Mentre sulla situazione venezuelana pare sia calato di molto il volume mediatico, si apprendono dei particolari abbastanza inquietanti che parlano di fatti accaduti di recente che calano delle ombre sinistre su molte operazioni che sono state portate a termine spesso senza alcun clamore.

Anzitutto, ogni giorno appaiono Paesi che riconoscono a Gonzales Urrutia come Presidente regolarmente eletto e che dimostrano in modo sempre più evidente la burla delle ultime elezioni taroccate dal dittatore Nicolas Maduro e dall’intero fronte chavista.



Il “Presidente” e la sua corte di personaggi che lo aiutano a governare sparano dichiarazioni condendole non solo di minacce, ma anche di fatti letteralmente inventati, come tentativi di colpi di Stato messi in atto da truppe statunitensi nei quali vengono presentate come prove armi sequestrate che però sono più degne di appartenere a un museo che all’esercito più tecnologicamente fornito del pianeta.



Altro particolare, però questa volta agghiacciante, risiede in un’intervista rilasciata da Maduro nella quale, riferendosi a Urrutia, lo critica asserendo che gli dà una pena profonda che il candidato, che gli ha chiesto clemenza, non abbia più nulla da dichiarare, rifiutando la tesi che il suo oppositore sia stato forzato a firmare un documento “confidenziale” nel quale ammette il trionfo elettorale di Maduro stesso. È un atto divulgato dal chavismo giovedì scorso nel quale Urritia si impegna ad accettare la decisione della Corte Suprema che ha di fatto certificato la fraudolenta elezione di Maduro per il terzo mandato consecutivo.



Urrutia stesso ha risposto dalla Spagna che il documento gli è stato fatto firmare sotto minacce, per poter abbandonare il Paese: ma emerge un particolare di un’ipotesi lanciata da alcuni media spagnoli che risulta essere sconcertante visto che la lettera effettivamente esiste e che il candidato sarebbe stato costretto a firmarla all’interno dell’Ambasciata spagnola di Caracas, quindi, incredibilmente, nel territorio di una nazione che invece lo ha riconosciuto come Presidente regolarmente eletto. La cosa di per sé è metafisica, ma pare che la proposta a Maduro di questo atto sia venuta dall’ex Presidente spagnolo Zapatero, che poi successivamente abbia convinto il Primo ministro Sanchez a dare il suo ok a quella che è una vera e propria estorsione.<

A questo particolare, che però deve essere ancora ufficialmente confermato, si aggiunge il fatto che gli Stati Uniti, che non solo si erano uniti al gruppo di Paesi che nel mondo avevano denunciato la frode e riconosciuto il Presidente legalmente eletto da risultati dimostrati da cartelle elettorali, abbiano firmato un accordo importantissimo per l’acquisizione di una colossale quantità di petrolio proprio dalla Psva, l’impresa statale venezuelana.

Ora rimane da vedere come proseguirà l’ormai complicata e intricata situazione politica innescata da tutto quanto descritto da tempo, ma rimane un punto che abbiamo sempre fatto risaltare nei nostri articoli, e cioè di quanto la finanza e gli accordi economici alla fine prevalgano e in definitiva supportino questo potere dittatoriale che da 20 anni flagella il Venezuela.

In pratica tutti gli embarghi promossi e che avrebbero dovuto costringere l’attuale potere alle dimissioni si sono dimostrati acqua fresca che poi in definitiva le stesse nazioni promotrici hanno eluso: cosa che accade ormai da anni e che in un certo senso permette al dittatore caraibico di burlarsi di tutti a livello istituzionale e anche diplomatico: tanto alla fine il potere lo mantiene pur se la grande maggioranza degli abitanti del Venezuela si esprime contro di lui.

Film già visto, quindi, che con questi particolari citati rischia di prolungare la farsa di questo potere all’infinito: rimane solo la leader dell’opposizione, Maria Corinna Machado, a resistere nel Paese stesso e a invocare una solidarietà internazionale che però a quanto pare si muove a livello di comunicati, ma non incide per nulla sulla situazione reale.

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