MINNEAPOLIS – “Unprecedented”, ovvero senza precedenti. Mai successo prima nella storia, per quanto relativamente giovane, della democrazia americana.
Non mi metto a fare analisi politiche – di cui non sono capace – ma la racconto cosi come dal soggiorno di casa un americano qualunque può capirci di quel che è appena successo. Otto desperados, o meglio bounty killers repubblicani, orchestrano e portano a compimento l’estromissione di Kevin McCarthy, ormai “ex” Speaker della House of Representatives, lasciando così la Camera dei deputati in un caotico limbo senza leadership. Lasciando pure tutto il Paese in un generale stato di confusione a prescindere dalle distinzioni e simpatie partitiche. Che bene può fare al Paese assistere a questa sorta di fratricidio? Che si tifi repubblicano o democratico, veder cadere the second in line to succeed the President (il secondo in linea di successione al Presidente, subito dopo il Vicepresidente), mette addosso ancora più incertezza in tempi incerti e paludosi. 216 voti contro 210 ed il presidente della Camera è spazzato via.
Chi può far festa? La destra repubblicana certamente, artefice della manovra. La destra McCarthy non l’ha mai voluto. Troppo “ballerino” e troppo “morbido” a detta loro rispetto a tante cose, troppo disposto a dialogare col nemico. Per opportunismo, per ambizione, non certo per amore. Il manipolo di repubblicani “duri e puri” aveva fatto di tutto, con le unghie e con i denti, perché McCarthy non venisse eletto Speaker, ed ha continuato ad osteggiarlo in questi pochi mesi come neanche fosse il fratello di Nancy Pelosi. Il tutto fino all’altro giorno, quando – inaspettatamente per i più, e detto in parole povere per tutti – Kevin McCarthy di fronte alla crisi finanziaria del sistema federale ha scelto l’unica opzione sul tavolo per evitare lo shutdown, la paralisi del governo: contare sui voti democratici per approvare una risoluzione continuativa che desse respiro finanziario al Sistema federale fino a metà novembre.
Gli otto repubblicani assatanati non aspettavano altro: per stracciarsi le vesti e per lanciare a tutto vapore l’assalto finale allo Speaker. E così è andata.
E adesso chi raccoglie i cocci? I repubblicani, sbrindellati come non mai con l’inizio della battaglia intestina per la nomination presidenziale, perdono faccia e credibilità. I democratici, sostanzialmente incapaci di intendere e di volere, prendono una boccata d’ossigeno. Non per merito proprio, ma con l’aria che tira dalle loro parti va bene anche una vittoria su autogoal.
God Bless America!
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.