Diego Abatantuono ama la Lombardia e la bella Milano che, in un’intervista rilasciata al Corriere, definisce casa, sottolineandone l’allegria. Di questa città l’attore vorrebbe preservarne le radici e le bellezze, a partire dal dialetto. “A casa mia si è sempre parlato milanese. – ha infatti esordito, spiegando con rammarico che – Oggi i negozi che erano il teatro del dialetto sono spariti quasi tutti. Rischiamo di perdere un patrimonio. So che molti sono d’accordo con me. Bisogna fare di più per far rivivere il dialetto. Rappresenta le nostre radici”.
Quella della sua infanzia era invece una Milano che “assomigliava davvero a Parigi. I suoi viali erano magnifici boulevard.”, ricorda l’attore. Non era impossibile trovare parcheggio, si andava a piedi, in bicicletta e si ammiravano paesaggi disparati. “Oggi se fai una passeggiata incontri solo cantieri e piste ciclabili. – tuona Abatantuono – Intendiamoci: cantieri e piste ciclabili sono cose importanti, ma…”.
Diego Abatantuono e il problema del clima: “Rischia di travolgerci”
C’è oggi, per Diego Abatantuono, un tema importante che è quello della natura, del cambiamento climatico, quindi, dell’ambiente. “Con il Covid abbiamo messo a bagnomaria un problema globale che rischia di travolgerci: il clima, la devastazione dell’ambiente e le sue conseguenze, tra cui gli incendi estivi.”, ha fatto presente l’attore, ricordando che “Milano si è data da tempo una missione verde. Dobbiamo fare di più: ed è già tardi. Un’idea: ognuno, nel suo piccolo, pianta un albero e sopra viene impresso il suo nome”.
D’altronde, come dicevamo in apertura, per Abatantuono Milano è una città allegra: “Non ho mai visto Milano triste. Alberto Sordi da romano raccontava una città con il magun e il nebiun. La Milano che ricordo io era allegra, solidale, per niente musona. Stretta intorno al derby nella sua duplice accezione.”, ha ricordato.