MINNEAPOLIS – Da quando nel ’96 venticinque di noi seguirono la croce di Gesù sul ponte di Brooklyn in una grigia ed uggiosa giornata di aprile newyorkese, è nata una tradizione nella tradizione: seguire quella croce, portandola nel cuore del mondo in cui viviamo, dove lavoriamo, nelle strade delle nostre città.
Vivere quel gesto di pietà cristiana che si ripete da un millennio ad ogni Venerdì Santo così come accadde a Nostro Signore su per le vie che da Gerusalemme portano al Golgota. Portare e seguire la croce attraverso le città. Città grandi o piccole, luoghi da cinema come i grattacieli ed i ponti di New York, il Mall of America di Washington DC, le strade di Chicago, l’immensità di Los Angeles… o cittadine perse “in the middle of nowhere”, nel mezzo del niente.
Come St. Cloud, Minnesota, 65mila anime, tanti laghi e cumuli di neve che resiste caparbiamente testarda alla primavera che vorrebbe farsi avanti come io resisto di fronte a quell’uomo appeso alla croce.
La croce è sempre quella, da duemila anni in ogni angolo del mondo. È la croce che ho conosciuto ed imparato a seguire da bambino a Pesaro, capendo quel che un bambino può capire; quella che ho dimenticato da adolescente, quella che ho ripreso a seguire negli anni milanesi dell’università, quella che ho ritrovato e riscoperto sul Brooklyn Bridge.
La stessa che ho seguito on Good Friday qui in Minnesota tra laghi ancora gelati e cumuli di neve. Duecento persone a camminare in silenzio, ad ascoltare le letture del Vangelo, le parole di Papa Francesco, di Milosz, di Péguy, di don Giussani.
Duecento persone inattese eppure presenti, come il sole anche lui inatteso ma grazie a Dio presente. E tra noi anche il vescovo. Tutti chiamati e raccolti da quella croce. Ed ecco che il “middle of nowhere” diventa il centro di tutto l’universo, il centro del cosmo e della storia.
Vorrei saperlo dire meglio, ma anche a St. Cloud la croce di Gesù cambia il mondo facendosi carico delle croci che ognuno di noi si porta addosso. Quella croce abbraccia e redime tutta la realtà, prepara la via a che tutto riacquisti valore, tutto possa ricominciare. Che la resurrezione strappi via da tutto la mancanza di significato. Persino i cumuli di neve a metà aprile cambiano volto.
Duecento persone come la neve di St. Cloud su cui cade da quella croce una goccia di sangue rosso vivo. Raccontavano anche a voi da bambini la leggenda del pettirosso che toglie una spina dal capo di Nostro Signore e riceve in petto il dono del suo sangue?
Con una goccia di quel sangue il “middle of nowhere” non esiste più.
Happy Easter!
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