MINNEAPOLIS – Sono arrivato a sedermi davanti alla televisione senza un briciolo di attrattiva verso questo secondo e ultimo dibattito presidenziale. Sinceramente mi aspettavo un luna park dismesso… Accendo egualmente la televisione perché capisco di doverlo guardare ‘sto dibattito, lo sento quasi come un dovere civico. Lo devo guardare anche perché – come tanti – ho ancora il ballot (la scheda elettorale) nel portacarte sulla scrivania. Ma l’attrattiva è quella che è. Dispiace, non è una bella cosa, ci si sarebbe potuti augurare di meglio, ma è così. Del resto i candidati sono quelli che sono: nessuno si aspetta che Biden faccia accendere le luci del luna park, e nessuno si aspetta che Trump offra qualcosa di diverso rispetto alle sue personalissime e abituali montagne russe.
Questo alla Belmont University di Nashville, Tennessee sarebbe dovuto essere il terzo round, ma il secondo, previsto per la settimana scorsa, era saltato perché Trump, convalescente dal coronavirus, si era rifiutato di affrontare Biden non di persona. Stasera si sarebbe dovuto giocare con nuove regole: microfoni spenti quando finisce il proprio turno, una specie di museruola mediatica per candidati indisciplinati dopo la baraonda dell’altra volta, ma in realtà così non è e Kristin Welker, la moderatrice di NBC News, tiene in mano più che decentemente le redini della sfida. E questa volta il dibattito c’è i candidati parlano, espongono i loro piani di battaglia, le differenze emergono.
Trump parte riuscendo a rimanere fermo e composto per tutta la prima parte del dibattito, sempre vigile, sempre self-confident avendo il notevole pregio di essere il primo a credere a ciò che dice, incluso quando racconta balle. Biden è Biden, l’uomo che non infiammerà neanche un fiammifero, ma che rappresenta l’unica alternativa a quattro nuovi anni di possibile strapotere del Presidente. Temi? Dal coronavirus alle interferenze di Paesi stranieri nella campagna elettorale, i presunti conflitti di interessi tra la vicepresidenza di Biden e gli affari privati del figlio in Ucraina, le misteriose dichiarazioni dei redditi e i conti correnti esteri di Trump, ObamaCare e sanità, disoccupazione, immigrazione, razzismo, depenalizzazione dei reati di droga.
Nessuno dei duellanti dice nulla di veramente nuovo, ma anche un ascoltatore un po’ distratto o scarsamente preparato riesce a capire che meglio o peggio che siano le sue proposte dei due su quel palco l’unico convincente è Trump. E non è questione di “verità”. Quante ce ne ha dette Trump rispetto al virus? Eppure basta un suo “Non possiamo chiuderci nello scantinato come fa Joe” per fargli conquistare tre quarti del palcoscenico… E nella sua mania di onnipotenza, parlando di rapporti razziali arriva persino a dire che “forse l’unico che ha fatto qualcosina più di me per la comunità di colore è stato Abraham Lincoln… forse”. Eppure in qualche modo è sempre lui a prevalere, mentre Old Joe un po’ alla volta sembra perdere energia.
Trump fiuta sangue e si fa più aggressivo, cioè smette di far finta di essere quel che non è insistendo con accanimento su un elemento tanto semplice quanto efficace: tu, Biden, sei stato Vicepresidente per otto anni e non hai fatto nessuna delle cose che stai promettendo di fare…
Certo, tutto quello che vien detto dall’uno e dall’altro andrebbe verificato, ed è quello che Fox News e CNN stanno facendo in questo momento dai loro canali televisivi. Solo che così come la si racconta come si vuole, la si verifica anche come si vuole… Chi ha preso soldi dalla Russia? Chi è stato capace di imbrigliare la Cina? E chi si è mosso più saggiamente con la Corea del Nord? Se eliminiamo l’ObamaCare avremo un sistema migliore liberandoci dal fantasma delle Medicina di Stato o avremo semplicemente altri 30 milioni di cittadini senza copertura sanitaria?
Indicativa la risposta dei due all’ultima domanda sulla leadership, su che cosa direbbero al Paese se in questo momento si trovassero a dare il loro “discorso inaugurale”. “Che il successo ci porterà a essere uniti”, dice Trump. “Che rappresento tutti voi, che la speranza prevarrà sulla paura e la scienza sulla fantasia”, replica Biden.
Allora cosa ci resta di questo ultimo duello? Quello che sapevamo: Trump è un non politico che rappresenta molto più di quel che è (ne parleremo nei giorni a venire) e mastica politica masticando gli avversari. Biden è quel che passa il convento dei Democratici, votabile solo se si ha in odio l’attuale Presidente, o si tema grandemente per il bene del Paese. Cosa che al momento, almeno secondo i sondaggi, sembra un fenomeno maggioritario.
Ma chissà! Quanti sono i cripto-elettori di Trump, quelli che non lo ammetterebbero mai ma nel segreto dell’urna lo voteranno, e quanti i sedicenti supporters di Biden che non andranno nemmeno a votare?