Continua la protesta negli Stati Uniti. A Portland (Oregon) le madri fronteggiano i poliziotti in una protesta che va molto al di là del virus. Ecco perché non si ferma
La guerra o la guerriglia? Cosa succede nelle strade di Portland, Oregon, da 56 notti? Cosa ha scatenato la strage del coronavirus in quasi tutti gli Stati Uniti? Domande con mille risposte, no, migliaia, perché tutti ci stiamo chiedendo come e quando finirà questo pandemonio creato dalla pandemia nel mondo. Un’ulteriore domanda è: perché solo negli Stati Uniti questa protesta che non dà segni di fermarsi, con un presidente che minaccia di mandare le forze militari a Chicago e persino a New York?
I giornali di oggi lodano la East Coast del Nord che va dal Maryland al Maine, perché hanno imitato l’Europa per contenere il virus e ci sono riusciti. Ci raccontano che le proteste si stanno calmando nel paese e poi sono arrivati i militari federali, mandati dal presidente.
L’equilibrio fra i governi degli Stati e quello della Casa Bianca è da sempre delicato. L’equilibrio fra la frustrazione, e anche l’esasperazione, dei cittadini prima rinchiusi in casa per il coronavirus e poi attaccati in strada per le proteste scatenate dalla morte del famoso George Floyd – con gli ospedali non solo impreparati ma anche governati da un sistema sanitario selettivo – ha creato uno squilibrio sociale e legale senza precedenti.
Non si tratta della ennesima manifestazione contro il razzismo, che negli States ha una storia troppo buia e anche purtroppo continuamente presente, ma di qualcosa di molto più enorme e così profondo che esprimerlo in poche righe è qui impossibile.
In Usa, in queste terribili settimane lo Stato, il sistema tutto, da quello sanitario a quello sociale e politico, viene messo in questione da un popolo che ancora vuole credere nei valori più nobili della democrazia. Perché ci crede da sempre ed è forse così e anche più naturale per un paese centenario piuttosto che per uno millenario, come l’Italia che però, ironicamente, come nazione è ancora più giovane.
Quando ci raccontano che ora in piazza ci sono le Moms, le madri, contro i Feds, i militari, non si può non pensare e ricordare il ruolo di las abuelas de Plaza de Mayo in Argentina, scese in piazza negli anni settanta davanti alla Casa Rosada, come ora scendono le madri sulla strada di fronte alla Casa Bianca, e non solo. Non perché le circostanze esteriori siano simili – non c’è una dittatura militare che lancia dagli aerei i corpi degli oppositori nel cuore della notte per farli sparire – ma le ragioni interiori sono le stesse: cercano la giustizia.