Diego Matheuz è il direttore d’orchestra de L’Aida, l’opera di Giuseppe Verdi che conclude il ciclo degli appuntamenti “La grande opera all’Arena di Verona” trasmesso in prima serata su Rai3. Un palcoscenico prestigioso ed importantissimo per il direttore d’orchestra e violinista venezuelano che, intervistato dalle pagine de ilbassoadige.it ha raccontato tutta la sua grande emozione nel poter dirigere l’Aida all’Arena di Verona. “Poter debuttare con Aida nel tempio dell’Aida è un grandissimo onore. Avere questa possibilità, in questo periodo così difficile per tutti che comincia ad aprirsi, e dare un po’ di bellezza e speranza con Aida è una grande gioia. Per un direttore giovane come me, poter debuttare con Aida in Arena è il massimo” – ha detto il maestro che ha aggiunto – “con l’orchestra abbiamo avuto pochissime prove, ma è molto, molto buona. Comunque, tutti, orchestra, coro, cantanti, sono molto collaborativi e aperti. Anzi, direi che sono più bravi di me. Del resto, conoscono Aida più di ogni altro teatro. Rapporti umani meravigliosi”.

Diego Matheuz, il direttore d’orchestra: “vorrei dirigere la Carmen”

La carriera di Diego Matheuz è cominciata come violinista, ma nel tempo è passato a dirigere l’orchestra; un passaggio non semplice quello del maestro che ha raccontato: “ho cominciato col violoncello. Poi, sono passato al violino e ho continuato a suonare il violino. Sono stato spalla per molti anni, poi ho cominciato a dirigere l’orchestra e ho dovuto smettere di suonare per problemi di tempo. Avevo cominciato a viaggiare tantissimo e non potevo rimanere in orchestra, anche se mi piaceva moltissimo, perché ho imparato molto. Suonare in orchestra è importante anche per la carriera di un direttore, perché capisce meglio le varie parti”. Oltre all’Arena di Verona, Diego Matheuz ha diretto anche in uno dei teatri più famosi al mondo: la Fenice di Venezia. “È stata la più grande scuola di tutto: di vita, di musica… Ho imparato tantissimo” – ha detto il maestro che ha proseguito dicendo – “una delle più importanti esperienze, anche se molto difficile per me. A quel tempo, avevo 26-27 anni: arriva un ragazzino del terzo mondo a dirigere l’opera dove è nata a dei musicisti italiani. Sono stato quattro anni molto impegnativi, ma è stato bellissimo”. Infine parlando dei progetti futuri e delle opere che vorrebbe dirigere ha rivelato: “ho studiato tantissimo Carmen, perché era in programma al Metropolitan, ma tutto si è fermato con la pandemia. L’ho veramente studiata tanto”