MINNEAPOLIS – Alla mezzanotte di oggi (negli Usa, ndr), giovedì 11 maggio, si riaccenderà “la speranza” per migliaia e migliaia di esseri umani accalcati da mesi in tutta l’area di confine tra Texas e Messico.
Si dice “migliaia”, decine di migliaia e non si sa neanche bene cosa voglia dire, non si capisce, non ci si rende conto di cosa voglia dire perché i numeri è come se oscurassero i volti di chi è lì a sperare e tribolare, è come se rendessero tutto anonimo, impersonale, come se lavassero via con un colpo di spugna la drammaticità della situazione.
A mezzanotte decade quel provvedimento chiamato Titolo 42. Provvedimento firmato da Trump ai tempi della pandemia e sottoscritto da Biden. Un provvedimento che imponeva la chiusura totale del border, del confine. Chiuso l’accesso a tutti gli immigrati, ma certamente non interrotto il flusso verso il confine di uomini, donne e bambini spinti dal bisogno di vivere, dalla fame di vita, dalla speranza di un’esistenza con un briciolo di dignità. Se ne va la pandemia, e cosi se ne va il Titolo 42. Ma gli immigrati, dove vanno?
Nessuno li farà entrare. Gli shelters, le strutture di ospitalità, sono già pieni, incapaci di accogliere ancora più gente. In ogni caso la vita negli shelters è poco più che sopravvivenza. Ci sono 1.500 soldati appena inviati a presidiare quel lembo di terra tra Ciudad Juarez, l’ultima sponda dell’inferno, ed El Paso, la porta della promised land. Cosa faranno questi soldati per frenare lo tsunami di immigrati che presumibilmente si scatenerà allo scoccare della mezzanotte? La questione immigrazione è un problema universale, ma lo stridore che provoca in una terra come gli Stati Uniti, un Paese costruito da immigrati, è feroce.
Mi viene in mente quella statua che si erge all’ingresso del porto di New York. Se ne sta lì brandendo la fiaccola della libertà a dare il benvenuto a tutti coloro che dopo un lunghissimo viaggio si affacciavano dall’oceano sulla baia dell’Hudson… e mi viene in mente quel poema di Emma Lazarus ai piedi di quella Statue of Liberty, “the New Colossus”: “Brilla il benvenuto in tutto il mondo … Dammi i tuoi stanchi, i tuoi poveri, le tue masse accalcate desiderose di respirare libere, i miserabili rifiuti della tua spiaggia brulicante. Mandami questi, i senzatetto, tempestosi. Alzo la mia lampada accanto alla porta d’oro!”.
Noi, che abbiamo ricevuto tanto, siamo chiamati ad aprire quella porta che già ci è stata aperta.
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