Coloro che abbiano fatto dichiarazioni dei redditi oppure IRAP mendaci o errate, potrebbero incorrere in sanzioni fiscali. Ma quanto ammontano queste sanzioni? Le sanzioni variano dal 90% al 180% dell’imposta maggiore o della differenza di credito, con una sanzione minima di 200 euro, che possono aumentare del 50% in caso di violazioni gravi.



Dichiarazione dei redditi infedele: sanzioni fino al 270%

Non sempre coloro che fanno dichiarazioni dei redditi non conformi alla realtà, sono in cattiva fede. Potrebbe capitare a tutti dunque di analizzare male i propri dati e incorrere in errore, ma è bene sapere che qualsiasi errore si paga attraverso sanzioni fiscali. Tutti gli elementi che vengono indicati in modo errato rispetto alla realtà, sono soggetti a sanzioni amministrative molto salate. È quanto è stabilito dalla legge sui reati tributari, all’articolo 4 del decreto legislativo 74/2000, che considera “infedele” la dichiarazione che coinvolge i redditi, IVA e l’Irap.



  • In questi casi, una volta accertato che il contribuente abbia sottostimato le rendite passive, con l’obiettivo di evadere le imposte, la sanzione può andare dal 90 % al 180% dell’imposta maggiore oppure della differenza di credito. La sanzione minima è di 200 euro.
  • Quando il contribuente tenta di evadere le tasse attraverso operazioni inesistenti, artifici o raggiri, condotte simulatorie o fraudolente le sanzioni aumentano del 50% variando così dal 135% al 270% dell’imposta maggiore o della differenza di credito.
  • Se invece lo occultamento dei redditi concerne quelli generati all’estero la sanzione è del 120%.

Dichiarazione dei redditi infedele: come evitare sanzioni eccessive

Per evitare questo genere di sanzioni è necessario effettuare una dichiarazione integrativa entro 90 giorni dalla scadenza del termine ordinatorio stabilito per la dichiarazione altrimenti è possibile usufruire del ravvedimento operoso, che consenta una riduzione delle sanzioni in entrambi i casi.



Il ravvedimento operoso si applicano soltanto nei casi in cui il contribuente effettua in maniera fraudolenta l’occultamento dei redditi, ma anche nel caso in cui un contribuente genera casualmente un errore.

In tutti i casi, oltre allo sconto sulle sanzioni applicato con il ravvedimento operoso sulla base delle entità dell’omissione o dell’errore e della tempestività della correzione dello stesso, esistono anche altri tipi di riduzioni delle sanzioni.

Ad esempio, se la maggiore imposta o il minore credito risultano inferiori al 3% dell’imposta del credito dichiarato, in questo caso se sono comunque inferiore a 30 mila euro le sanzioni previste possono essere ridotte di un terzo. La riduzione di un terzo viene però applicata solo in caso di errore e non in caso di omissione fraudolenta.

In tutti i casi in cui la violazione non causi danni all’erario, può essere applicata una sanzione fissa fino a 250 euro.

Dal momento che le sanzioni funzionano in questo modo e, in tutti i casi, danneggiano il contribuente dal punto di vista economico, conviene effettuare il ravvedimento operoso autonomamente e non aspettare o tacere nel tentativo che il fisco non si accorga dell’errore.