MINNEAPOLIS – È un po’ che non scrivo, e non solo per un problema che mi affligge alle mani. È che si fa fatica a capire quel che sta succedendo. Perché qualcosa sta sempre succedendo anche se sfugge al nostro occhio e tutto sembra tacere.

Se pensiamo al clima sociale e politico dell’autunno scorso sembra che siano trascorsi un paio di secoli. Niente manifestazioni o sommosse per le vie delle città, niente dibattiti violenti sulle ingiustizie razziali e sociali, niente scontri al vetriolo sui canali televisivi, niente dichiarazioni (o azioni) di guerra o guerriglia come l’assalto al Capitol.



Forse che Joe Biden in due mesi ha miracolosamente pacificato il paese?

O forse, come dice l’ex president George W. Bush, “il Sistema” – come già avvenuto in passato – sta portando a compimento il suo processo di auto-digestione ruminando le dinamiche più indigeste della nostra convivenza civile, ed espellendone le tossine quasi in modo impercettibile affinché quel che è successo sia successo invano e tutto torni come prima?



Biden non ha fatto miracoli per il semplice motivo che non li può fare. Ha fatto qualche passettino con aria piuttosto spedita, approfittando anche della clemenza dei media che almeno fino ad ora lo hanno sostanzialmente risparmiato (tutto sommato anche i media della fazione repubblicana, probabilmente anche loro bisognosi di una pausa disintossicante).

Che passi ha fatto? Passi a suon di “Executive Orders”, cioè direttive indirizzate alla gestione di affari federali firmate da lui, dal presidente senza bisogno alcuno di approvazione da parte del Congresso. Congresso che potrà solo tentare di ostacolarne il percorso (senza praticamente mai farcela, anche perché, come in questo caso, il Congresso è dalla parte del Presidente). Solo un altro presidente avrà il potere di ribaltare le carte in tavola con un nuovo “Executive Order”. E Sleepy Joe con i suoi executive orders sta attaccando quelli di Trump. Biden in due mesi di questi ordini ne ha già firmati una cinquantina. A questo punto di marzo, quattro anni fa, Trump era arrivato a ventiquattro. Sono passi simili a quelli che il vecchio Joe ha fatto l’altro giorno sulla scaletta di Air Force One, l’aereo presidenziale. Presi bravamente di slancio ….con due inciampamenti ed un capitombolo…



Biden ha aperto le porte delle forze armate ai transgender (certamente non il provvedimento più urgente di questo mondo); ha firmato l’emissione di un nuovo, pesante “stimulus check” per dar fiato alle famiglie e possibilmente rianimare l’economia, rinfocolando timori di un approccio assistenzialistico, ha provato a spingere sull’acceleratore della distribuzione dei vaccini facendo promesse difficili da mantenere (tutti vaccinati entro maggio); ha ordinato il bombardamento in Siria di postazioni di milizia filo-iraniana come ritorsione per una un attacco avvenuto in Iraq riprendendo la strada dell’intervento militare (che Trump aveva abbandonato) per la difesa degli interessi americani; ha cominciato a smantellare le disposizioni anti-immigrazione erte dall’amministrazione Trump, lasciando nel caos i confini a sud del Texas con alcune migliaia di bambini “non accompagnati”, ammucchiati da giorni e giorni nelle poche strutture di accoglienza esistenti (dove per legge dovrebbero restare un massimo di 72 ore). E per quanto riguarda le altre promesse elettorali, si vedrà.

C’è da augurarsi che il clima di non belligeranza tenga, che il dialogo che sta dando timidi segni di risveglio nella vita quotidiana della gente comune riprenda vigoroso anche nella politica. E c’è anche da augurarsi che l’annunciato ritorno di Donald Trump ai social media con una piattaforma tutta sua non ci riporti a coltivare feroce inimicizia per chi non la pensa come noi.

Intanto, mentre scrivo, riprende a scorrere il sangue delle stragi senza senso che da sempre, quasi sistematicamente, segnano lo scorrere della vita quotidiana in questa terra. Oggi è Boulder, Colorado, nella quotidianità di un supermercato stravolta dagli spari. Stragi che portano allo scoperto quel dolore silenzioso e quella solitudine asfissiante che strozza l’esistenza di chissà quanti. Un “virus” diverso per combattere il quale non bastano né vaccini né restrizioni né un nuovo presidente. Ci vogliono uomini nuovi.

God Bless America!

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