Nella serata di ieri (alle 3 del mattino ora italiana) si è tenuto ad Atlanta il primo dei due grandi dibattiti tra i due più importanti candidati alle presidenziali Usa. Il terzo candidato, l'”incomodo” Ted Kennedy, non è stato ammesso al confronto. 90 minuti di confronto acceso, moderato da due giornalisti che a fatica han trattenuto l’esuberanza di Trump, ospitato negli studi di Atlanta della CNN, senza pubblico ma anche senza appunti, schemi o possibilità per i due candidati di consultare i propri team.
Joe Biden si è preparato in maniera maniacale: ha cancellato quasi tutti gli appuntamenti dell’ultima settimana, ritirandosi a Camp David con i propri principali consiglieri per prepararsi al dibattito. Scopo principale era dimostrare che gli attacchi repubblicani sulla sua età e sulle sue capacità cognitive sono infondati; diciamolo subito, non ci è riuscito. È sicuramente stato più attento nel rispondere alle domande dei moderatori rispetto al suo avversario e ha contrattaccato sui temi cari al mondo democratico: il diritto all’aborto, l’ambiguità di Trump sui fatti del 6 gennaio, il suo presunto mancato riconoscimento dei risultati elettorali di 4 anni fa, ma in almeno un paio di occasioni ha fatto confusione nelle risposte, ha esitato e non è riuscito a completare alcune frasi, infine, la sua voce è parsa spesso debole e fioca, non rassicurante. Dopo una risposta confusa sull’immigrazione Trump ha semplicemente reagito “non so cosa abbia detto e credo non lo sappia nemmeno lui”.
Trump viceversa non si è particolarmente preparato, dichiarando che la sua preparazione al dibattito sarebbero stati i numerosi comizi tenuti negli ultimi giorni, dove è apparso in forma e sempre in grado di muovere grandi folle. Nelle ultime settimane si è molto impegnato anche nella raccolta fondi, incontrando sia i grandi donatori storici del partito repubblicano (soprattutto nei settori industriali, oil & gas e finanziario) che diversi imprenditori delle nuove tecnologie, preoccupati per il possibile arrivo di nuove imposte federali: il risultato è che negli ultimi due mesi i finanziamenti raccolti dalla campagna di Trump hanno superato quella di Biden; a luglio saranno pubblicati i bilanci e vedremo di quanto.
Durante il dibattito aveva il compito più difficile: rassicurare il proprio elettorato (uomini bianchi, gruppi religiosi, elettori delle aree rurali) e portarlo in massa al voto, ma anche guadagnare consenso tra gli uomini afroamericani e ispanici, tra le donne della middle-class e tra i repubblicani moderati.
L’ex Presidente ha dominato con il suo stile aggressivo il dibattito, andando all’attacco sull’immigrazione, evidenziandola come la cosa peggiore per gli afroamericani e sottolineando i rischi dell’arrivo di milioni di immigrati illegali, che “stanno prendendo i lavori dei neri”, sia per la sicurezza che per lo stato sociale. Donald Trump si è svicolato, in maniera a volte plateale, dalle domande più scomode, ad esempio quelle sul mancato riconoscimento dei risultati delle scorse elezioni o sull’aborto, e in generale ha usato il tempo a disposizione più per tenere un comizio che per rispondere alle domande dei moderatori, che non sono stati in grado di gestire adeguatamente il dibattito. Ha attaccato sull’inflazione, che ha ridotto enormemente il potere d’acquisto della classe media vanificando i buoni risultati economici complessivi ottenuti dagli Stati Uniti e ha criticato Biden per non aver messo un freno al deficit e per non aver fatto abbastanza per contrastare la politica aggressiva cinese, temi cari ai repubblicani storici.
I sondaggi pubblicati subito prima del dibattito davano i due principali candidati praticamente appaiati nel voto generale con un leggero vantaggio da parte di Trump nei tre Stati chiave: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin: quelli che una volta erano fortino dell’America operaia, bianca, sindacalizzata, che votava democratico, ora sono Stati fortemente in bilico, che 8 anni fa hanno regalato la presidenza al tycoon. Al candidato repubblicano basta vincere in uno dei tre per aggiudicarsi la presidenza. Gli istant-poll fatti dalla CNN danno la vittoria del dibattito all’ex Presidente (67% contro 33%) e segnano come il 57% di chi ha visto il dibattito non è convinto delle capacità del Presidente Biden di governare per altri 4 anni.
Ora la preoccupazione in campo democratico è forte: se in privato numerosi deputati, governatori ed esponenti del partito già esprimevano preoccupazione sulle condizioni del Presidente ora la stampa liberal parla apertamente di Biden “affaticato” (NY Times e Washington Post), “fritto” (Politico) e di “brutta performance” del Presidente (CNN). Diversi commentatori filodemocratici sottolineano la necessità di trovare un possibile sostituto entro la convention di fine luglio, ma altri ricordano come Biden abbia stravinto le primarie dem e come la Vicepresidente Kamala Harris, che avrebbe potuto diventare l’erede del Presidente, non sia particolarmente amata né tra i democratici moderati né tra quelli più liberal: trovare una sostituzione last minute è un’impresa quasi impossibile, ma la politica Usa ci ha abituati a colpi di scena davvero imprevedibili.
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