MINNEAPOLIS – Non vivo più a New York City da oltre tre anni. L’ho lasciata nel bel mezzo della fase acuta della pandemia quando nella Grande Mela morivano a migliaia e nel resto del Paese pochi ci credevano – alle morti e al virus. Ci capito più volte l’anno, ma solo raramente ho occasione di prendere la subway. Anche perché della subway dal 2020 in poi non si fida quasi nessuno e per quanto ci sia affezionato ho imparato a fidarmici poco anche io. Quello che scrivevo nel 2019, un libretto intitolato NYC Subway. Cronache metropolitane a questo punto della vicenda newyorkese mi sembra un libro di “storia” che racconta di un mondo che non c’è più. Un mondo che pur nella sua agitata vitalità non ti metteva mai addosso un senso di timore, di pericolo. Era stata una delle prime grandi scoperte di questa nuova vita in America: la metropoli New York era molto più sicura di qualunque altro posto dove ero mai capitato. La città tutta, subway inclusa. Una delle scoperte più inattese, lietamente accolta.



Il Covid, oltre a mettere a nudo tante cose, con il suo “tutti a casa” ha fatto arretrare le linee territoriali della quotidianità e quella terra di nessuno così creatasi è diventata preda di una criminalità che non si vedeva più da decenni, che non si sperimentava più dai tempi della New York pre-Giuliani, quando Times Square era il quartiere a luci rosse e tutti stavano alla larga dalla metropolitana sporca e coperta di graffiti, sia di giorno che di notte.



Terra di nessuno, sopra e sotto. Se nel 2019 i commuters, i pendolari fruitori della subway, erano quasi 6 milioni al giorno, nel 2020 si è precipitati a poco più di 2 milioni. Vi assicuro che non è una cosa bella trovarsi in una carrozza da soli o con un numero sparuto di passeggeri, poveri diavoli, quelli che non possono permettersi altri mezzi di trasporto. Tutti lo sanno e tutti cercano di evitare di trovarsi in quelle condizioni.

I dati della MTA, la Metropolitan Transportation Agency, parlano di novecento crimini quest’anno, fino ad ora. Un pochino meglio dell’anno scorso, ma sempre un pesante 26% in più rispetto al 2019. In subway si ruba, si assale, si spara e si uccide anche. Tra il ’97 e il 2019 si contava una morte violenta all’anno. Ora siamo a 10. Se si tiene conto del ridotto numero di passeggeri, le probabilità di ritrovarsi vittima di un qualche crimine sono cresciute del 50%.



La presenza della polizia – sempre più uomini assegnati al presidio della subway – certamente qualche effetto lo produce, ma l’aumento di arresti e multe varie (+55% rispetto all’anno scorso) non sembra sufficiente a cambiare il modo in cui i commuters vivono i loro trasferimenti quotidiani. E così alla violenza del crimine si va a sommare quella dei “vigilantes”, come John Rote l’altro ieri, che nel tentativo di scoraggiare un borseggiatore ha tirato fuori una pistola aprendo il fuoco. Il tutto su una pensilina di una subway stop a Manhattan, la New York dei turisti. “Vigilantes”, non come forza organizzata, ma come pendolari che nella borsa che si portano al lavoro vedono bene di mettere anche una pistola. Carica. Tanti Charles Bronson pronti a far fuoco sia per difendersi che per fare giustizia.

Quella giustizia che tutti vogliono e nessuno sembra sapere cosa sia. God Bless America!

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