MINNEAPOLIS – Avete presente le Midterm Elections? Quelle votazioni che si tengono a novembre ogni due anni per assegnare un terzo dei seggi senatoriali e tutti quelli della House of Representatives. Uno dei grandi fattori di equilibrio del sistema politico americano, una cartina di tornasole dei primi due anni di presidenza.



Non si vota per il presidente, ma si votano gli uomini che lo circondano: per sostenerlo o per combatterlo. Biden sta cercando di fare il giocoliere con una guerra di mezzo. Con una mano chiede al Congresso di approvare nuovi aiuti all’Ucraina (33 miliardi di dollari), e con l’altra cerca di non far precipitare la crisi.



Nessun segnale significativo di leadership, e sul piano interno nessuna mossa capace di addomesticare la crisi energetica e la contrazione dell’economia tutta. Tutto quel che sta succedendo non sarà colpa sua, ma sembra proprio di capire che a novembre Old Joe pagherà un prezzo salato per questa situazione che ne documenta l’intrinseca debolezza e la mancanza di qualsiasi slancio ideale. Del resto è tutto il partito democratico che boccheggia, a cominciare dalla vicepresidente Kamala Harris, che se non altro adesso che si è presa il Covid ha una valida scusa per risultare invisibile.

E i repubblicani? Per lo più seguono il consiglio di Confucio, seduti sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del nemico. Ma c’è un angolo del Paese dove sono in pieno corso “prove tecniche di potere”. Ron DeSantis, governatore repubblicano, sembra voler trasformare la Florida in un laboratorio della destra sulla gestione del potere. Badate che la Florida non è mai stata una terra smaccatamente “conservative”. È vero che tanti vanno a viverci quando è tempo di pensione (anche perché lì quasi non si pagano tasse), e che è pensare comune che chi è in età da pensione sia moderato e anche di più, ma l’età media è solo 42 anni (contro i 38 del resto del Paese). La Florida è uno degli Stati dove si è sempre lottato all’arma bianca per la conquista del voto. Pensate solo al duello ed a tutto l’ambaradan del “recount” tra George Bush e Al Gore nel 2000…



Cosa sta facendo DeSantis? Alcuni esempi: vietare nelle scuole elementari discussioni sull’orientamento sessuale, imporre parametri semi-rigidi per l’affronto in ambito educativo della questione razziale e per l’insegnamento della storia (perché come sappiamo un fatto è un fatto, ma non troveremo mai due persone che lo raccontano allo stesso modo), vietare l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza, ridisegnare alcuni distretti elettorali perché il partito possa beneficiarne. E da ultimo, privare la Disney (che in Florida è quasi padrona di casa) delle agevolazioni fiscali di cui ha sempre goduto. Perché? Presumibilmente per la posizione della mega azienda rispetto alla questione Lgbtq. In pratica una vendetta.

Va aggiunto che il governatore e la sua immagine non sembrano aver risentito del pesante fardello dei 75mila morti per Covid, vittime del virus anche attraverso una gestione “libertaria & privatista” (per non dire sommaria) della pandemia.

In altre parole in Florida i Repubblicani hanno il potere e lo fanno sapere a tutto il Paese. Fanno sapere “come farebbero se potessero”, creando, attraverso provvedimenti normativi, una sorta di “programma di rieducazione” o una “proposta culturale” che disegni la “Città ideale” del conservatorismo contemporaneo.

C’è chi la vede così e chi no. Il saldo attivo tra arrivi e partenze dallo Stato nel periodo 2020-2021 (saldo attivo di quasi 300mila abitanti) sembra dar ragione a DeSantis ed alla sua linea di condotta.

Ma dalla sponda opposta a quella del governatore riecheggiano parole preoccupate e decisamente pesanti come quelle di Bob Buckhorn, ex sindaco democratico di Tampa: “Trump ha dato voce a tutte le brutture ed ai demoni che vivono dentro gli americani”. DeSantis oggi come oggi tra queste voci rappresenta la più significativa e pragmatica. Tanto che c’è già chi se lo vede in lizza per la candidatura alle presidenziali del 2024, che Trump si ripresenti o meno.

Intanto aspettiamo il responso di novembre e preghiamo perché un miracolo fermi la guerra, perché i nostri governanti non sembrano intenzionati a farlo.

God Bless America!

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