È una storia drammatica quella di Diego Riviera, giovane promessa del calcio che, a soli 16 anni, perse la vita a seguito di un malore che lo colpì proprio durante un incontro. Era l’8 dicembre 2009 e l’adolescente aveva appena segnato il suo primo gol con la divisa del Monte Cremasco, per poi accasciarsi a terra subito dopo i festeggiamenti e spegnersi 72 ore più tardi all’ospedale “San Raffaele” di Milano. Successivamente alla tragedia, emerse che il giovane soffriva di miocardite e il mancato utilizzo del defibrillatore nelle fasi di soccorso fece discutere.



Sulle colonne del “Corriere della Sera”, la mamma di Diego Riviera, la 57enne Cinzia Brescianini, ha ricordato il dolore che la colpì e che da tredici anni porta con sé: “Quella mattina ero a casa. Il telefono all’improvviso era impazzito: messaggi, telefonate. Mi mancava il respiro. Diego era straordinario. La vita di mio figlio si sarebbe potuta salvare con un corretto intervento e l’utilizzo di un defibrillatore che l’impianto sportivo non aveva. Allora mi sono ripromessa di fare tutto il possibile affinché ciò non accadesse più”. Cosa? Sensibilizzare gli sportivi e le famiglie, sostenere corsi di rianimazione cardiopolmonare e donare defibrillatori a più non posso.



DIEGO RIVIERA, LA MAMMA CINZIA BRESCIANINI: “CONTINUERÒ A LOTTARE PER MANTENERE VIVO IL SUO RICORDO”

Nel 2011, Cinzia Brescianini ha fondato l’associazione “Diego Riviera”, che in 11 anni di attività, in tutta la Lombardia, ma anche in Sardegna e Calabria, ha donato oltre 80 macchinari a oratori, scuole, squadre, privati e formato oltre 3mila persone. Al “Corriere della Sera” ha evidenziato: “Continuerò a lottare per mantenere vivo il ricordo di Diego, il mio unico figlio. La sua morte è stata una tragedia immensa. Ma dalla sua scomparsa sono riuscita a trovare un senso grazie all’impegno con l’associazione”.



Proprio uno di questi macchinari donati agli impianti sportivi ha consentito nel 2019 di salvare la vita a un dirigente della squadra di Rivolta d’Adda, colpito da un arresto cardiaco a bordo campo. “Il senso di tutta la nostra attività è proprio questo: salvare più vite possibile”, ha commentato Cinzia Brescianini, secondo cui la morte del figlio Diego Riviera si sarebbe potuta evitare, dato che pochi mesi prima i medici avevano autorizzato la ripresa dell’attività sportiva agonistica, nonostante avessero diagnosticato al ragazzo una miocardite. La Corte d’Appello, però, aveva ritenuto i dottori non colpevoli: “Il tribunale che ha valutato il caso in primo grado, aveva riconosciuto varie omissioni da parte dei medici. Poi tutto è caduto in Appello. Mi sento vittima di ingiustizia. Per me è stato omicidio colposo. Mio figlio non me lo restituirà più nessuno, ma io continuerò a cercare la verità. La morte di Diego non può non avere colpevoli”.