Diego Abatantuono, l’inizio di una straordinaria carriera

Diego Abatantuono rappresenta uno dei nomi più importanti del cinema italiano. La sua comicità ha conquistato tutti da anni e a Natale è pronto a fare compagnia agli italiani con il film “A Natale mi sposo” che sarà visibile in tutte le sale italiane. Eppure, riavvolgendo il nastro dei ricordi, Abatantuono, in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del settimanale Chi nel numero in edicola da mercoledì 13 dicembre, svela che non avrebbe mai pensato di poter, un giorno, fare l’attore. Tutto ha avuto inizio al Dertby, locale storico di Milano dove si esibivano nomi come Jannacci, Cochi e Renato, i Gatti di Vicolo Miracoli.



“Non pensavo neanche di fare l’attore, curavo le luci del locale” – racconta. “Sono entrato che avevo 15 anni perché non mi piaceva studiare. Quando vivi un momento non sai cosa succederà dopo. Per me era un posto straordinario perché potevo vedere gente come Paolo Villaggio, i Gufi, Boldi”. La svolta arrivò quando lo zio gli chiese di fare il direttore artistico: “Avevo 20 anni, conoscevo tutti i cabarettisti italiani. Mi chiese di ringiovanire il cast […] Io mi sono trovato in scena, poi mi sono scritto uno spettacolo e ho visto che andava bene, sono passato ai teatri e si è sparsa la voce. Così mi hanno proposto il cinema”, racconta.

Diego Abatantuono e il rapporto con Pupi Avati

Comico, ma anche attore drammatico. A credere in Diego Abatantuono come attore drammatico fu Pupi Avati che lo chiamò per il film Regalo di Natale nel 1986, periodo in cui stava per chiudere con il cinema. “Ho ringraziato così tanto Pupi in questi anni che adesso siamo pari“, racconta l’attore.

“Venivo da due anni nei quali avevo realizzato dodici film con il personaggio del terrunciello e dovevo cambiare per non finire a fare quello tutta la vita. Se non mi avesse chiamato Pupi Avati, magari mi avrebbe chiamato qualcun altro”, conclude.