non andasse bene nelle prime primarie le carte in tavola potrebbero cambiare. Bisogna vedere cosa succederà in Iowa e New Hampshire, se qualche candidato si avvicinerà a lui.

Anche città come New York hanno avuto problemi nella gestione dei migranti in arrivo. La questione è diventata un tema di campagna elettorale?

Nell’ultimo periodo c’è stata una forte ondata di immigrati, diminuita leggermente nelle ultime settimane. I governatori repubblicani di confine hanno mandato queste persone nelle città governate dai democratici, come New York. Lo ha fatto DeSantis, lo ha fatto il governatore del Texas: prendono dei pullman e trasferiscono i migranti altrove. Ma è una crisi che potrebbe portare a misure più efficaci: finora non si è riusciti a varare una legge chiara, ma se arrivano pressioni anche dai democratici a livello locale, allora potrebbe nascere un dibattito con i repubblicani più moderati per cercare di fare qualche riforma.

(Paolo Rossetti)

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