Verissimo, Diego Armando Maradona Jr lancia accuse choc: “Mio padre ce l’hanno ammazzato”

Ospite oggi a Verissimo, Diego Armando Maradona Junior, è intervenuto per parlare della morte del padre Diego Armando Maradona. Innanzitutto il giovane ha ammesso: “Il mio più grande rimpianto è che non ha potuto conoscere mia figlia India. Io non l’ho accettata, non credo che lo accetterò mai, perché non credo che era il momento ne è stato giusto vederlo morire così. Non è stato giusto che io non sono potuto andare in Argentina…” “Perché eri ricoverato per il Covid” ha spiegato Silvia Toffanin.



E subito dopo Diego Armando Maradona Junior si è spinto oltre e a Verissimo ha fatto delle rivelazioni choc: “Che idea mi sono fatto della morte di mio padre? È complicato poterlo dire, c’è una inchiesta aperta e noi come figli abbiamo grande fiducia nella giustizia argentina ma non siamo convinti che lui non doveva morire così. A noi ce l’hanno ammazzato, di questo sicuro di potertelo dire. Chi non è compito mio in questo momento dirlo, io ho un idea ma la conservo per me ma sono sicuro che papà poteva salvarsi.” Incalzato da Silvia Toffanin, ha specificato in seguito: Ucciso nel senso che l’hanno lasciato al suo destino quando invece si poteva fare qualcosa.” (Agg di Liliana Morreale)



Chi è stato Diego Armando Maradona e com’è morto uno dei tre calciatori più forti della storia del calcio e di cui lo scorso novembre ricorreva il terzo anniversario dalla sua prematura scomparsa? Questo pomeriggio, nel salotto televisivo di “Verissimo”, sarà per la prima volta ospite del talk show in onda su Canale 5 il figlio Diego Armando Junior che, in esclusiva, parlerà del padre con la padrona di casa, Silvia Toffanin, aprendo lo scrigno dei ricordi e offrendo la sua personale ‘versione’ dell’ex Pibe de Oro. E, in attesa di scoprire cosa racconterà il 37enne originario proprio di Napoli e con un passato nel mondo del calcio -seppure nelle serie minori- ripercorriamo l’avventurosa e tormentata vita e carriera di Maradona, tra momenti di gloria, rovinose cadute e rinascite.



Nato a Lanus nell’ottobre del 1960, il giovane Diego Armando Maradona aveva cominciato la sua ventennale e fortunata carriera calcistica nelle fila dell’Argentinos Juniors, militando nelle selezioni giovanili e poi in prima squadra prima di approdare al Boca Juniors nel 1981, uno dei due club, assieme al River Plate, più celebri in Argentina: basterà un solo anno a quel calciatore di appena 165 e i riccioli neri per stregare diverse società europee, tra cui il Barcellona che nel 1982 lo ingaggerà e dove, nonostante un grave infortunio alla caviglia, mostrerà di stare a suo agio nell’élite pallonara del Vecchio Continente. Il suo passaggio record al Napoli nel 1984 per 13 miliardi e mezzo di euro, la saga del suo trasferimento, e l’impronta tangibile di Diego nei primi due storici scudetti dei partenopei sono storia nota (1987-1990) senza dimenticare la conquista di una Coppa UEFA nel 19889 quando la competizione ospitava le più forti formazioni d’Europa.

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Poi, dopo lo sfortunato Mondiale del 1990 (perso in finale in Italia davanti a metà Paese che tifava per lui) e la squalifica per doping l’anno successivo -senza contare i problemi con la droga che si trascinava da tempo- cominciava il declino di Maradona che pure giocò ancora un anno a Siviglia (’93-’94), prima di tornare in patria e chiudere la carriera prima nel Newell’s Old Boys e poi ancora nel Boca Juniors. La carriera in Nazionale parla da sola e prima di essere raggiunto nel 2022 dal suo erede designato, Leo Messi, quale uomo della provvidenza per l’Albiceleste, el Diego aveva conquistato il secondo titolo mondiale per l’Argentina nello storico Mondiale di Messico ’86, tra reti di mano (“la mano di Dio”) all’Inghilterra e, nella stessa gara, la rete celebrata da molti come la più bella della storia (“il gol del secolo”) del calcio dribblando ogni avversario, portiere compreso, che gli si parava incontro.

Meno fortunata fu la sua carriera da allenatore, tra Emirati Arabi, la sua Argentina (chiuse nel Gimnasia La Plata un anno prima della morte) e col picco della nomina a ct della sua Seleccion che condusse fino ai quarti del Mondiale 2010 in Sudafrica dove viene eliminato dalla ‘solita’ Germania, sua nemesi, ed esonerato. Gli ultimi anni vedono anche aggravarsi i preesistenti problemi di salute, oltre al sovrappeso evidente: el Pibe de Oro è morto il 25 novembre del 2020 a Tigre, pochi giorni dopo aver compiuto 60 anni; dopo un ricovero in clinica, Maradona aveva subito una delicata operazione al cervello per la rimozione di un ematoma e in seguito, dopo il ritorno a casa, gli fu fatale un edema polmonate acuto conseguente l’insufficienza cardiaca; ad aprile 2023 otto persone, tra medici e personale, sono state rinviate a giudizio per la sua morte, accusate di aver agito in modo “sconsiderato e carente”. Oggi il calciatore riposa nella tomba di famiglia a Buenos Aires e per valutare quale sia stato il suo impatto sul mondo del calcio e sulla cultura di massa servirebbe un libro. Basti ricordare una fulminante descrizione dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: “Diego era un angelo sporco, un santo canaglia, lo specchio del mondo che rappresentava”.