È evidente che, in una situazione emergenziale come quella connessa al Coronavirus e alla pandemia da esso derivata, nascano disquisizioni scientifiche in merito al trattamento più efficace da adottare e si facciano largo, ogni giorno nuove ipotesi, anche se, a onor del vero, quella del professor Didier Raoult, esperto francese di malattie infettive, viene ribadita dallo stesso a gran voce da qualche tempo: “La clorochina uccide il Coronavirus”. Un’affermazione che è stata messa in dubbio da molti esponenti della comunità scientifica, che ritiene che questo medicinale causi l’infarto. Una tesi supportata da uno studio condotto in Brasile, dove su alcuni pazienti ospedalizzati sono stati prescritti 450 milligrammi di clorochina due volte al giorno per cinque giorni, mentre ad altri sono stati prescritti 600 milligrammi per 10 giorni. Ebbene, entro tre giorni i ricercatori hanno iniziato a rilevare aritmie cardiache nei pazienti che assumevano il dosaggio più elevato e, al sesto giorno di trattamento, 11 pazienti erano deceduti, portando alla conclusione immediata del segmento ad alto dosaggio dello studio.
DIDIER RAOULT: “CLOROCHINA E AZITROMICINA ANNIENTANO IL COVID-19”
Il professor Didier Raoult, intervistato da “Le Iene”, ha menzionato uno studio cinese, validato peraltro dagli esponenti governativi, che sostiene che con 500 milligrammi di clorochina al giorno per dieci giorni si registra nei pazienti un miglioramento spettacolare. “Sono stato il primo a utilizzare l’idrossiclorochina per trattare le malattie infettive acute e, dunque, ho un’enorme esperienza collegata alla somministrazione di questo medicinale – ha affermato Raoult –. Visto che la concentrazione di clorochina per stoppare lo sviluppo del virus in laboratorio è la stessa concentrazione delle dosi che noi utilizziamo per curare i malati, è logico utilizzare questo trattamento, dal momento che se ne conosce la sicurezza”. Il professor Raoult, considerata l’assenza di alternative credibili, ha sottolineato come sia preferibile adottare la strada della cura a base di clorochina, se possibile combinata con azitromicina: nei tre studi da lui condotti e basati sulla somministrazione congiunta dei due farmaci, i pazienti sono tutti guariti in sei giorni. Il dottore ha inoltre consigliato di seguire il modello della Corea del Sud, con tamponi eseguiti a tutti, malati e non, e meno confinamento sociale: “La quarantena è stata fatta l’ultima volta nel XV-XVI secolo per il colera a Marsiglia, e, vi assicuro, non ha funzionato. Italia, Francia e Spagna non sono esempi da seguire“.