Diego Abatantuono intervistato da Vanity Fair ha parlato di aspetti anche inediti della sua vita. “La felicità? Non basta il colpo di culo. Va cercata, capita”, racconta senza mezzi termini. Tra un ciak e un altro, l’attore si diletta nella lettura approfondita di Seneca, per capire cosa sia realmente la felicità, come inseguirla e poterla conquistare nel miglior modo possibile. Un’idea, nel frattempo, pare essersela fatta e la condivide con i lettori della celebre rivista. “Ci sono tanti concetti di felicità: quello dell’infanzia, del sabato, dei preliminari. Io sono un ghiottone in tutto, un esagerato. Uno che pensa sempre al dopo, a come mantenere ciò che ha raggiunto. Felicità invece è essere contento anche mentre fai le cose, mentre lavori, prendendo tutto con la giusta leggerezza”, spiega. Non tutti i colleghi sul set, condividono questo suo pensiero. Ed infatti, dietro la macchina da presa, in attesa di potere girare delle scene, gli è capitato – anche più di una volta, di vivere esperienza decisamente poco rilassanti e amichevoli.



Diego Abatantuono, i retroscena sul set e il suo ruolo di nonno

Diego Abatantuono non fa nomi quando parla di colleghi poco “conviviali” sul set. Nonostante questo, racconta cosa gli è capitato di vivere delle volte, nel corso della sua gloriosa carriera.  “La cupezza non fa diventare bello un film. Ci sono dei set di paura, su sui si sente bisbigliare: ‘È arrivato il regista, silenzio assoluto’. ‘C’è quell’attore che si sta concentrando, che non voli una mosca’. Set dove si è convinti che il lavoro che si sta facendo rivoluzionerà la storia. Nessun film è capace di cambiare il mondo. In cinema è meglio farlo con allegria: non siamo mica cardiochirurghi che salvano vite”. Successivamente, l’attore svela anche quanto sia un nonno amorevole. La sua felicità infatti, passa proprio attraverso quella dei suoi nipoti: “Avendo figli e nipotine mi preoccupo del loro futuro. Sono anni che parlo di ecologia, di riscaldamento del pianeta, e oggi il problema è diventato davvero drammatico. Eppure, è come se chi ci governa non avesse famiglia: se sei genitore, la tua felicità può consistere nel possedere cose che non riuscirai a far godere a chi viene dopo di te?”.

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