MINNEAPOLIS – “This was a rigged trial. It was a disgrace. The real verdict is going to be on November 5th by the people”. Un processo manipolato, una disgrazia. Il vero verdetto l’avremo il 5 novembre dalla gente.

Così Donald Trump dopo che una giuria popolare fatta di newyorkesi lo ha trovato colpevole rispetto a tutti i 34 capi di imputazione che lo hanno portato in tribunale per il caso dei soldi a Stormy Daniels. Macchia su macchia, falsificazione su falsificazione, denaro su denaro per coprire una serie di scandali che avrebbero potuto compromettere la candidatura e la vittoria nel 2016. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America un ex presidente si ritrova in queste condizioni con addosso il fardello di 34 crimini “certificati” da un tribunale. E diciamo pure che queste sono cose che non fanno piacere, anzi diciamo pure, che lo si ammetta o meno, sono fatti che generano un disagio profondo, un senso di insicurezza diffuso e accrescono la sfiducia nei confronti delle istituzioni in un Paese che certamente non ama le istituzioni governative.



Ma adesso cosa succede? In un certo senso ha ragione Trump quando dice che il vero verdetto l’avremo il 5 novembre sotto forma di risultato elettorale. Vedremo quanta America leggerà queste disavventure in chiave di martirio di un pretendente al trono molto amato da alcuni è molto odiato dagli altri e l’America che cercherà di scrollarsi di dosso una volta per tutte questa figura così invadente e ingombrante.



Ma certamente per ora Trump rimedia una legnata di cui avrebbe fatto volentieri a meno, una legnata le cui conseguenze sono difficili da immaginare, sia in chiave giudiziaria che politica. Perché Trump, è cosa certa, si appellerà e il processo si trascinerà chissà fino a quando. Ma soprattutto percorso giudiziario e percorso politico si incroceranno ed uno dei due metterà in sottordine l’altro. Quale?

Tra un candidato che rischia la galera ed un altro che rischia il ricovero in geriatria c’è chi continua a ragionare in termini di fantapolitica ipotizzando un repentino cambiamento dei candidati all’ultimo momento, quando si terranno i rispettivi congressi.



Chissà. Vediamo se l’America è ancora in grado di stupirci. God Bless America!

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