Mentre la situazione dell’Ambasciata argentina a Caracas prosegue con la novità di un presunto salvacondotto concesso dal Venezuela ai sei dissidenti del regime di Maduro ospiti delle autorità diplomatiche Argentine, fatto che, come confermato dalla Cancelleria argentina, è accompagnato dalla concessione dello status di esiliati, il regime venezuelano martedì scorso ha presentato all’Assemblea nazionale, ovviamente controllata dal chavismo, un “Progetto di legge contro il fascismo, neofascismo e espressioni simili”, elaborato per ordine di Maduro stesso.
Il documento, presentato dalla vicepresidente esecutiva del regime, Delcy Rodríguez, comprende quattro capitoli e 30 articoli, e stabilisce “mezzi e meccanismi per preservare la convivenza pacifica, la tranquillità pubblica, l’esercizio democratico della volontà popolare, il riconoscimento della diversità, tolleranza e rispetto reciproco, di fronte agli attacchi fascisti”.
La funzionaria ha ricordato le proteste antigovernative avvenute nel 2014 e nel 2017, con morti e feriti, per le quali ha accusato “settori estremisti” che “successivamente hanno richiesto” un “blocco criminale” con l’obiettivo di provocare un “genocidio economico e sociale In Venezuela”.
Ha indicato che questi “settori estremisti” – riferendosi a membri e partiti della maggioranza dell’opposizione – hanno “apertamente ignorato le istituzioni”, e oggi intendono “attaccare il potere politico” del Venezuela, che terrà le elezioni presidenziali il 28 luglio…
Tra le “misure protettive contro il fascismo”, Rodríguez ha sottolineato il divieto di “diffusione di messaggi che giustifichino o promuovano la violenza come metodo di azione politica”.
Il disegno di legge prevede inoltre la creazione di una commissione contro il fascismo e di una rete internazionale di gruppi, movimenti e istituzioni impegnati nella lotta contro questa dottrina. Inoltre, prevede “sanzioni penali e amministrative per il mancato rispetto delle disposizioni di questa legge”, che non è stata dettagliata.
Le autorità hanno affermato di aver disattivato una serie di cospirazioni che miravano ad attaccare “gli alti dirigenti” del chavismo e a generare un “ambiente di violenza politica” in vista delle elezioni presidenziali. L’opposizione ha preso le distanze da queste accuse e ha affermato che Maduro cerca di perpetuarsi al potere. Di fatto, il regime ha squalificato María Corina Machado e non ha permesso alla sua sostituta, Corina Yoris, di competere.
Ora, non è difficile capire come l’approvazione di un decreto del genere, che costituisce pure un controllo sull’informazione anche attraverso i social network, impedirà di fatto all’opposizione di esistere perché di fatto sarà dichiarata terrorista. Si tratta quindi di una misura farsesca che di fatto isola sempre di più il regime al punto che, specie dopo la proibizione alla candidata Corinne Machado di partecipare alle elezioni presidenziali e pure quello della sua sostituta Corinna Yoris, anche due Stati finora sostenitori di Maduro come il Brasile e la Colombia si sono sfilati da questa funzione e ora a Maduro non è rimasto altro sostegno che quello, facilmente prevedibile visto le somiglianze di potere, sia di Cuba che, naturalmente, del Nicaragua.
Ora ci sarà da attendere la reazione degli Stati Uniti, che però pare in questo momento si stiano occupando (e molto seriamente) di quello che considerano un pericolo incombente sulla loro sicurezza e che, bisogna sottolinearlo, “scoprono” dopo quasi sette anni dalla sua creazione. Parliamo della base militare cinese situata nella regione argentina di Neuquen, in Patagonia, e costruita nell’aprile del 2018 su circa 240 ettari dopo un accordo con il Governo di Cristina Fernandez de Kirchner.
Come per il decreto venezuelano, anche qui entriamo nella metafisica, visto che la struttura appena descritta venne presa come un elemento creato per pure questioni legate all’astronomia: ma fin dalla sua fondazione la base (considerata territorio cinese per 50 anni) nascondeva, secondo molti osservatori, pesantissime ragioni militari, visto che fino a oggi ha permesso a Pechino, almeno da dichiarazioni Usa, di triangolarsi con altre basi situate nel suo territorio allo scopo, vista la sua estensione geografica, di poter controllare tutti i movimenti (ma non solo quelli) dei satelliti intorno alla nostra benamata Terra. Ma in queste ore un gruppo di circa 40 esperti sia scientifici che militari che a suo tempo visitarono la base, hanno dichiarato di non aver trovato prove sull’uso bellico della struttura. E difatti in questi giorni la comandante in capo dell’esercito statunitense per il Sud del mondo, Generale Laura Richardson ha fatto visita in Argentina chiedendo apertamente un’ispezione alla base, che però è stata rifiutata dal Governo cinese.
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